Evitare disordini più gravi. Si è arroccata dietro questa giustificazione la ministra dell’interno Luciana Lamorgese, chiamata a rispondere, durante il question time di oggi, 13 ottobre, alla Camera, sugli scontri di sabato scorso a Roma. E più nello specifico sulla possibilità di procedere coattivamente nei confronti di Giuliano Castellino. Il Leader di Forza Nuova, infatti, già durante il discorso recitato dal palco di piazza del Popolo «aveva paventato la volontà di indirizzare il corteo verso la sede della Cgil». L’ipotesi di fermo, tuttavia, è stata presto scartata da parte dell’autorità di pubblica sicurezza, perché, ha sostenuto la ministra «un intervento coercitivo in un contesto di particolare eccitazione presentava l’evidente rischio di reazioni violente». Libero di agire, però, Castellino un’ora e mezza dopo era prima linea durante l’assalto al palazzo del sindacato. È il motivo per cui oggi si alzano dubbi sulla bontà della scelta. Un po’ come accaduto in occasione del rave party di Viterbo, altro episodio in cui le venne mossa la critica di un intervento tardivo.
Lamorgese: «Piena solidarietà alla Cgil e agli agenti feriti»
L’affermazione sul leader di Forza Nuova alla Camera era stata preceduta dalla ferma condanna degli episodi di violenza e dalla solidarietà mostrata nei confronti del sindacato e degli agenti, 38, «rimasti feriti per respingere i più facinorosi e contenere la furia devastatrice che avrebbe potuto generare conseguenze ancora peggiori». Una brutta pagina, ancora lontana dal chiudersi, visto che come ha sottolineato Lamorgese «il prossimo 19 ottobre svolgerò proprio in quest’aula una dettagliata informativa, che si avvarrà delle informazioni che ho già chiesto al capo della polizia Lamberto Giannini e al prefetto di Roma Matteo Piantedosi». Neppure sullo scioglimento di Forza Nuova Lamorgese si è sbilanciata, limitandosi a parlare di un tema «di eccezionale rilevanza politico-giuridica, di estrema complessità e delicatezza», testimoniate dalla rarissima applicazione in concreto della legge Scelba. Ragioni per cui «si dovranno attendere le valutazioni della magistratura e le indicazioni del parlamento, a seguito della mozione già calendarizzata».
La risposta di Giorgia Meloni: «Un ritorno alla strategia della tensione»
Spiegazioni che, però, come era facile prevedere non hanno soddisfatto parte della platea e in particolare Giorgia Meloni. La leader di Fratelli d’Italia senza troppi complimenti ha parlato di «strategia della tensione». Di modus operandi tipico degli «anni più bui della storia italiana». Salvo poi rincarare la dose: «La sua risposta non è semplicemente insufficiente, è offensiva per le forze dell’ordine. Le scene di sette agenti lasciati a prendere le bastonate davanti alla sede della Cgil sono indegne e offensive per le persone che vogliono manifestare pacificamente contro il vostro governo, ma anche per questo parlamento che non è composto da imbecilli». Quindi l’accusa, dritta al bersaglio: «Lei sapeva e non ha fatto nulla. E se fino a ieri potevamo pensare che il problema fosse la sua sostanziale incapacità, oggi lo scenario è molto più grave. Quello che è accaduto sabato è stato volutamente permesso».
Giorgia Meloni: «Distanti da Forza Nuova, queste organizzazioni fanno il gioco della sinistra»
Meloni poi ha ribadito la distanza da qualsiasi movimento a carattere sovversivo «e da Forza nuova, non solo per motivazioni di carattere ideologico, ma anche perché le scelte di simili organizzazioni sono state sempre proficue per la sinistra. Quest’ultima, facendo accostamenti inesistenti, sostiene che il partito della destra repubblicana, il primo in Italia, sia eversivo e vada sciolto». Ma gli attacchi di Meloni non hanno risparmiato l’intero esecutivo. «Le scelte di queste organizzazioni sono inoltre proficue per un governo che ha fatto finta di non vedere che in piazza ci fossero persone a manifestare dissenso per un lasciapassare e per vedere riconosciuto il loro diritto al lavoro». Il punto esclamativo è «per i cari colleghi», affinché «risparmino ogni tipo di lezione», «in quanto siete voi la cosa che più sinistramente somiglia a un regime».