E se il lambrusco di Berlusconi fosse un messaggio in codice per Putin?
«Quand la fadiga la supera al gòst, mola la gnocca e dàt al lambròsc» recita un vecchio detto emiliano. Forse è per questo che il quasi astemio Berlu ha regalato al suo astemio BFF Vlad il rosso frizzante che sa tanto di festa dell'Unità. Basta sostituire "gnocca" con "guerra" e il Nobel a Silvio non glielo leva nessuno.
«Quand la fadiga la supera al gòst, mola la gnocca e dàt al lambròsc»: si deve a @perandrea la miglior risposta alla domanda «ma perché proprio il lambrusco?», che Lorenzo Pregliasco aveva lanciato ieri su Twitter, sconcertato quanto noi alla notizia dello strano scambio di doni alcolici fra Berlusconi e Putin in occasione dei loro compleanni (sono entrambi Bilancia, segno zodiacale della pace e dell’armonia, ma evidentemente solo fra autocrati).
Lambrusco, tra Ligabue e le vecchie feste dell’Unità emiliane
Venti bottiglie di vodka partite da Mosca per Silvio, non si sa quante bottiglie di “buon lambrusco” da Silvio per Vlad. E tutti in Italia a trasecolare: lambrusco? Come si fa a contraccambiare un prestigioso superalcolico con un vinello gassato a bassa gradazione, quello che gli americani chiamano Red Cola, pochi euro al supermercato sotto casa? Un vino che, oltretutto, si associa non solo ai “coltelli, cicale e popcorn” dell’esordiente Ligabue, ma anche alle vecchie feste dell’Unità emiliane, dove fungeva da eccellente sturalavandini per l’esofago dei militanti intasato di crescentine e salumi, e al tempo stesso non ottundeva le loro meningi al punto da farli appisolare durante il discorso del compagno segretario. Insomma, il lambrusco è il vino dei «cumunisti», l’eterno incubo del Cav, che solo da poco ha dovuto rassegnarsi al fatto che non esistono più e li chiama «shinishtra», più una divinità indù che uno schieramento politico.

Berlu se l’è voluta cavare a buon mercato persino con il suo BFF russo
È anche vero che il Partito Comunista della Federazione Russa, invece, è superputiniano. E viceversa, visto che i comunisti russi sostengono che Putin abbia invaso l’Ucraina proprio perché sollecitato dal Pcfr a rispondere al grido di dolore che dal Donbass e da Lugansk si levava verso il Cremlino. Ma l’impressione generale, in Italia, è che il Berlu, che per la sua natura di magliaro imbroglia anche gli amici così come lo scorpione della favola non può fare a meno di pungere la rana, abbia voluto cavarsela a buon mercato perfino con il suo BFF russo, e abbia sbrigato la pratica-vodka mandando un factotum all’Esselunga con la raccomandazione di restare sotto i cinque euro a bottiglia. Scherzi a parte, per quel prezzo all’Esselunga si trovano anche lambruschi più che decorosi, parola del sito Dissapore (e comunque il lambrusco resta il vino italiano più esportato e amato al mondo, perfino più del prosecco, tanto che sia in America che in Russia il Lambru-Spritz va fortissimo).

Due attempati quasi astemi che si regalano alcolici
Ma non facciamoci abbagliare dalle 20 bottiglie di “acquetta” (questo significa vodka in russo) che a noi italianuzzi sembrano questa gran cosa. Innanzitutto, nemmeno Putin si è sprecato, né sotto il profilo dell’originalità né sotto quello della spesa. Anche dopo l’aumento dei prezzi degli alcolici decretato ai primi di febbraio, alla vigilia dell’invasione dell’Ucraina, in Russia una bottiglia di vodka costa fra i 269 e i 284 rubli, cioè fra i 4.50 e i 4.80 euro, suppergiù come il lambrusco dell’Esselunga. Secondo, regalare vodka a Berlusconi è come regalare un paio di scarpe col tacco a stiletto a me: posso guardarle ma non le tocco nemmeno con la canna da pesca perché non sono proprio il mio genere. Silvio, fra i tanti suoi difetti (o pregi, dipende dai punti di vista), ha la morigeratezza rispetto all’alcol, vuoi per questioni di salute, vuoi perché un vero vero venditore fa ubriacare gli altri ma deve rimanere sempre vigile e lucido. Terzo, se il leader di FI è poco amico degli alcolici, Putin è completamente astemio, come Hitler e Pinochet (ma anche come un bel po’ di presidenti Usa, sia repubblicani che democratici).

E se il lambrusco fosse un messaggio in codice per Putin?
A questo punto la domanda è: come mai due vecchi e intimi amici, che dovrebbero conoscere la comune freddezza nei confronti di Bacco, si regalano alcolici, seppur accompagnati da lettere dolcissime? Nota bene: parliamo di due signori che facevano le vacanze insieme e si scambiavano regali da alcova che farebbero impazzire i gay-radar: un mega-letto (Putin a Berlusconi), un copripiumino a due piazze con i loro ritratti (Berlusconi a Putin). Risposte più facili: sono totalmente rincoglioniti loro, il loro staff è fatto di smemorati o pasticcioni, si sono entrambi confusi con altri tiranni loro amici che trincano come spugne, tipo Kim Jong-un. Risposta meno immediata ma più probabile: quelle bottiglie sono messaggi in codice, tra privato e politico. Forse Putin voleva ricordare a Berlusconi, 86enne, che è ora di andare in pensione: un famoso adagio russo recita infatti «se la vodka disturba il tuo lavoro, smetti di lavorare». La replica di Berlusconi è arrivata sotto forma di bottiglie di rosso frizzante e sottintende il proverbio emiliano citato all’inizio, che significa «quando la fatica supera il gusto lascia perdere la gnocca e dàtti al lambrusco». Basta sostituire “gnocca” con “guerra”, e diventa il tenerissimo consiglio che un vero amico darebbe a Putin. Se dovesse funzionare, il Nobel per la Pace a Silvio stavolta non lo toglie nessuno. Prosit.