Il futuro di Tim in bilico tra Opa e scorporo della rete

Sebastiano Venier
20/10/2022

L'OBOLO DI SAN PIETRO. Sul destino della compagnia telefonica la confusione è totale. Vivendi cerca di massimizzare l'investimento ed è ai ferri corti con Cdp che prende tempo. Mentre aleggia l'ipotesi di offerta pubblica di acquisto e i francesi vorrebbero chiudere la partita per puntare a Sky.

Il futuro di Tim in bilico tra Opa e scorporo della rete

Per il l’amministratore delegato di Tim Pietro Labriola quello attuale è veramente un momento complicato. Il consiglio d’amministrazione è spaccato, il presidente Salvatore Rossi pensa principalmente al suo futuro, i due più grandi azionisti (Vivendi e Cassa depositi e prestiti) faticano a parlarsi. E intanto il debito sale. Per non parlare poi del titolo. Oltre a essere declassato, continua a scendere, tolta qualche fiammata dovuta sempre a voci di possibili Opa in arrivo, tanto da essere arrivato ai minimi storici. Tutti prendono tempo e questo non facilità certo l’operato del ceo.

Tim sotto pressione di Kkr
Pietro Labriola (da Youtube).

La rete unica e l’impasse del cambio di governo

Il tema centrale resta la rete unica. Cdp soffre l’impasse del cambio di governo e della nomina del nuovo ministro dell’Economia. In attesa di certezze sul fronte politico, la timeline per il dossier rete unica Tim-Open Fiber è già cambiata. Cassa depositi e prestiti, il fondo australiano Macquaire e Open Fiber hanno fatto pervenire a Tim una richiesta di slittamento nell’ambito degli accordi presi a maggio scorso con la firma del memorandum of understanding (Mou) che ha dato il via al progetto di integrazione degli asset di rete di Tim e Open Fiber. Nei giorni scorsi il board della Cassa depositi e prestiti ha infatti riesaminato il dossier e fissato una nuova tempistica da sottoporre al vaglio di Tim. L’offerta non vincolante per la NetCo dovrà arrivare entro il 30 novembre. Quella vincolante entro metà gennaio 2023. Il documento fissa anche il 28 febbraio 2023 come termine ultimo dopo il quale scadrebbe l’intero contenuto del memorandun of understanding siglato da Cdp, Macquarie, Tim, Open Fiber e Kkr in scadenza il prossimo 31 ottobre. Il cda della società telefonica doveva già deliberare nei giorni scorsi sull’eventuale proroga, ma ciò non è avvenuto per l’assenza di Arnaud de Puyfontaine e Frank Cadoret. I due consiglieri di Vivendi sostengono che avevano già anticipato al presidente Rossi la propria indisponibilità a partecipare per impegni preesistenti e si sarebbero detti sorpresi della convocazione del consiglio su un tema così strategico in considerazione della loro assenza.

Vivendi offre a Paolo Scaroni la presidenza di Tim
Arnaud de Puyfontaine (Getty Images).

Il fondo Cvc e quella vicinanza con Gubitosi

Il nodo dello scontro resta il prezzo visto il divario di valutazione tra Cdp che ha valutato la rete dell’ex monopolista intorno a 15 miliardi di euro e il prezzo richiesto da Vivendi superiore a 30 miliardi. Tim dovrebbe, comunque, riunire nuovamente il consiglio martedì 25 ottobre per decidere in merito. Ma il tempo è tiranno. E altre indiscrezioni parlano di un’operazione sull’intero capitale dell’azienda, per mano del fondo di private equity Cvc, da sempre considerato vicino all’ex ceo Luigi Gubitosi, in accordo con il socio francese. Va ricordato che il fondo americano, lo scorso marzo, aveva presentato un’offerta rifiutata per una quota del 49 per cento di Tim Enterprise. L’ipotesi di Opa è tornata d’attualità in virtù soprattutto della bassa valutazione della società che capitalizza in Borsa meno di quattro miliardi. In particolare, Cvc intenderebbe accelerare sullo spezzatino delle sue attività, vendendo la rete a Cdp e i servizi telefonici a Vivendi. Difficile però che l’operazione possa avvenire in assenza di un governo. Per evitare l’intervento Cvc potrebbe entrare in gioco il cosiddetto Piano Minerva, fortemente sostenuto da Fratelli d’Italia, che prevede un’Opa totalitaria da parte di Cdp su Tim, per poi dare il via alla cessione degli asset retail. Oltretutto questa strada è meno gravosa per Cassa e avrebbe lo stesso esito finale delineato nell’attuale Mou. In entrambi i casi, Cdp controllerebbe le società della rete di Tim e Open Fiber.

Tim e Gubitosi si separano: c'è l'accordo per l'uscita dall'azienda. L'ormai ex AD e direttore generale lascia anche il cda, ma niente maxi buonuscita
Luigi Gubitosi. (Getty)

L’ipotesi di Opa e la strategia di Bolloré

I principali rischi e ostacoli per un eventuale offerta pubblica di acquisto sono legati alla posizione dell’Antitrust Ue, con cui Cassa dovrebbe trovare un accordo (la Cdp detiene attualmente il 60% di Open Fiber e il 10% di Tim) . Questo vale anche nel caso di cessione degli asset retail di Tim a un operatore già presente sul mercato (come Iliad e non per Vivendi). Anche questa strada, infatti, non dispiace al gruppo guidato da Vincent Bolloré. Sarebbe una via d’uscita decorosa. Inoltre, Vivendi sta guardando da tempo Sky Italia che è sul mercato, un’operazione che dopo il cambio di proprietà e l’acquisizione degli asset retail consoliderebbe la sua offerta televisiva via cavo, specialmente in campo sportivo, visto l’accordo sui diritti televisivi tra Dazn e Tim.

Il futuro di Tim in bilico tra Opa e scorporo della rete
Vincent Bolloré. (Getty)

Lo scontro sulle tlc tra Meloni e Berlusconi

Non va poi dimenticato che il settantenne industriale transalpino, nel giro di breve tempo, è riuscito a mettere in piedi un impero mediatico schierandolo a sostegno della destra. La sua holding Vivendi possiede diverse società e partecipazioni nel settore dei media. Si passa da Canal+ alla radio Europe1, dalle guide Routard all’editore Fayard, dai Livres de poche a Paris Match. E in Francia il finanziere bretone ha sostenuto il candidato di estrema destra, Éric Zemmour, contro Emmanuel Macron. Non è un caso dunque che uno dei motivi dei rapporti tesi tra la candidata premier Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi sia costituito proprio dalle telecomunicazioni. Attualmente il ministero dello Sviluppo economico toccherebbe al duro Guido Crosetto, uno dei fondatori di Fratelli d’Italia, e il Cavaliere vuole collocare come sottosegretario con delega sulle telecomunicazioni un suo uomo fidato. La politica è importante, ma nessuno tocchi gli affari.