Un risveglio confuso, a due velocità, quello riservato ai cittadini dei Libano che, nella giornata di ieri, si sono ritrovati con due fusi orari invece che uno solo. A causare lo scompiglio metabolico oltre che nazionale è stato il governo libanese che, con una decisione lampo, ha deciso di posticipare di un mese l’inizio dell’ora legale. Il risultato è stato il caos, tra scuole, attività professionali e negozi, che hanno dovuto adattarsi alla doppia velocità tra chi ha attuato di buon grado lo spostamento e chi ha opposto un netto rifiuto.
La disputa sull’ora legale in Libano
L’uomo che ha scatenato la battaglia delle lancette è il primo ministro ad interim Najib Mikati, andando contro il cambio previsto e attuato regolarmente da parte dei Paesi europei come ogni anno nell’ultima domenica di marzo. Una presa di posizione che resta senza una spiegazione apparente, se non fosse per un video, diffuso dai media locali, dove il primo ministro Mikati incontra il presidente del Parlamento Nabih Berri.
Quest’ultimo, nel filmato, chiede a Mikati di spostare l’adesione all’ora legale per permettere ai musulmani di interrompere il digiuno del Ramadan un’ora prima. Il primo ministro mette davanti al presidente del Parlamento le difficili conseguenze che ne deriverebbero, comprese quelle legate agli orari dei voli delle compagnie aeree, contestazione alla quale Berri avrebbe risposto: «Quali voli?».
La reazione dei cittadini