È stata utilizzata l’etichetta di «trio criminale» per indicare le due delle tre figlie della donna, Paola e Silvia Zani (rispettivamente di 21 e 29 anni) e il fidanzato della più grande, il 29enne Mirto Milani. In queste ore si sta tenendo l’udienza chiave per il processo legato all’omicidio di Laura Ziliani, la 55enne ex vigilessa di Temù scomparsa l’8 maggio 2021 e trovata morta dopo tre mesi. Le figlie, accusate del delitto, hanno ammesso di averlo commesso perché temevano che la madre volesse avvelenarle.
Le parole delle figlie di Laura Ziliani
La confessione dei tre imputati con l’ammissione di essere stati gli esecutori dell’omicidio non lascia dubbi. Una delle prime persone a parlare è stata la figlia maggiore di Laura Ziliani, Silvia, che ha confermato che inizialmente il rapporto con la madre non mostrava particolari problematiche. La situazione è precipitata quando lei e la sorella hanno iniziato ad avere paura che la madre volesse ucciderle.

Secondo la loro versione, la donna avrebbe infatti tentato più volte di far loro del male cercando di toglierle la vita, come dichiarato in udienza e riportato da Il Giorno: «Quando ho ucciso mia madre ero convinta al 300 per cento che lei volesse avvelenarci. Ci avrei messo la mano sul fuoco. Ora, dopo tanti mesi in carcere non sono più così sicura».Nessun motivo di carattere economico, nessun movente legato al denaro. A far pensare alla madre di volerle uccidere sarebbe stato il suo costante dubitare «dell’amore che la donna provava nei loro confronti».
Richiesta la consulenza dello psichiatra
Durante il processo odierno, iniziato a ottobre 2022, sarà coinvolta la consulenza dello psichiatra Giacomo Filippini, che sarà chiamato a pronunciarsi sulla necessità o meno di una perizia psichiatrica a seconda delle deposizioni. Gli imputati avrebbero ucciso Laura Ziliani facendole mangiare dei muffin contenenti benzodiazepine. Solo dopo sarebbero entrate nella camera da letto della donna cercando di strangolarla, con l’intervento di Milani. Certi di farla franca, hanno poi occultato il cadavere caricandolo nel baule dell’auto.