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Generazione D

Grazie alle riletture moderne della sua storia e ai messaggi di cui si è fatta portavoce, la principessa del Galles è diventata un modello di ispirazione anche per i teenager, che abbracciano le sue battaglie e ne riproducono gli outfit

25 Ottobre 2021 18:0125 Ottobre 2021 18:01 Camilla Curcio
Dallo stile senza tempo all'attenzione per cause e battaglie che rimangono attuali, le ragioni per Lady Diana rimane un'icona pop anche per i giovanissimi della Generazione Z

Protagonista di biopic attesi quasi quanto i film della saga di Harry Potter e di serie tivù pluripremiate, il mito di Lady Diana sembra non tramontare. E macina fan soprattutto nella Generazione Z.

Il cinema e la tivù rileggono la storia di Diana

Secondo i critici, questo rinnovato interesse per il personaggio di Diana sarebbe incentivato dalle riletture che, della sua biografia, sono state proposte in questi anni tanto dal cinema quanto dalla televisione. In particolare, dai due prodotti più recenti, il film biografico Spencer, diretto da Pablo Larraín e interpretato dall’attrice Kristen Stewart, e il dramma storico firmato Netflix The Crown. In entrambi i casi, la risposta del pubblico più giovane è stata sorprendente. Il trailer del film, centrato sulla decisione della principessa di porre fine al suo travagliato matrimonio con Carlo, ha macinato un numero di visualizzazioni record in poche ore e migliaia di commenti entusiasti su Twitter. Reazioni che fanno ben sperare in un’accoglienza più che positiva quando, a partire dal 5 novembre, approderà nelle sale. La quarta stagione della serie, invece, ha doppiato i numeri delle precedenti, attirando l’attenzione degli addetti ai lavori e consacrando alla fama il talento di Emma Corrin e Josh ‘O Connor. Star che hanno conquistato gli adolescenti, complice anche il periodo di lockdown.

Lady D conquista i social

Le rivisitazioni della storia di Diana hanno spinto ragazzi e ragazze ad approfondirne la vicenda pubblica e privata. Ricercando libri sull’argomento e, addirittura, creando veri e propri gruppi di discussione su Facebook. Spazi dove condividere un interesse comune, accogliendo diversi punti di vista. Il più popolato è Princess Diana – Keep Her Memory Alive, che a oggi conta più di 45 mila membri. Non sono ammessi hater né bot, soltanto utenti sinceramente interessati a tenere viva la memoria di Lady D attraverso pensieri, riflessioni, video o meme ironici ma mai offensivi. Niente di eccessivamente strappalacrime o melenso, soltanto il tentativo di creare una sorta di archivio online facile da consultare e, contemporaneamente. Anche su Twitter e Reddit sono numerosi i fan che, in occasione degli anniversari, postano fotografie di repertorio o aprono veri e propri account dedicati agli outfit e alle pettinature della Principessa del Galles, da sempre considerata un modello di eleganza senza tempo. Persino da Kate Middleton e Meghan Markle che continuano a ispirarsi a lei per costruire buona parte dei loro look pubblici.

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Un’eredità senza data di scadenza

Ma cosa spinge i teenager a interessarsi a un personaggio così lontano anche solo anagraficamente? Senza dubbio, la sua eredità morale. In un sistema dominato dalle regole e dal protocollo, Diana ha incarnato la forza della novità, è stata il volto familiare e rassicurante in un establishment che si è sempre chiuso in una prigione dorata e che il popolo ha percepito come lontano dalla propria quotidianità e dai propri problemi. «Era l’anello di congiunzione tra i reali e la gente comune, l’elemento che avvicinava due mondi agli antipodi», ha spiegato il 23enne Jordan Taylor O’ Neill in un’intervista all’Independent. «Si è fatta portavoce di questioni che, al tempo, pochi consideravano e per cui oggi la nostra generazione combatte. Ha messo in discussione  etichette e tradizioni datate e ha dato a tutti il coraggio di farlo». Tra tutte le cause che Lady D ha abbracciato, forse, quella che più la avvicina ai 16enni e ai 18enni di oggi è proprio la sua attenzione per i diritti LGBTQ+, una battaglia di cui si è fatta carico in un’epoca in cui diventare cassa di risonanza di certi messaggi, soprattutto nella sua posizione, era molto rischioso. «La comunità LGBTQ+ continua a riconoscersi in lei e nei suoi gesti», ha raccontato il 24enne Harry Jones. «Il suo lavoro è stato davvero gigantesco. Ha distrutto lo stigma attorno ai malati di Hiv, ha visitato gli ospedali, abbracciato i pazienti senza paura. C’è ancora tanto da fare ma mi piace pensare che tutto è partito da lì, dal suo coraggio e dal suo buon cuore». Da icona queer a influencer di stile, l’eclettismo di Diana le ha permesso di attraversare le epoche e rimanere viva nel ricordo di tutti. Anche di chi non ha avuto il privilegio di assistere in presa diretta alla sua rivoluzione.

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