In che modo animali come uccelli e insetti, alcuni dei quali intraprendono lunghissimi voli migratori, trovano la strada spostandosi intorno al Pianeta? Ancora oggi, la domanda non ha una risposta certa, ma il tema suscitava l’interesse già di Albert Einstein. Lo testimonia una breve lettera inedita, che lo scienziato inviò nel 1949 al ricercatore Glyn Davys, e la cui vedova, Judith Davys, ha ora condiviso con i ricercatori della RMIT University di Melbourne, in Australia.
Il contenuto della lettera di Einstein
La lettera rivela che Einstein aveva incontrato il premio Nobel Karl von Frisch, che proprio nel ‘49, presentò una ricerca su come le api navigassero in modo efficace utilizzando i modelli di polarizzazione della luce diffusa dal cielo. Einstein fu presente alla conferenza di von Frisch, dopo la quale i due ebbero una conversazione privata. “È pensabile che l’indagine sul comportamento degli uccelli migratori e dei piccioni viaggiatori”, scrive Einstein, “possa un giorno portare alla comprensione di alcuni processi fisici che non sono ancora noti”.
Gli studi recenti
Negli ultimi decenni, numerose ricerche hanno tentato di comprendere in che modo gli uccelli migratori arrivino a destinazione, volando per migliaia di chilometri. Se seguano effettivamente una rotta precisa. Nel 2008, è stato dimostrato che essi utilizzano una forma di senso magnetico – simile a una bussola interna – che dà loro l’orientamento durante il volo.
Alla base di una simile capacità sarebbe il fenomeno dell’entanglement, un concetto di fisica quantistica proposto per la prima volta proprio da Einstein.