Clamorosa svolta nel caso Laura Ziliani, la vigilessa di 55 anni scomparsa da Temù, in provincia di Brescia, lo scorso 8 maggio e trovata morta al culmine di lunghe ricerche. Sono state infatti arrestate Silvia e Paola Zani, le due figlie, di 26 e 19 anni, della donna, su disposizione del Giudice per le indagini preliminari. Rimane esclusa dalla vicenda, invece, la terza figlia della donna, affetta da problemi di salute. Secondo i carabinieri, infatti, ci sarebbero diverse anomalie tra i fatti ipotizzati e i racconti forniti tra gli arrestati. Questi avrebbero addotto la tesi del malore o dell’infortunio in montagna, ritenute immediatamente poco credibili dalle forze dell’ordine.
Le accuse nei confronti delle figlie della vigilessa Laura Ziliani
È il motivo per cui, già a fine giugno, le due figlie e il fidanzato, Mirto Milani, della ragazza più grande, erano stati inseriti nel registro degli indagati con le accuse di omicidio volontario, aggravato dalla relazione di parentela con la vittima, e occultamento di cadavere. L’uomo ha 28 anni ed è originario di Calolziocorte, provincia di Lecco, anche se da qualche tempo vive nell’area intorno a Bergamo. È laureato in psicologia e dopo aver studiato anche al conservatorio Giuseppe Verdi di Milano è diventato sopranista.
Le indagini sul caso Laura Ziliani
La donna, come accennato, era scomparsa lo scorso otto maggio. Il suo cadavere è stato ritrovato a distanza di tre mesi esatti, l’8 agosto, in un zona compresa tra il fiume Oglio e la vicina pista ciclabile. Tuttavia il corpo non era riconoscibile e il volto della donna nascosto tra rami e foglie, decisivi a tal proposito un paio di orecchini e una cisti sul piede. La conferma che si trattasse di Laura Ziliani è poi arrivata grazie all’esame del Dna. Rimane invece ancora da decifrare il movente che avrebbe dato luogo all’omicidio, anche se la pista più accreditata per i carabinieri è sempre quella economica.