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Quando Lello Liguori, re delle notti milanesi, incontrò mio padre: il racconto della settimana

Se ne è andato Lello Liguori, re delle notti milanesi. La sua strada si incrociò varie volte con quella di mio padre Kiko. E la prima fu al mitico Covo del Nord-Est di Santa Margherita. il racconto della settimana.

25 Febbraio 2023 10:09 Andrea Frateff-Gianni
Quando Lello Liguori, re delle notti milanesi, incontrò mio padre: il racconto della settimana 6

È morto il “re delle notti” Lello Liguori, a 87 anni, in un’anonima RSA della periferia di Milano. Milanese d’adozione e pugliese d’origine, Liguori, nella sua effervescente esistenza, ha fatto per un periodo anche il calciatore (tre anni nella nazionale del Marocco, si diceva fosse un’ottima mezzala) prima di mettere la sua firma su una serie di locali notturni che hanno fatto la storia negli Anni 70 e 80. Suoi erano lo Studio 54 di Corso XXII Marzo, il Ciao Ciao nei pressi di Largo Augusto, il Fitzgerald di Corso Europa e perfino il Club degli amici di Brera, dove fu socio al 15 per cento anche il bandito Francis Turatello.

La sua fortuna più grande però fu riuscire a mettere le mani sul Covo di Nord-Est di Santa Margherita, a Punta Pedale, sulla strada per Portofino: un castello a picco sul mare fatto costruire da un barone per un amore finito in tragedia e trasformato in uno dei night più lussuosi della Riviera. Era il 1971 quando la discoteca scavata nella roccia venne aperta e in cinque anni ebbe un successo clamoroso tanto dal Covo passarono tutti i più grandi, da Frank Sinatra a Mina, da Liza Minelli alla Vanoni, da Beppe Grillo a Vasco Rossi, da Charles Aznavour a Ray Charles. Ai suoi tavoli sedettero i big dell’industria italiana, gli esponenti delle più importanti famiglie borghesi milanesi, i loro figli e i figli dei loro figli, oltre che una serie di malavitosi di grosso calibro come lo stesso Turatello o Angelo Epaminonda, detto il Tebano. Proprio una docu-serie televisiva di grosso successo trasmessa lo scorso anno da Sky, intitolata La Mala. Banditi a Milano, aveva riportato Liguori nuovamente alla ribalta delle cronache. Dall’ospizio nel quale viveva, aveva raccontato gli anni d’oro del Covo e di quella volta che Epaminonda si presentò con un cucciolo di leone al guinzaglio per la figlia di Bettino Craxi.

Quando Lello Liguori, re delle notti milanesi, incontrò mio padre: il racconto della settimana 6
Lello Liguori, re delle notti milanesi.

Mio padre conobbe Liguori proprio al Covo, nell’estate del 1973, in una serata che entrò nella leggenda. La storia è questa: l’estate del 1973 fu la prima che i miei genitori passarono assieme. Papà era ancora sposato con Augusta, la madre di mio fratello Stefano (che all’epoca aveva 10 anni), ma le cose tra loro non andavano bene già da un po’. Augusta si era rifiutata di condividere la camera d’albergo durante un recente viaggio a Bangkok e quella stessa estate aveva dato ordine alla donna di servizio di preparare un’altra stanza per evitare di dover dormire con lui, in arrivo da Milano per trascorrere le vacanze estive nella villa di Forte dei Marmi. La goccia che fece traboccare il vaso fu qualche giorno dopo in Capannina. Mio padre raggiunse gli amici per il solito aperitivo e si rese subito conto di qualche risolino, di qualche toccata di gomito, di qualche battuta di troppo. «Che cosa avete da ridere?», domandò irritato e spazientito. «Chiedilo a tua moglie», gli rispose qualcuno, indicando con lo sguardo un giovane seduto due tavoli più in là. Mio padre capì immediatamente che durante la sua assenza Augusta si era infilata nel letto del giovane uomo, ma invece di affrontarlo decise di alzare i tacchi, farsi preparare una borsa dalla donna di servizio, girare l’auto e tornare a Milano abbandonando baracca e burattini.

