Appena uscito il suo ritornello – quel “la la la” – risuonava ovunque. Oggi, a distanza di 20 anni – era il primo ottobre 2001 – Can’t get you out of my head della cantante australiana Kylie Minogue resta uno dei pezzi che hanno segnato un’epoca e fatto da colonna sonora a una intera generazione.
Can’t get you out of my head, il culmine della carriera di Kylie Minogue
Singolo di punta dell’album Fever che, con oltre 6 milioni di copie vendute, è stato l’lp più venduto della carriera di Minogue e il culmine del suo percorso artistico, la canzone incarna perfettamente il concetto di hit. Scritta in un solo pomeriggio da Cathy Dennis e Ron Davis, ha scalato in tempi record le classifiche di tutto il mondo, occupando per mesi il gradino più alto del podio e monopolizzando le radio. Il suo straordinario successo ha semplicemente anticipato quello che, seppur in misura minore, avrebbe toccato anche altre tracce dell’album: da Come into my world, scritta sempre dal duo Dennis/Davis e aggiunta all’ultimo minuto alla tracklist, a In your eyes, a cui ha collaborato anche la popstar come co-autrice, passando per Fever, il brano che l’ha ufficialmente consacrata come ‘Regina della pista da ballo’. «Mi sento in balia di un’onda e, al momento, so bene come mantenere l’equilibrio sulla mia tavola da surf», dichiarò Minogue in un’intervista al The Observer nel 2001. «Ho l’impressione di avere i piedi ben piantati a terra. Non so dove tutto questo mi stia portando ma è bello da vivere».
Can’t get you out of my head, storia di una canzone diventata hit senza tempo
La carriera di Minogue è stata scandita da un successo improvviso, un periodo di stallo e un ritorno sulla scena in pompa magna. Dal debutto nella teen pop e nella dance, la cantante ha tentato di imprimere al suo repertorio una direzione più indie con un discreto riscontro tra i fan e critiche al vetriolo da parte di numerosi addetti ai lavori. Fino a ritornare in ballo con Fever, considerato da molti quello che per Michael Jackson è stato Thriller o per i Nirvana Nevermind. La storia di Can’t get you out of my head è davvero molto curiosa. Scritta originariamente per la band inglese S Club 7 e, successivamente, proposta a Sophie Ellis-Bextor, è arrivata a Minogue dopo una serie di rifiuti. Ma è bastata la prima strofa a convincerla a farla sua. La registrarono nel garage della casa di Davis, a Epsom. «Kylie fu adorabile. Portò del cibo per tutti e imparò la canzone in pochissimo tempo», ha raccontato l’autore all’Independent. «Ci sono professionisti navigati che, spesso, non dimostrano tutta questa serietà nel lavoro. Vocalist che non rispettano gli appuntamenti o si concedono ritardi inammissibili. Lei fu davvero molto attenta e diligente». Innovativa, unica nel suo genere e diversa da tutto quello che circolava nel panorama musicale di allora, la hit voleva strizzare l’occhio ai ritmi futuristici portati in auge dai Daft Punk senza snaturare le doti vocali di Minogue. «I Daft Punk utilizzavano campionature e sintetizzatori, noi ne abbiamo fatto a meno», ha aggiunto Davis, «Kylie ha arricchito il testo col suo timbro ed è stato proprio questo uno degli elementi che ha fatto sì che il progetto fosse vincente».
Come la hit di Kylie Minogue ha ispirato registi e stilisti
Valicando i confini della musica, Can’t get you out of my head si è trasformata in un fenomeno culturale. Ha lanciato la carriera di Fee Doran, stilista del brand Mrs Jones e ideatore della celebre tuta col cappuccio indossata dall’artista nel videoclip. Ha ispirato Adam Curtis nella realizzazione del documentario omonimo sui cambiamenti del XX secolo. Ma, ancora prima, il giornalista Paul Morley è partito da quelle note per scrivere il libro Words and Music: A History of Pop in the Shape of a City, pubblicato nel 2003. Una densa digressione sulla storia della musica pop che inizia con una descrizione della hit di Minogue come «un’autentica opera d’arte». «Nel processo di creazione di quel pezzo è successo qualcosa di speciale. Le varie tappe che ne hanno portato alla nascita lo hanno reso molto più che una semplice somma di decisioni e scelte autoriali», ha sottolineato Morley. «Quello che lo rende gradevole è che non è stato modellato per diventare un grande canzone pop ma si è semplicemente rivelata una grande canzone pop, in maniera del tutto naturale». Oltre al placet della stampa, Minogue ha potuto godere del costante calore dei fan che si sono innamorati del suo stile, ne hanno seguito l’evoluzione e, a distanza di due decenni, continuano a lasciarsi trasportare dal suo ritmo.