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I fantasmi del lago Roopkund

Le ossa ritrovate intorno allo specchio d’acqua nell’Himalaya indiano risalgono a epoche differenti, tra il VII e il XIX secolo. Ma nessuno sa ancora a chi appartengano e quali siano le cause della morte

6 Luglio 2021 15:05 Redazione
scheletri del Rookpund: il mistero del lago dell'Himalaya

A più di 5 mila metri di altitudine, in cima al Trisul, una delle montagne più alte dell’India, si trova un lago che da quasi 80 anni è avvolto dal mistero. Noto come il ‘lago degli scheletri’, il lago Roopkund è passato alla storia per la scoperta di H K Madhwal, una guardia forestale che, nel 1942, rinvenne nell’area un centinaio di ossa umane.

Le prime ipotesi sui misteriosi reperti del lago Roopkund

Del macabro ritrovamento non si seppe nulla fino al 1950, quando le autorità (informate al tempo da Madhwal) annunciarono pubblicamente la notizia, alimentando l’interesse generale e dando il via a una serie di indagini che continuano ancora oggi. Inizialmente, si pensò che gli scheletri appartenessero a soldati giapponesi o mercanti tibetani impegnati a percorrere la Via della Seta e sterminati da un’epidemia o dal freddo. Teoria smentita dalle analisi forensi del 2004 secondo le quali i resti risalivano al IX secolo e appartenevano probabilmente a pellegrini indiani, uomini e donne, rimasti bloccati sulla riva del Roopkund a causa di una pesante grandinata, mentre percorrevano il Nanda Devi Raj Jat Yatra, un’antica processione tradizionale hindu. Una teoria plausibile, come confermato alla Bbc da Veena Mushrif-Tripathy, docente di archeologia al Deccan College e parte del team impegnato nel progetto, visto che le lesioni rintracciate sui crani erano compatibili con ferite causate da chicchi di grandine mentre erano totalmente assenti segni di colluttazione. In più, i test del Dna confermarono che si trattava di una comitiva di uomini e donne.

Il business e la chiusura dell’area a causa del degrado

Nel giro di qualche mese, questa teoria è stata ammantata di racconti mitologici e folcloristici per attirare trekker e turisti. Nel 2009 il percorso che includeva il Roopkund è diventato così una delle mete più ambite e più prenotate. Il business ha però causato  danni all’ambiente tanto che l’area è stata chiusa al pubblico. Misura ancora oggi valida. Ma non è finita qui. Nel 2010, la storia del lago Roopkund balzò nuovamente all’onore delle cronache. Trentotto campioni di ossa polverizzate furono inviati a 16 laboratori in tutto il mondo per essere sottoposti a esami genetici e biomolecolari. I risultati dello studio, durato ben cinque anni e pubblicato nel 2019, hanno lasciato il mondo a bocca aperta. Si è scoperto, infatti, che i 38 scheletri appartenevano a tre gruppi geneticamente diversi ed erano stati depositati nei pressi del lago in più occasioni, nel corso di mille anni. Il primo gruppo era formato da individui provenienti dall’Asia meridionale e le ossa erano datate tra il VII e il X secolo. Il secondo era composto da individui d’origine mediterranea, forse discendenti dei cretesi, morti nel XIX secolo. Infine, l’ultimo gruppo proveniva dal sud-est asiatico e i resti risalivano sempre al XIX secolo. Chiaramente, il rebus non ha ancora trovato una soluzione: gli scienziati continuano a interrogarsi sulla strana presenza di non indiani sull’Himalaya, informazione che non ha evidenza storica, e sulle cause della loro morte. Intanto le teorie continuano a moltiplicarsi: c’è chi pensa possano essere caduti accidentalmente nel Roopkund, chi crede siano stati uccisi dal mal di montagna (frequente a quell’altitudine), chi continua a immaginarli vittime di una grandinata senza precedenti. Quel che è strano è che siano morti tutti per cause diverse e in un range temporale così dilatato. Nel frattempo, il sito è abbandonato a se stesso. Gli scheletri sono stati maneggiati e trafugati dai turisti. Allontanando così la soluzione del mistero.

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