Vi ricordate Gangnam Style? Era il 2012 e improvvisamente il mondo scoprì il pop coreano. La canzone interpretata dall’artista di Seul Park Jae-sang noto come PSY era accompagnata da un video che riuscì a raggiungere su youtube, nel dicembre dello stesso anno, un miliardo di visualizzazioni. Non era mai successo prima. Ma quello che sembrava un fenomeno destinato a scomparire, è diventato una rivoluzione culturale globale e un business miliardario che ha cambiato le regole del mondo della musica e dello spettacolo in genere. E che ha creato una fanbase a cui strizzano l’occhio politici e capi di Stato come Joe Biden e Emmanuel Macron.
L’universalità del genere k-pop
Il fenomeno K-pop è meno recente però di quello che si pensi. Iniziò a diffondersi alla fine degli Anni 90 – gli esordi si fanno risalire a Seo Taiji and Boys che, per primi fusero insieme elementi coreografici hip hop su una base rap – trovando una solida base commerciale e la testa di ponte nei confronti del mercato globale in Giappone, il secondo mercato musicale del mondo dopo quello degli Stati Uniti. Gli ingredienti non sono originali, ma il risultato è decisamente qualcosa di inatteso. Il K-pop si basa su facili canzoni ballabili, strutturate su melodie musicali in gran parte elettroniche e con influenze hip-hop, gli interpreti sono soprattutto gruppi che si ispirano alle boy band anglo-americane come Take That, Backstreet Boys o girl-band come le Spice Girls e il principale veicolo della musica sono coloratissimi video in cui il ballo e gli abiti alla moda (e una certa estetica da manga) sono la principale attrattiva. Le band diventano così veri e propri fenomeni di costume. Un po’ come i Beatles negli Anni 60.
La trasformazione dell’industria musicale: dai dischi al video
PSY costituiva un’eccezione in quanto artista solista, ma scelse di puntare più sull’ironia che sulla moda e il suo approccio scanzonato e da cartone animato ha reso Gangnam Style il primo successo globale coreano e il primo di una lunga serie. Ma l’ingrediente speciale che ha reso il K-pop un movimento globale è forse rintracciabile nelle sue origini. Se l’industria musicale tradizionale basava i suoi profitti sulla vendita dei dischi e le radio erano il principale veicolo di diffusione per le canzoni, l’industria musicale coreana invece è più recente e si è costituita in gran parte nell’epoca della televisione e della video-musica, con un approccio quindi sempre meno tradizionale, sempre più incentrato su un’estetica televisiva e su un modello di business a grande vocazione internazionale. Pur non essendo “nativa digitale”, l’industria musicale coreana era già pronta all’era dello streaming video e audio e non ha perso la sua occasione. Una universalità che ha fatto delle star del K-pop una sorta di ambasciatori del proprio Paese. Nel 2018, per esempio, alcuni dei gruppi più famosi si esibirono, in segno di distensione, a Pyongyang davanti a Kim Jong-un e signora. Un concerto offerto da Seul alla vicina Nord Corea. Stando alle cronache di regime, Kim Jong-un dimostrò parecchio interesse per le star tanto da voler posare per alcune foto con le star dietro le quinte.
Nel 2020 il K-pop è cresciuto del 44,8 per cento
Il 2020 è stato un anno di crisi per tutti, ma non per il K-Pop. Secondo i dati del Global music report 2021 edito dalla International Federation of the Phonographic Industry, il mercato musicale made in Sud Corea sta esplodendo: è cresciuto nell’anno della pandemia del 44,8 per cento e sta crescendo più velocemente di qualsiasi altro ambito musicale internazionale. I più importanti artisti della scena oggi sono due gruppi: il sestetto maschile BTS (acronimo di Bangtan Sonyeondan) e il giovanissimo quartetto femminile BlackPink.
La società che detiene i diritti dei BTS quotata in Borsa
L’album dei BTS Map of the soul : 7 è stato, sempre secondo i dati dell’Ifpi, il disco più popolare dell’anno a livello mondiale su tutte le piattaforme (streaming audio e video), riuscendo anche a vendere in supporti fisici 4,8 milioni di copie. La star americana che ha venduto più copie nel mondo con un album nel 2020 è stata Taylor Swift, il cui disco Folklore non ha raggiunto i 2 milioni di unità vendute, meno della metà della boy band di Seul. Non solo classifiche, ma anche mercati finanziari: nell’ottobre 2020 la Big Hit Entertainment, società che detiene i diritti dei BTS, si è quotata alla Borsa di Seul raccogliendo nella sola prima giornata di contrattazioni 840 milioni di dollari. L’Ipo ha reso il fondatore di Big Hit Bang Si-hyuk un miliardario, e ciascuno dei sette membri della band multimilionari.
La Corea del Sud è diventata il nuovo Giappone
Si potrebbe dire che nessuno avrebbe pensato che adolescenti europei e americani sarebbero impazziti per divi asiatici che cantano in una lingua incomprensibile, ma nessuno avrebbe neppure detto 40 anni fa che un’intera generazione sarebbe cresciuta con cartoni animati e fumetti di produzione giapponese. Il loro successo è forse inatteso, ma non può essere definito imprevisto, visto che dai cartoni animati, ai fumetti, ai videogiochi, alle tecnologie, il mondo giovanile dell’Estremo Oriente fa ormai decisamente parte della cultura adolescenziale occidentale; la musica è solo un altro, forse inevitabile, passo di questa penetrazione culturale. E la Corea del Sud sta imponendosi come il nuovo Giappone. Basti pensare anche all’industria cinematografica con i 4 Oscar – tra cui miglio film – e la palma d’oro a Cannes a Parasite di Bong Joon-ho.
Il popolo mondiale dei fan del k-pop coccolato da Biden e Macron
Ma i fan del K-pop sono anche un esercito compatto e attivissimo in Rete e sui social network. E una forza politica. L’anno scorso si coalizzarono per sabotare un raduno di Donald Trump, prenotando in massa in rete i biglietti per assistere a un comizio dell’allora presidente. I leader oggi hanno capito che sono un popolo con cui fare i conti. Joe Biden ha riconosciuto l’impatto universale del K-pop in un incontro con il presidente sudcoreano Moon Jae-in avvenuto a Washington lo scorso 20 maggio. «I fan del K-pop sono universali», ha detto la scorsa settimana il Commander in chief in conferenza stampa. Mentre il presidente francese Emmanuel Macron ha ritwittato un messaggio di un fan dei BTS che gli suggeriva di ascoltare il nuovo album della band Butter.
UN CONCERT DE @BTS_twt. Merciiii 💜😁 et streamez #BTS_Butter Mr le président 👍🙂 https://t.co/YAfguINmAe
— L𝓲𝓷𝓮 ⁷ * ᴷᵀᴴ¹* 🐻🍓🌸 (@line0306) May 21, 2021
Naturalmente non mancano i sostenitori in patria. «I BTS e i loro fan stanno scrivendo la storia di questa generazione e della musica pop», ha twittato orgoglioso il 24 maggio l’ex primo ministro sudcoreano Lee Nak-yeon congratulandosi con i BTS per aver vinto quattro premi ai Billboard Music Awards. Non ci resta che attendere un endorsement per i nuovi eroi del pop anche da parte della politica italiana, visto che anche da noi i BTS lo scorso gennaio hanno conquistato il loro primo disco di platino con la loro hit Dynamite.