Il leak di documenti riservati ha messo in allerta l’intelligence Usa, che ha avviato un’indagine per individuare i responsabili. Ciò fa intendere che, al netto di qualche modifica utile alla propaganda russa, le foto diffuse in rete mostrerebbero file autentici, con informazioni classificate. Intanto, Kyiv e Mosca si accusano reciprocamente di disinformazione: mentre per l’Ucraina è un tentativo della Russia di minare l’imminente controffensiva nemica (e difatti potrebbero essere cambiati alcuni piani militari), per le autorità russe la fuga di informazioni riservate non sarebbe altro che una trappola a stelle e strisce. «Visto che gli Stati Uniti stanno partecipando al conflitto, essenzialmente conducendo una guerra ibrida contro di noi, è possibile che sia un tentativo di ingannare la Federazione Russa», ha dichiarato alla stampa il vice ministro degli Esteri russo Sergei Ryabkov. Ma a che pro sono stati diffusi allora i documenti dell’intelligence Usa? La domanda è lecita: se da una parte rappresentano un grattacapo per Kyiv, dato che contengono informazioni su armi, forniture dall’estero e punti deboli della difesa militare ucraina, dall’altra non sembrano regalare alcun vantaggio a Mosca. Anzi. Ecco cinque fondamentali informazioni sull’esercito russo svelate dai documenti diffusi in rete e riprese dal Moscow Times.
1. A fine febbraio le perdite ammontavano a circa 200 mila unità
Secondo uno dei documenti, fino a febbraio le forze russe avevano subito tra 189.500 e 223 mila perdite, con circa 43 mila morti. L’Ucraina, nel frattempo aveva subito da 124.500 a 131 mila perdite, con un massimo di 17.500 militari uccisi. Con “perdite” nel gergo militare si intende tutto: soldati morti, feriti, malati, catturati, persino disertori. Dopo il primo leak, il file in questione è stato modificato, iniziando a circolare con le cifre diverse: 17 mila caduti russi a fronte di 77 mila ucraini, numeri non credibili alla luce delle stime fornite finora e questo aveva fatto sospettare sull’attendibilità dei documenti diffusi. Ma prendendo in considerazione gli “originali”, tutto torna.
2. Le munizioni per la difesa aerea ucraina in esaurimento, ma anche Mosca ha capacità ridotte
Un file, datato 23 febbraio, delineava in dettaglio come i sistemi di difesa aerea dell’Ucraina fossero destinati a esaurire le munizioni entro maggio. L’esercito ucraino ha dei problemi e non ne fa mistero, dato che continua a chiedere pubblicamente armi all’Occidente. Il leak offre però a Putin un vantaggio: Mosca ora è a conoscenza del momento in cui i cieli ucraini saranno sguarniti. Ma anche l’esercito russo ha le sue difficoltà e ne è consapevole. Un file, sempre di febbraio, riporta una comunicazione del Centro di controllo della difesa nazionale di Mosca sulla «capacità di combattimento ridotta» dell’esercito russo nell’Ucraina orientale.

3. Le informazioni sui piani di attacco vengono intercettate dagli Usa
Come emerge dai file usciti dal Pentagono, tramite intercettazioni gli Stati Uniti sono riusciti a carpire informazioni su piani e date di attacco russi verso infrastrutture e obiettivi militari ucraini, tra cui centrali elettriche, ponti, un’area di stoccaggio di droni, un cannone di difesa aerea.
4. La strategia russa per combattere i tank Nato non è un segreto
Uno dei documenti top secret contiene nel dettaglio la strategia dello Stato Maggiore russo per combattere i carri armati Nato che sarebbero arrivati in Ucraina ad aprile con «zone di fuoco» a lungo, medio e corto raggio coperte da specifiche tipologie di armi e unità. E anche informazioni sull’addestramento dei soldati russi per affrontare i nuovi mezzi.

5. L’intelligence Usa ha un alto grado di penetrazione nei vertici della Federazione Russa
Alcuni file rivelano il grado di penetrazione degli Stati Uniti nel ministero della Difesa russo, nello Stato maggiore, nel Gruppo Wagner, nell’intelligence militare del GRU, in gran parte attraverso comunicazioni intercettate e fonti umane, che ora potrebbero essere messe fuori gioco. Se da una parte queste rivelazioni possono fare comodo ai vertici russi, dall’altra parte mettono in risalto la fragilità di un apparato non così solido come il Cremlino crede o vuole far credere.