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Vedo verde

Il rischio di una fine Ocrida per il lago

Si trova al confine tra Albania e Macedonia del Nord e dal 1979 è patrimonio dell’Unesco. Il bacino, luogo sacro per i cristiani ortodossi, ospita un gran numero di specie animali e vegetali, ma deve fare i conti con pesca intensiva e cambiamento climatico.

21 Luglio 2021 15:42 Fabrizio Grasso
Il Lago di Ocrida tra Albania e Macedonia del Nord è ricco di biodiversità e dal 1979 patrimonio dell'Unesco, ma ora corre gravi rischi

Si trova al confine tra Albania e Macedonia del Nord ed è talmente ricco di biodiversità vegetale e animale da essere stato definito Le Galapagos d’Europa. È il lago di Ocrida, scrigno non solo di piante e animali, ma anche di leggende secolari. Considerato, inoltre, dai cristiani ortodossi (soprattutto durante il Medioevo) un luogo sacro, si ritiene che intorno vi sorgesse una grande città con 365 chiese, una per ogni giorno dell’anno.

Lago di Ocrida, dal 1979 patrimonio dell’Unesco

Nel 1979, il lago è stato dichiarato patrimonio mondiale dell’Unesco, ma proprio la grande popolarità derivata dalla classificazione adesso rischia di metterne a repentaglio l’ecosistema. «Fino ad allora era un luogo incontaminato», afferma Mechtild Rössler, direttore del centro del patrimonio mondiale dell’Unesco alla Bbc. «Nel tempo però, la situazione è divenuta assai preoccupante». Qui vivono ben 212 specie uniche al mondo fra alghe, zooplancton, lumache, vermi e, ovviamente, pesci. «Si tratta di un vero museo di fossili viventi», dichiara Spase Shumka, professore all’Università di Agraria di Tirana. In sei milioni di anni di vita, infatti, il lago grazie alla la sua conformazione è riuscito a proteggere le specie, consentendo loro un’evoluzione che non si è replicata in altre parti del pianeta.

Fra gli animali più caratteristici del lago c’è la trota di Ocrida, che per vivere necessita di alti livelli di ossigeno e basse temperature dell’acqua (massimo 15,6 gradi). Il cambiamento climatico e la pesca intensiva ne stanno, quindi, mettendo in pericolo la sopravvivenza e, in maniera indiretta, anche quella dell’ecosistema. La trota di Ocrida e il pesce cavedano sono i principali predatori del bacino. Se i loro numeri dovessero diminuire in modo netto, l’impatto sull’ambiente circostante sarebbe devastante.

La crisi della pesca nel lago di Ocrida

Durante gli anni Novanta, i pescatori riuscivano a portare a riva circa 120 tonnellate di pesce ogni anno. Dal 2012 al 2018 però la media è scesa intorno alle 61 tonnellate. «Trent’anni fa, con sole cinque lenze, potevamo catturare fino a 30 chili di pesce al giorno», afferma Roland Bicja, un pescatore di Lin, villaggio adagiato sulla sponda albanese del lago. «Ora, 100 ami non bastano a metterne insieme tre chili». La situazione sarebbe drasticamente cambiata con il crollo della Jugoslavia, quando ogni nazione ha iniziato a gestire autonomamente la propria economia ittica. Fino ad allora infatti, la pesca era interamente coordinata da società slave connesse allo Stato, le quali si impegnavano a catturare solo un determinato quantitativo di pesce, salvaguardandone la sopravvivenza. Quando gli equilibri politici si sono infranti, anche per contrastare la dilagante povertà tutti si sono fiondati sul bacino d’acqua. «C’erano cento, forse duecento barche contemporaneamente», ricorda Bicja.

L’introduzione della trota arcobaleno nel lago di Ocrida

La soluzione è stata individuata sempre negli anni Novanta con l’introduzione delle trote arcobaleno, razza non autoctona ma capace, secondo gli esperti, di favorire la rinascita delle specie di Ocrida. Nel 2005, un finanziamento della Banca mondiale ha contribuito alla ristrutturazione dell’incubatoio albanese, consentendo la nascita di un milione di esemplari all’anno. «Questi pesci sono la mia vita», afferma Celnike Shegani, gestore dell’impianto. «Li facciamo crescere fino al raggiungimento dei 4 grammi di peso e poi li rilasciamo nel lago». Anche la Macedonia del nord si è data da fare. Lo Stato, infatti, finanzia i pescatori per catturare le trote e trasferirle in una struttura di ricerca e di riproduzione.

Se le tecniche di allevamento stanno dando i loro frutti, a preoccupare però resta l’alto numero di pescatori che quotidianamente si riversa illegalmente nel lago. Sebbene Macedonia e Albania infatti abbiano dichiarato fuorilegge la pesca della trota di Ocrida, sono in molti ad aggirare le regole. «La nostra trota è il bene più importante qui nel villaggio», conclude Bicja. «Tutti devono preoccuparsene e capirne l’immenso valore».

Tag:Economia circolare
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