Letta-Meloni, il confronto: tante divergenze ma nessun acuto
I temi su cui si è consumato lo scontro maggiore sono stati quelli dell'ambiente e dei diritti civili. Differenza di vedute anche sul presidenzialismo e sull'Europa.
É andato in onda sul sito del Corriere della Sera l’unico faccia a faccia tra Giorgia Meloni ed Enrico Letta, leader delle due coalizioni principali che si scontreranno alle urne il 25 settembre. Entrambi si sono trovati concordi sulla collocazione europeista e atlantista dell’Italia, sulla conferma delle sanzioni alla Russia, sul sostegno all’Ucraina e sulle ricette per contrastare al caro-bollette. Le distanze maggiori sono invece emerse sull’Unione europea, sul PNRR, sul lavoro e sul reddito di cittadinanza ma anche sulle alleanze, sulle migrazioni, sulle riforme costituzionali e, soprattutto, sui diritti civili. Disteso il momento finale, con uno dei punti che più li avvicina: un no all’unisono ad un governo di unità nazionale dopo il voto.
Confronto tra Letta e Meloni
A differenza di quanto ci si poteva aspettare, in due ore di domande e risposte non ci sono stati particolari acuti e tutto è stato condotto in maniera piuttosto pacata. Le prime divergenze politiche si sono consumate sul PNRR, che Letta ha accusato la sua avversaria di voler modificare mettendo a rischio la credibilità dell’Italia a Bruxelles. Questa la replica: «Il Portogallo lo ha chiesto e Gentiloni ha detto che è molto interessante. E noi non possiamo farlo? Bisogna utilizzarlo di più sul tema dell’approvvigionamento energetico».
Critiche dal segretario dem anche sui rapporti della leader di Fratelli d’Italia con l’Ungheria di Orban e con chi vuole «un’Europa basata sui veti», a differenza del centrosinistra che si batte per «un’Italia che conti in Europa, non che protesti». Diverse anche le opinioni sulla gestione dei flussi migratori, con Giorgia Meloni che ha evidenziato come occorra distinguere tra i profughi che hanno diritto di asilo e i migranti irregolari e il suo interlocutore che ha fatto notare come non abbia mai citato il blocco navale. Forse perché «è talmente evidente che è inapplicabile e che il governo di un grande paese europeo non può dire cosa del genere»?
I duellanti si dividono poi sulle riforme costituzionali. «Noi abbiamo proposto il semipresidenzialismo alla francese perché era la proposta uscita dalla Bicamerale D’Alema. Letta dice che vogliamo pieni poteri? Allora Massimo D’Alema voleva pieni poteri? Le riforme si possono fare solo se sono d’accordo loro? Questo tempo credo stia per finire», ha attaccato l’ex ministro della Gioventù. «Il nostro paese ha una Costituzione scritta figlia della resistenza e dell’antifascismo. Con il sistema che abbiamo oggi Draghi e il governo Draghi hanno funzionato. Io farò di tutto perché la Costituzione non venga mai cambiata», la replica.
Lo scontro su ambiente e diritti civili
Lo scontro maggiore, con i toni leggermente alzati, si è infine consumato sui temi dell’ambiente e dei diritti civili. Quanto al primo, Letta ha accusato la destra di essere negazionista, con la sua interlocutrice che ha negato e ha messo in dubbio la scelta dell’elettrico per la mobilità («Lo produce la Cina consumando carbone»).
Sul secondo, la Meloni ha ribadito la sua contrarietà all’adozione per le coppie omogenitoriali: «A bambini che hanno già sofferto bisogna garantire il massimo, che per me è un padre, una madre e la stabilità della coppia». Letta ha fatto notare come ciò che conta è l’amore, ma la leader di Fdi ha sottolineato che lo Stato non norma l’amore. «Appunto, tu lo stai normando decidendo quale è amore e quale non lo è», l’ultima replica del dem.