La Lega spinge Letizia Moratti verso Milano-Cortina: la manovra per la Lombardia

Andrea Muratore
31/10/2022

Moratti nicchia, ma la Lega la vuole fortemente come ad della Fondazione Milano-Cortina 2026. Così si lascerebbe libero il campo per Fontana nella corsa del 2023 al Pirellone. In cambio per Fdi sono pronti posti di potere in Regione. Mentre Salvini è già stato ricompensato con le Infrastrutture.

La Lega spinge Letizia Moratti verso Milano-Cortina: la manovra per la Lombardia

Letizia Moratti? «Non prende un voto», sussurrano fonti qualificate vicino ai vertici della Lega lombarda. La sensazione è che, fatto il governo a Roma, l’asse con Fratelli d’Italia sia saldo e che una quadra si sia trovata. E che quanto girato nei giorni scorsi su Moratti come top manager delle Olimpiadi non sia stato solo frutto di rumors insistenti. Ma un manifesto politico: Giorgia Meloni non sacrificherebbe l’asse di governo per andare allo strappo sulla Lombardia e sul nome di Moratti per la corsa al Pirellone, anche perché l’elettorato della destra locale non capirebbe. La nomina dell’ex sindaca di Milano alla Fondazione Milano-Cortina, in quest’ottica, può mettere d’accordo tutti ed è vista come l’opzione migliore.

La Lega lombarda: «Meloni ha i voti, ma noi abbiamo il mestiere»

La diretta interessata non avrebbe ancora sciolto alcuna riserva. Chi però dà la cosa per fatta e solo in attesa di ufficialità è la Lega. La necessità della mediazione leghista per far nascere il governo e far rientrare il pressing di Forza Italia ha prodotto uno schema che conferma quanto dalle parti di Via Bellerio si dice da tempo: in Lombardia la convergenza con il Carroccio è per Fdi fondamentale perché «Meloni ha i voti, noi abbiamo il mestiere». Ossia la conoscenza delle logiche dell’amministrazione. La Lega lombarda ha aiutato la prima premier donna della storia d’Italia a formare il suo esecutivo, ha in Giancarlo Giorgetti il suo regista e, assieme a lui e Salvini, ha piazzato tre ministri nell’esecutivo. L’intera squadra del Carroccio è infatti lombarda, perché Meloni ha completato l’opera nominando Andrea Abodi, ex favorito numero uno per Milano-Cortina, ministro dello Sport e delle politiche giovanili. E ora vuole chiudere il cerchio.

Abodi - "Non ci prende un voto": la Lega spinge Moratti a Milano-Cortina
Andrea Abodi (Facebook)

Il tentativo di convincere Moratti sottolineando il prestigio del ruolo

Meloni avrebbe inizialmente considerato l’opzione di dare a Letizia Moratti un ministero di peso, stabilendo con lei una solida intesa. Ma non vuole schiantarsi su nessun nome, specie dopo la quadra raggiunta con gli alleati per l’esecutivo, e ora ha trovato nella nomina a Fondazione Milano-Cortina lo schema vincente. La diretta interessata,raccontano i più vicini al dossier, ama farsi desiderare: stanno cercando di convincerla, facendole capire che lì ricoprirebbe un ruolo non di ripiego, ma anzi di visibilità internazionale e grande responsabilità politica. «Molto più prestigioso di un ministero di secondo piano in un governo dove non avrebbe peso politico», ragionano i leghisti. Meloni e la pattuglia leghista lombarda, che ha in Giorgetti il suo uomo di punta, hanno trovato la quadra su varie questioni. Inizialmente Fdi temeva che una rottura della coalizione avrebbe potuto impedire la sua espansione in Lombardia, e molti dei suoi big pensavano che se Moratti avesse sfidato Attilio Fontana a Palazzo Lombardia non avrebbe fatto altro che favorire la candidatura maggiormente temuta cioè quella di Giuseppe Sala. Che non a caso si è distinto come primo critico del binomio Moratti-Olimpiadi, sottolineano da destra.

I dubbi del Carroccio sulla candidatura dell’ex sindaca al Pirellone

Fdi teme, in sostanza, che una corsa a tre possa privare il centrodestra della possibilità di vincere le Regionali del 2023, provocando un ribaltone storico. Ma l’opinione della Lega è diversa: da un lato perché «è difficile vedere Sala in campo» e dall’altro perché «dopo quanto accaduto nei mesi scorsi Moratti appare distante dalla platea di elettori del centrodestra, e può a questo punto al massimo togliere qualche voto al Partito democratico e ottenere il via libera di Azione», ragiona una fonte qualificata vicina alla Lega parlando con Tag43. La sua sarebbe una candidatura «urbana, incapace di sfondare in provincia» senza il sostegno del centrodestra. «L’idea di un centrodestra diviso è passata di mente all’elettorato. E sarebbe suicida riproporla. In ogni caso, anche contro Moratti vinceremmo», si ragiona nel Carroccio. In quanto a Sala, per lui non sarebbe problematico lavorare con l’ex sindaca di cui è stato city manager e al cui fianco ha costruito la strada verso Expo 2015.

Lombardia, Carlo Calenda esalta Letizia Moratti: «Sarebbe ottima candidata». Polemiche tanto da destra quanto da sinistra per le parole del leader di Azione
Letizia Moratti nel 2011 durante una conferenza da sindaco di Milano (Getty).

La pillola indorata a Salvini? Il posto alle Infrastrutture

Il bis di Attilio Fontana è dato per assodato, la Lega non vuole la guerra con Fdi e ha aperto a concessioni nelle posizioni di potere in Regione: la pillola indorata del ridimensionamento è stata fatta ingoiare a Salvini e ad avallare il tutto ci ha pensato Giorgia Meloni, sgombrando il terreno con la scelta dei ministri. In quest’ottica si inserisce la visita romana di Moratti che ha incontrato Salvini il 26 ottobre. Il Capitano, declassato a sottufficiale del centrodestra, non è stato centrale nello schema, ma deve comunque dare il suo benestare alla manovra. Salvini, del resto, da ministro delle Infrastrutture e da leader della Lega potrà giocare un ruolo chiave nella partita delle grandi opere collaterali ai Giochi. Il 12 agosto è stata costituita dal ministero di Porta Pia la Società Infrastrutture Milano Cortina 2020-2026 spa che ha come scopo sociale la progettazione e la realizzazione delle opere in vista dell’evento.

É diventato virale il video in cui Giorgia Meloni sembra pronunciare un insulto a Giuseppe Conte durante la discussione generale alla Camera.
Giorgia Meloni e Matteo Salvini (Getty Images).

La società sarà partecipata dal ministero delle Infrastrutture di Salvini e dal Mef di Giorgetti con una quota del 35 per cento ciascuno, dalla Regione Lombardia e dalla Regione Veneto nella misura del 10 per cento a testa, dalle Province autonome di Trento e di Bolzano nella misura del 5 per cento ciascuna. La Lega di fatto gestirà dunque il 95 per cento del capitale. Stando così le cose, Moratti e Meloni potranno, tra Olimpiadi e Palazzo Chigi, consolidare il loro asse senza danneggiare Salvini. Una soluzione win-win che, dalle parti di Via Bellerio, «mostrerebbe la volontà di trovare un compromesso».