Leonardo Zellino, chi è il giornalista inviato del TG2 in Ucraina
Chi è Leonardo Zellino, giornalista inviato del TG2 attualmente in Ucraina per documentare il conflitto tra Kiev e Mosca.
Giornalista professionista iscritto all’Ordine delle Marche dal 2007, Leonardo Zellino è uno degli inviati della Rai che sta seguendo da vicino, per conto del TG2, il conflitto tra Russia e Ucraina: vediamo chi è e quali sono state le tappe più significative della sua carriera nel mondo dell’attualità.
Chi è Leonardo Zellino
Nato a Canosa di Puglia, si è laureato in Sociologia presso La Sapienza di Roma con una tesi in Relazioni Internazionali sulla politica estera degli Stati Uniti per poi frequentare la Scuola di Giornalismo di Urbino. Inizialmente ha lavorato per la cronaca locale e per Metro prima di approdare, nel 2005, a Radio Capital. Sempre negli stessi anni ha fatto parte della squadra del TG3 nazionale e dei cronachisti della Repubblica.
Dal 2008 al 2018 ha poi prestato il suo volto alla conduzione del TGR Puglia, testata giornalistica regionale della Rai. Nel dare il suo addio all’emittente, ci aveva tenuto a sottolineare che stava lasciando il format ma non la sua regione “che è soprattutto l’amore di mia moglie, l’affetto della mia famiglia, che, insomma, è casa”.
Convinto dell’importanza sociale del suo lavoro, “la professione che amo e che finora ho svolto con onestà, impegno e ostinazione”, aveva dunque reso noto di essere stato assunto come inviato del TG2. Negli ultimi anni si è occupato dell’evolversi della situazione pandemica in Italia e, dallo scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina, è partito alla volta dei luoghi di guerra per raccontarne da vicino l’evolversi.
Leonardo Zellino fermato dai militari in Ucraina
A due giorni dall’inizio delle tensioni, il suo nome è giunto alle cronache per un episodio che lo ha coinvolto insieme al cameraman Maurizio Calaiò. Durante il loro viaggio da Bucarest a Kiev, i due sono infatti stati fermati dai militari ucraini nei pressi di Cotkiv. Scambiati per infiltrati russi, “ci hanno sbattuto sul cofano, gambe divaricate a calci e ci hanno costretto a rimanere lì un’ora finché non hanno controllato tutti i nostri documenti e i cellulari”. Dopo aver scandagliato contatti, foto e video presenti sui loro smartphone per circa un’ora, sono stati rilasciati.