Licenziato perché noioso fa causa all’azienda. La questione finisce in Cassazione e ora l’impresa è tenuta a versargli 3 mila euro a titolo di risarcimento. I fatti risalgono al 2015, ma l’ex dipendente ha scelto di restare anonimo. La sua colpa che avrebbe portato al licenziamento sarebbe stata il fatto di non accettare ripetutamente gli inviti dei colleghi a uscire insieme dopo il lavoro. Per l’azienda, la questione si sarebbe tradotta con un licenziamento per violazione della politica aziendale. L’uomo ha così fatto causa all’impresa. Infatti, il dipendente avrebbe dimostrato «inadeguatezza professionale» secondo i suoi documenti di licenziamento.
Cassazione, licenziato perché noioso: vince la causa contro l’azienda
Secondo la Suprema Corte, il dipendente aveva tutto il diritto di rifiutarsi. «(…) l’uomo aveva il diritto di rifiutarsi alle feste aziendali e alle uscite nei pub come tutela della sua vita privata» ha spiegato la Cassazione, che ha valutato per l’uomo un risarcimento di 3.000 euro. Potrebbe anche non essere l’unico. Infatti, secondo la Corte, l’azienda avrebbe portato avanti «pratiche umilianti e invadenti in materia di privacy come obbligo di condividere il letto con i colleghi durante i seminari e uso di soprannomi dispregiativi tra dipendenti».

L’ex dipendente aveva chiesto un secondo risarcimento, di 400 mila euro. La sentenza è stata pronunciata la scorsa settimana, ma la notizia è arrivata solo ieri, il 24 novembre.
Per l’azienda era contro la politica dell’impresa
L’azienda aveva spiegato di avere uno stile divertente nell’impresa e che stimolava il team building invitando i dipendenti a organizzare delle attività insieme e a socializzare anche fuori dall’orario di lavoro per ottenere un maggior affiatamento all’interno dell’azienda.

Il dipendente si era sempre rifiutato e questo per i suoi capi avrebbe significato una violazione di questa pratica aziendale. Da qui, la volontà di procedere con il licenziamento. L’ex dipendente ha chiesto quindi il risarcimento.