Le pietre della Parigi-Roubaix, il simbolo sacro dell’Inferno del Nord, come la chiamano gli appassionati. Sono loro le grandi protagoniste della corsa vinta dall’italiano Sonny Colbrelli che, per l’edizione 2021, ha proposto una insolita scorpacciata di ciclismo ottobrino. Anche questa rientra tra gli effetti collaterali del Covid, che ha costretto una delle Grandi Classiche di primavera a traslocare in autunno: troppo grave ad aprile l’emergenza nella Francia del nord. Così, per preservarlo dalle insidie del un clima, che a quelle latitudini quando picchia fa male, la cura del leggendario pavé è stata ancora più meticolosa. A ciò si è aggiunta un’indubbia ansia da prestazione: tutto dovrà essere perfetto per un appuntamento tra più attesi del circuito internazionale e che finalmente torna a un anno e mezzo dall’ultima volta, vinta dal belga Philippe Gilbert. Dietro le quinte, letteralmente impegnati a mettere insieme i pezzi e controllare che tutto sia in ordine, si muove un manipolo di volontari, amanti della gara ciclistica, che, in collaborazione con le autorità regionali, lavorano incessantemente. Sono Les Amis de Paris-Roubaix, l’associazione impiegata nella manutenzione dei tratti in pavé dal 1977. Nata dall’intuizione di Jean-Claude Vallaeys e Albert Bouvet, è grazie ad essa e ai suoi membri se Peter Sagan, Tom Boonen e, prima ancora il compianto Franco Ballerini hanno potuto esaltare ed esaltarsi tra polvere e fango.
«Ballerini è qualcosa di più umano, più vicino, più emozionante.»
Domani non si correrà la Parigi – Roubaix. Ci mancherà. Proprio come ci manca Franco Ballerini: https://t.co/rUBY9nhljZ pic.twitter.com/VB4W2uEhqt
— Bidon (@ciclismoliquido) April 11, 2020
Les Amis de Paris-Roubaix, sentinelle contro l’asfalto
Nel resto dei mesi, gli attivisti funzionano da sentinelle del territorio, evitano che i sentieri della corsa vengano minacciati dall’asfalto, cancellando, di fatto, il fascino di una competizione ultrasecolare. Il dettaglio del lavoro da svolgere è imponente, fisicamente impegnativo: nelle settimane antecedenti alla gara, bisogna, infatti, rifare tutti i settori in pavé. Che in molti casi viene rimosso, per favorire la pulizia del selciato sottostante, con i volontari armati di vanghe e martelli. Successivamente le pietre, una per una, vengono risistemate al proprio posto con attenzione certosina. Oggi ci sono oltre 200 persone in tutta Europa, tra giovani e adulti, impegnati periodicamente nel compito di rendere lo scenario perfettamente brutale. Il loro obiettivo è «preservare e mantenere i tratti acciottolati che sono il cuore della gara. Senza sampietrini, nessuna gara», ripetono.
⛏ Les élèves du Lycée Horticole de Raismes, avec les @A_ParisRoubaix, réalisent un gros travail d’entretien des secteurs, ici au Hameau du Buat, pour que la course puisse continuer à y passer.
Merci beaucoup ! 🙏🏻#ParisRoubaix pic.twitter.com/5ghAlkLp1r
— Paris-Roubaix (@Paris_Roubaix) September 28, 2021
In effetti, sottolinea François Doulcier, attuale presidente dell’associazione «le minacce più grosse arrivano dall’assenza di manutenzione». Ma l’attività non si esaurisce nella costante ristrutturazione del percorso, c’è anche una grande fase promozionale scandita da «eventi o mostre, redazione e distribuzione di documentari e pubblicazioni inerenti la gara». Si tratta di qualcosa di «unico anche sul piano sociale perché, dagli amministratori agli studenti, si è instaurata tutta una catena di solidarietà, allo scopo realizzare questo progetto di respiro regionale», annota Jean-Marie Leblanc, direttore del Tour de France fino al 2006. E che ora è stato insignito del titolo di presidente onorario de Les Amis de Paris-Roubaix. Dal 2018 il ciclista tedesco, vincitore nel 2015, John Degenkolb è stato nominato ambasciatore dell’associazione, grazie all’impegno profuso per promuoverla, anche economicamente. L’organizzazione Les Amis de Paris-Roubaix comprende anche un museo, in cui sono custodite alcune pietre delle scorse edizioni, insieme alle biciclette che hanno segnato le epoche del passato. Un tempio per gli appassionati.
Parigi-Roubaix, il percorso dell’edizione 2021
Tutto è pronto, insomma, perché, dopo lo stop del 2020 e il rinvio del 2021, i ciclisti possano contendersi la prestigiosa classica del Nord. Una vera agonia per gli amici della Parigi-Roubaix che adesso, archiviato il momento dello sforzo, si godranno i trenta settori di pavé previsti nell’edizione di quest’anno. In totale 55 chilometri di scossoni tra le pietre, in uno scenario che si preannuncia da bufera. Il più noto è la Trouée d’Arenberg, la Foresta d’Arenberg, 2,3 chilometri interminabili. Ma non è da meno Mons-en-Pévèle, della lunghezza di 3 chilometri, la cui ripavimentazione è stata ultimata a marzo scorso. C’è poi il Carrefour de l’Arbre meno lungo (2,1 chilometri), ma spesso decisivo, perché vicino al traguardo di Roubaix. Qui dopo tanti balli sulla bici si intravedrà il velodromo, pronto ad accogliere i corridori. Solo allora, a missione compiuta, Gli amici della Parigi-Roubaix si riterranno soddisfatti. Già ansiosi, però, di ricominciare a lavorare.
Tic tac… Tic tac… ⏰ pic.twitter.com/tUqD76SZmD
— Les Amis de Paris-Roubaix (@A_ParisRoubaix) September 30, 2021