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Koo, l’alternativa indiana a Twitter (che piace a Modi)

Con 20 milioni di utenti e migliaia di account vip, il social sta crescendo grazie anche all’endorsement di governo.

4 Febbraio 2022 15:084 Febbraio 2022 15:36 Fabrizio Grasso
Koo, alternativa indiana a Twitter, è in grande ascesa grazie anche all’endorsement di governo e star del cinema. Cos’è e come funziona il social

Venti milioni di download e oltre 5 mila account vip fra governo, star di Bollywood e atleti di cricket. Questi i numeri della grande ascesa di Koo, il social network nato un anno fa, che in India punta a sostituire Twitter. Supportato dalle autorità, che lo scorso anno si erano schierate contro la piattaforma americana, potrebbe diventare presto il social dominante nel Paese, preparandosi così a espandersi all’estero.

Koo, cos’è e come funzione la versione indiana di Twitter

Come il più celebre Twitter, anche Koo è una piattaforma di microblogging. Gli utenti, previa iscrizione, possono pubblicare testi (chiamati “koos”) di massimo 350 caratteri, cui possono allegare foto, video o contenuti audio. Allo stesso modo delle controparti occidentali, permette di seguire più persone per avere accesso ai loro contenuti e di entrarvi in contatto tramite messaggi privati o commenti pubblici. «Ora siamo disponibili in 10 lingue differenti, incluso l’inglese», ha detto alla Bbc Mayank Bidawatka, co-fondatore della società assieme a Aprameya Radhakrishna. «Quest’anno vorremmo coprire tutte le 22 lingue ufficiali dell’India».

There are many like Soundarya Gopi whose voice was unnoticed and unwelcomed. Today, Koo is breaking down linguistic boundaries and allowing Indians like Soundarya Gopi to openly express themselves.
Tell us how Koo encourages you to express yourself freely.#KooKiyaKya pic.twitter.com/0r6ueGE3SS

— Koo (@kooindia) January 28, 2022

L’obiettivo dei 25 milioni di utenti di Twitter è ormai facilmente alla portata, tanto che, vista l’incredibile e verticale ascesa, i vertici di Koo puntano a superare quota 100 milioni entro fine anno. Tra gli iscritti figurano già diversi atleti di cricket, fra gli sport più seguiti del paese, e vari attori di Bollywood. Attualmente si contano circa 5000 account vip, ma si prevede un numero triplicato entro i prossimi mesi. Fra i profili anche vari membri del governo che, con il suo endorsement dello scorso anno, ha contributo sensibilmente alla diffusione a macchia d’olio del social.

Cos’è successo fra governo e Twitter

Koo ha tratto enorme vantaggio dalla diatriba fra il governo indiano e Twitter dello scorso anno. Come riporta Wired, nel febbraio 2021 il premier Narendra Modi e diversi ministri firmarono una legge contenente nuove linee guida per la gestione dei social network nel Paese. In sostanza, si chiedeva alle piattaforme di nominare un responsabile che, in caso di reclami per la pubblicazione di post offensivi, provvedesse alla rimozione entro pochi giorni. Inoltre – ed è stato questo a provocare la reazione di Twitter – le stesse società avrebbero dovuto rintracciare l’autore dei post su richiesta del governo o dei tribunali. Il social statunitense parlò subito di «attacco alla democrazia e alla privacy», ricevendo come risposta l’accusa di ritenersi superiore alla legge. Twitter aveva così dichiarato immediatamente di volersi impegnare a uniformarsi alle leggi indiane, ma ormai era troppo tardi. Diversi membri del governo, tra cui lo stesso Modi, avevano iniziato a boicottare il social, invitando la popolazione a optare per una piattaforma alternativa, ossia Koo, che ne ha subito tratto vantaggio. Il numero di utenti è cresciuto esponenzialmente, grazie anche alla contemporanea diffusione in Nigeria, che nel frattempo aveva provveduto alla sospensione di Twitter.

Gli oppositori politici parlano di un social al servizio del governo

Il successo però ha portato con sé anche alcune critiche. Koo è infatti divenuto terreno di battaglia fra i nazionalisti indù e i rappresentanti delle minoranze, come quella musulmana. Sul social sono piovute accuse di incitamento all’odio religioso e di eccessiva amplificazione della propaganda nazionalista del governo senza alcun controllo dei contenuti. Bidawatka ha risposto sostenendo la presenza su Koo di esponenti di 19 partiti di opposizione, i quali non hanno mai subito limitazioni di espressione. «In quanto imprenditori non intendiamo creare una piattaforma rivolta a una sola fetta di pubblico», ha detto alla Bbc.

Get the freshest opinions and updates, #FirstOnKoo pic.twitter.com/9nNZKUmdcD

— Koo (@kooindia) March 11, 2021

Diverso il pensiero di Nikhil Pahwa, attivista per i diritti digitali in India. Per lui, il governo Modi ha spinto la gente a iscriversi su Koo al fine di creare un contesto favorevole in futuro. Una mossa simile alle operazioni in Cina, dove lo Stato controlla ogni settore del cyberspazio. L’uomo non esclude, infatti, che nei prossimi mesi le autorità vietino Twitter nel Paese, portando la comunicazione unicamente su Koo.

 

LEGGI ANCHE: Chi è Parag Agrawal, il nuovo Ceo di Twitter dopo Jack Dorsey

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