Era il 1971 quando la discoteca scavata nella roccia venne aperta e in cinque anni ebbe un successo clamoroso tanto dal Covo passarono tutti i più grandi, da Frank Sinatra a Mina, da Liza Minelli alla Vanoni, da Beppe Grillo a Vasco Rossi, da Charles Aznavour a Ray Charles

Dopo un paio di giorni trascorsi nell’appartamento di Corso Lodi a leccarsi le ferite Kiko decise di raggiungere mia madre Renata, all’epoca la sua segretaria, in vacanza a Rapallo e invitarla fuori. Prima la portò ad una festa a Paraggi nella villa dei De Angeli Frua e poi la invitò a concludere la serata al Covo, dove Liguori aveva organizzato uno spettacolo con protagonisti una serie di travestiti genovesi che avrebbero dovuto affiancare un’orchestra afro-cubana esibendosi in balli sfrenati sotto una cascata di fuochi d’artificio. I travestiti, conosciutissimi negli ambienti dell’ angiporto genovese, infiammarono la serata e mandarono in visibilio i componenti della high-society milanese presenti tra cui il famoso conte Agusta. Lo streap-tease dei travestiti però non piacque a tutti e il locale fu chiuso per qualche tempo con l’accusa di oscenità. Liguori rilasciò al Secolo XIX un’intervista al vetriolo dove si scagliava contro le decisioni del giudice: «Ho dato da bere e da mangiare a oltre 700 persone che hanno risposto al mio invito che si sono divertite tutta la notte e per tutta risposta mi hanno chiuso il locale». Anche se in realtà da quella chiusura, Liguori, ne ricavò soltanto un’enorme pubblicità. I miei in seguito partirono a bordo della Jaguar E Type – 12V di mio padre direttamente da Rapallo e passarono le loro prime vacanze assieme tra Atene e Istanbul. Io arrivai solamente sette anni dopo, nel gennaio del 1980.

Quando Lello Liguori, re delle notti milanesi, incontrò mio padre: il racconto della settimana
I miei genitori, Kiko e Renata, ad Atene nel 1973.

Qualche anno dopo le strade di Lello Liguori e di mio padre Kiril Frateff-Gianni si incrociarono nuovamente, sempre a Portofino, grazie alla conoscenza comune di un personaggio molto controverso, il miliardario ed ex enfant prodige della finanza Franco Ambrosio, che successivamente entrò a tutti gli effetti in famiglia diventando il suocero di mio cugino Giorgio che all’inizio degli Anni 80 si sposò con sua figlia Betta. Era il periodo in cui, prima di aprire ristoranti, entrare nelle aziende e conquistare danarosi appalti, per insinuarsi nel Nord Italia la criminalità organizzata aveva deciso di puntare sui sequestri di persona. Tra il 1972 al 1983 in Lombardia ci saranno 161 sequestri. Gli imprenditori assumevano scorte private per loro e per i familiari. Milano pullulava di vigilanti armati e da quel momento molti personaggi di rilievo, tra cui parecchi uomini d’affari e alcuni politici, iniziarono a girare con una pistola infilata nella fondina sotto le giacche sartoriali. Era il Far West.

Milano pullulava di vigilanti armati e da quel momento molti personaggi di rilievo, tra cui parecchi uomini d’affari e alcuni politici, iniziarono a girare con una pistola infilata nella fondina sotto le giacche sartoriali. Era il Far West

Franco Ambrosio intorno alla metà degli Anni 70 godeva di una certa popolarità limitata però solamente agli ambienti in cui si amministrava la giustizia. I cancellieri dei tribunali avevano imparato a trascrivere regolarmente le sue generalità in merito a vicende che riguardavano infrazioni stradali, lesioni colpose, emissione di assegni a vuoto, altre emissioni di assegni a vuoto, emissioni abituali di assegni a vuoto. Ambrosio all’epoca però mirava a ben altra fama e così acquistò una villa faraonica a Portofino, Villa Cristina ex Mondadori, e iniziò a tenerci sontuose feste che gli valsero in breve tempo il soprannome di Grande Gatsby della Riviera. Da quel momento in poi però oltre agli articoli dei giornalisti mondani sui rotocalchi si concentrò su di lui anche l’attenzione del fisco e della finanza. E fatalmente la nave cominciò a imbarcare acqua. Venne l’arresto nel dicembre del 74, poi la scarcerazione, poi un nuovo arresto e una nuova scarcerazione. E avanti così per innumerevoli volte fino a metà degli Anni 80. Le accuse erano sempre le solite: truffa, associazione a delinquere, riciclaggio, contrabbando, ricettazione. Lello Liguori era di casa a Villa Cristina e fu proprio lui, tramite Ambrosio, a procurare la prima pistola a mio padre, una semiautomatica Browning calibro 6,35 che rividi io stesso molto tempo dopo appoggiata sul tavolo del suo appartamento a Sofia.

*Alcuni personaggi, storie ed episodi sono frutto dell’immaginazione dell’autore. 

 

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