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I malumori della Lega di Brescia, esclusa dalla Giunta Fontana

Nonostante il 20 per cento dei consensi e gli 82 mila voti in provincia, la Lega di Brescia resta senza rappresentanza politica: né ministri né sottosegretari né assessori regionali in Lombardia. Con Rolfi, Massardi e Caparini a bocca asciutta al Pirellone. Il malcontento monta: una grana interna per Salvini e Fontana.

9 Marzo 2023 12:02 Andrea Muratore
I malumori della Lega di Brescia, a rischio esclusione dalla Giunta Fontana

I giochi ormai sembrano fatti, le preoccupazioni che serpeggiavano nella Lega bresciana erano fondate: tra gli assessori lombardi del Carroccio non pare proprio esserci spazio per chi è nato sotto la giurisdizione della Leonessa d’Italia. «Eppure siamo la Lega che ha portato, Milano a parte, il maggior numero di voti in assoluto», si lamenta a Tag43 un importante leghista bresciano. Nella prima Giunta di Attilio Fontana, la Lega di Brescia poteva contare almeno sul ruolo di peso assegnato a Fabio Rolfi, assessore all’Agricoltura. Il quale però, Fratelli d’Italia permettendo, è proiettato verso la corsa alla Loggia e alla successione a Emilio Del Bono sindaco.

Lega: conferme per Guidesi, Terzi e Sertori

Il giro di poltrone è destinato a chiudersi a breve, ma le dinamiche sono piuttosto chiare ormai. Data per scontata la permanenza allo Sviluppo economico di Guido Guidesi, lodigiano molto stimato da Fontana e da tutto il centrodestra, e ridotti a quattro gli assessorati leghisti distribuibili, la conta è impietosamente sfavorevole alla Lega bresciana. Claudia Terzi, ex sindaco di Dalmine e assessore uscente ai Trasporti, verrà riconfermata in quota Lega di Bergamo. Stesso destino anche per Massimo Sertori, unico eletto in provincia di Sondrio e assessore uscente alla Montagna.

Malumori nella Lega di Brescia: sarà fuori dalla Giunta Fontana?
Attilio Fontana. (Getty)

L’exploit di preferenze assegnerà un ruolo in Giunta anche ad Alessandro Fermi, che con poco meno di 14 mila voti ha guidato la difesa del primato leghista a Como da presidente del Consiglio regionale uscente: per lui si parla dell’assessorato allo Sport. L’ultimo posto, a sorpresa, potrebbe andare alla pavese Elena Lucchini (alla Disabilità).

Il Carroccio bresciano è sottorappresentato

In questo scenario non c’è dunque spazio per bresciani nel Risiko di posizioni politiche a cui ha lavorato, per il Carroccio, Fabrizio Cecchetti. Da qui i malumori per chi sperava che il boom leghista all’ombra della Loggia e in provincia avrebbe permesso un trattamento paragonabile alla vicina Bergamo. Molti nella Lega di Brescia sottolineano il fatto che le atre provincie lombarde siano sovrarappresentate, tra ruoli di governo a Roma ed eventuali assessorati in regione.

Ministro Valditara, ma quale umiliazione: si educa con l'esempio
Giuseppe Valditara, a sinistra, con gli altri ministri della Lega Alessandra Locatelli, Matteo Salvini, Giancarlo Giorgetti e Roberto Calderoli. (Getty)

Tra i ministri leghisti al governo la squadra dei lumbard è predominante: Matteo Salvini e Giuseppe Valditara sono di Milano, come il segretario del Cipe Alessandro Morelli; Giancarlo Giorgetti è di Varese, come il presidente lombardo Fontana; Alessandra Locatelli è comasca, al pari del sottosegretario all’Interno Nicola Molteni. Infine, Roberto Calderoli è bergamasco. Delle storiche roccaforti leghiste, insomma, Brescia potrebbe essere l’unica senza un assessore, un sottosegretario o un ministro. E considerato che risulta difficile pensare all’elezione di un leghista alla successione di Fermi, anche il presidente del Consiglio regionale con ogni probabilità non sarà del Carroccio bresciano.

I malumori della Lega di Brescia, a rischio esclusione dalla Giunta Fontana
Davide Caparini con Attilio Fontana.

I nomi ci sarebbero: Rolfi, Massardi e Caparini

Le fonti di Tag43 sono concordi nel sottolineare che a loro avviso il radicamento della Lega sul territorio ha portato a tenere a Brescia in termini di consensi. In provincia la Lega ha superato il 20 per cento e gli 82 mila voti alle Regionali, poco sotto i 92 mila presi nella ben più popolosa Milano. Tra l’altro i nomi per un assessorato erano tutt’altro che assenti: il citato Rolfi sarebbe stato disposto ad accontentarsi di un assessorato di minor peso; Floriano Massardi, rieletto consigliere con quasi 10 mila preferenze, era a sua volta accreditato come in lizza per un posto di peso, ma non voleva un assessorato a tutti i costi, preferendo seguire i suoi temi, dalla Montagna all’Agricoltura.

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Un altro nome papabile era quello dell’assessore al Bilancio uscente Davide Caparini. A sua volta eletto con una prova di forza al Pirellone con oltre 9 mila voti. Insomma, i nomi c’erano e ci sono e il tema, ripetono dalla Lega di Brescia, «è dare voce ai territori, che come si può capire per l’equilibrio interno alla Lega sono tutto». Un messaggio alla segreteria federale e alle autorità più vicine a Fontana: la Lega di Brescia vuole contare. Anche se ormai le caselle paiono tutte inesorabilmente occupate.

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