Sally Rooney, Rachel Cusk, Ottessa Moshfegh, Candice Carty-Williams. Sono alcuni dei nomi che, da un anno a questa parte, dominano le classifiche della narrativa internazionale. Capaci di catturare lo spirito di una generazione e di tradurlo in maniera semplice e profonda, nel 2020 le scrittrici hanno fatto incetta di premi e ristampe, ottenendo il plauso di un pubblico sempre più ampio.
Classifiche rosa
Secondo gli ultimi dati raccolti da The Bookseller e riportati dal Guardian, 629 titoli sui 1000 entrati nella classifica dei best-seller sono stati scritti da donne. Nella categoria della narrativa, le percentuali sono ancora più eloquenti: il 75 per cento dei volumi porta la firma di un’autrice. Il motivo secondo alcuni sarebbe da rintracciare nell’abbandono da parte degli uomini del romanzo, per dedicarsi maggiormente a saggistica, crime e fantascienza. Generi meno inclini a diventare oggetto di conversazione sul web o veri e propri trend di lettura. Il discorso non sembra cambiare neppure quando si parla di copertura mediatica e premi. Riconoscimenti come il Costa First Novel Award e il Rathbones prize, quest’anno, si sono contraddistinti per una vera e propria egemonia femminile nelle shortlist, dove i nomi degli uomini erano al massimo due.
BOOK OF THE YEAR 2020 👑 And the FIRST Black AUTHOR to win it let alone Black WOMAN since the prize BEGAN in 1994? Sorry for all the caps but what are you telling meee #Nibbies pic.twitter.com/QqUGvfvgxP
— Candice Carty-Williams (@CandiceC_W) June 29, 2020
Le voci discordanti dell’editoria
Il cambiamento di rotta, tuttavia, non ha raccolto consenso unanime. Molti editori, pur reputando necessaria la svolta rosa, credono non sia legata esclusivamente al merito delle protagoniste. Dietro ci sarebbe, invece, un’esclusione dei romanzieri, soprattutto giovani, dal mercato librario. In sostanza, secondo un publisher anonimo intervistato per il Guardian «si pubblicano più donne perché gli uomini presentano pochi manoscritti». Fenomeno forse incentivato dalla tendenza a non considerarli cool come le autrici, sottolineata dall’autrice Megan Nolan: «Diversi autori sono sfiduciati. Pensano che uno scrittore sia molto meno intrigante di una scrittrice. Anche in termini di copertura mediatica e copertine».
Non solo. La questione starebbe pure in un differente approccio a determinate tematiche. Negli ultimi anni, la letteratura ha esplorato, infatti, in maniera molto più libera argomenti un tempo tabù. Il contestuale aumento della domanda, così, avrebbe espanso il gap tra penne femminili e maschili. Con riferimento alla sessualità, ad esempio, per Nolan le prime sarebbero ritenute «molto più inclini a svilupparne i lati ideali ed emotivi».
Uomini a difesa delle donne
Di opposto parere Sam Byers, autore del romanzo Come join our disease, per il quale la letteratura sta vivendo una rinascita, grazie all’exploit delle scrittrici, abili a distruggere pregiudizi e barriere. «Le donne e le persone di colore sono state vittime di discriminazione per decenni e nessuno ha mai fatto tutto questo baccano», ha spiegato. «Quando gli uomini passano leggermente in sordina, al contrario, la questione diventa urgente e ci si mobilità. Si tratta di una preoccupazione genuina o del terrore di perdere l’autorità?».
Della stessa idea anche Karolina Sutton, agente letteraria alla casa editrice Curtis Brown, che si dichiara sorpresa del fatto che gli uomini si sentano esclusi dalla dimensione del romanzo. «Le donne hanno impiegato secoli per capire che far sentire la loro voce fosse fondamentale. Perché non c’è stato tutto questo vociare quando eravamo noi a essere escluse da tutto? L’avanzata femminile è un fenomeno inedito. Bisogna abbracciarlo, senza rimpicciolirlo o ingrandirlo, attendere cosa succederà sulla lunga distanza. Potrebbe essere un fenomeno momentaneo o l’inizio di qualcosa di permanente».