Letta: «Simbolo del Pd resti com’è, basta governi di unità nazionale»

Debora Faravelli
06/10/2022

Il segretario ritiene che la classe dirigente dem vada riformata e ringiovanita affinché sia in grado di sfidare il governo di Giorgia Meloni. 

Letta: «Simbolo del Pd resti com’è, basta governi di unità nazionale»

Nel discorso con cui ha aperto la direzione nazionale del Partito Democratico, Enrico Letta ha posto le basi per il futuro della forza politica evidenziando come gli elettori le abbiano dato il mandato, numericamente e politicamente, per guidare l’opposizione. Dopo un’autocritica in cui ha chiuso all’ipotesi di nuovi governi di salvezza nazionale e lamentato la bassa quota di donne dem elette, si è anche espresso sul congresso che sarà chiamato ad eleggere il prossimo segretario.

Enrico Letta (Getty Images)

Letta alla direzione nazionale del Pd

«Gli elettori ci hanno dato un chiaro mandato: essere la seconda forza politica del paese. Siamo gli unici che hanno costruito un’alternativa alla destra, tutti gli altri hanno fatto elezioni in alternativa a noi». Queste la parole pronunciate in apertura, che guardano al futuro e aprono la strada ad un rinnovamento del partito che, sotto diversi punti di vista, «non ha compiuto il salto in avanti necessario». In primis sulla componente femminile delle sue esponenti, che rappresenta «il fallimento della nostra rappresentanza»: di qui la proposta di non tornare indietro rispetto alla necessità di scegliere due donne come capi dei gruppi parlamentari. «Dall’altra parte ci sarà la prima donna premier del Paese e su questo punto dovremo essere credibili», ha evidenziato.

Il focus si è quindi spostato sul simbolo («Io lo amo e sono perché rimanga così com’è») e sul Congresso, che ha auspicato non sia un referendum su Conte o Calenda: «Deve avere tempi giusti, non deve essere né un X-Factor sul miglior segretario da fare in quaranta giorni ma nemmeno qualcosa che rinvii alle calende greche». Il suo auspicio è che il nuovo gruppo dirigente entri in campo all’inizio della prossima primavera.

Enrico Letta (Getty Images)

«Serve una classe dirigente giovane»

Letta ha infine chiarito cosa farà in futuro: «Ringrazio quanti mi hanno chiesto un impegno di più lungo periodo, ma lo riterrei un errore per voi e per il partito: ho iniziato la mia militanza politica da giovane, sono stato ministro nel ‘98 ed è giusto che il nostro partito metta in campo una classe dirigente più giovane in grado di sfidare il governo di Giorgia Meloni, una donna giovane».