Kim che lancia missili nel Pacifico, ma poi apre all’unificazione delle Coree. Kim che fa ammazzare i suoi parenti, accusati di alto tradimento. Kim che non tollera i «facili costumi» della sua ex fidanzata e ne ordina l’esecuzione, Kim che condanna a morte l’architetto «colpevole» di non aver fatto un buon lavoro all’aeroporto di Pyongyang.
Kim che «ma che fine ha fatto?». Kim che «è morto», «no, sta per morire», «comunque è gravemente malato», «vabbè, in ogni caso non si vede da settimane». Kim che fuma tre pacchetti di sigarette al giorno, anzi due, comunque troppe. Nei suoi ormai 10 anni da Presidente della Corea del Nord, su Kim Jong-un ne sono state dette tante, tantissime. E in Occidente, da sempre, circolano notizie di ogni genere sul dittatore di Pyongyang. Non aiuta in questo senso il numero delle notizie che provengono dal nord del 38° parallelo, pochissime e non verificabili, certo. Ma è un fatto che, ormai, qualsiasi cosa abbia a che fare con Kim Jong-un venga proposta in chiave assurda, un po’ ironica, senza filtri.
Kim Jong-un e le esecuzioni sommarie
Su internet girano tantissime storie sul suo conto, la maggior parte delle quali hanno a che fare con le esecuzioni per futili motivi. Non che si tratti di fantasie ingiustificate, sia chiaro: nel 2013, per esempio, fece uccidere lo zio Chang Sung-taek, accusato di alto tradimento e tentato golpe: «C’è un obbligo elementare per ogni essere umano di ripagare la fiducia con il senso di riconoscenza, e la benevolenza con la lealtà. Comunque, quella spregevole feccia umana di Chang, che era peggio di un cane, ha commesso tre volte dei maledetti atti di tradimento della fiducia profonda e del caldo amore paterno che il partito e il leader gli avevano dimostrato», furono le parole usate per commentare la sua condanna a morte.
Anche in un caso verificato come la morte di Chang, però, le ricostruzioni fantasiose si sprecano: per un periodo, infatti, è circolata la voce che Kim avesse dato lo zio e cinque suoi collaboratori in pasto a 120 cani affamati. Una notizia ripresa da testate internazionali e italiane, ma mai davvero confermata.
Insieme a Chang fu uccisa – si dice – anche tutta la sua famiglia, per non lasciare altre tracce. Poco dopo, in una purga del 2014, Kim ordinò l’esecuzione anche di O Sang-hon, viceministro della Sicurezza pubblica, per aver tramato alle sue spalle insieme allo zio. Sedia elettrica? Fucilazione? Impiccagione? No, bruciato vivo con un lanciafiamme.
Kim jong-un e le bufale
Anche per questo rischiano di passare per vere, o quantomeno per verosimili, alcune delle storie più crude relative al dittatore nordcoreano: come quella per cui, nel 2013, fece fucilare la cantante – e sua ex fidanzata – Hyon Song-wol, insieme ad altri 11 musicisti, per aver girato un video a luci rosse. Pare che a spingere Kim nella decisione fosse stata la moglie, Ri Sol-ju, anche lei cantante invidiosa del loro passato. Peccato, però, che Hyon sia poi stata rivista in pubblico nel 2014, e che abbia partecipato anche a diversi eventi internazionali, come questo concerto tenuto a Seul nel 2018.
Che dire invece di un altro grande classico legato a Kim Jong-un, quello dell’architetto Ma Won Chun, incaricato di progettare il nuovo terminal dell’aeroporto di Pyongyang, condannato a morte per non aver fatto un buon lavoro? È vero che il leader non apprezzò il risultato, tanto che commentò: «Nell’ultima fase dei lavori del Terminal 2 sono emersi dei difetti, perché i progettisti non hanno tenuto presente l’idea del partito di bellezza architettonica, necessaria per preservare il carattere Juche e l’identità nazionale. Bisogna completare la costruzione del terminal affinché sia un’icona della Corea del Songun, il volto del paese e la porta di Pyongyang». Una bocciatura evidente, certo. Ma così grave da dover punire l’architetto con la morte? No. Dopo essere sparito dai radar, Ma tornò a farsi vedere in pubblico dopo 11 mesi, probabilmente trascorsi in un campo di lavoro. Una sorta di ‘purghetta’, per rieducare ai canoni del partito chi non ne ha rispettato le direttive. C’è poi la storia di Hyon Yong-chol, il capo delle forze armate giustiziato per essersi addormentato durante un discorso del leader. Sulla sua morte però c’è ancora poca chiarezza: se alcune fonti dicono che sia stata confermata dalle stesse autorità nordcoreane, altri non ne sono così sicuri. Curioso, poi, il modo in cui Hyon sarebbe stato ucciso: a cannonate. Sì, come se fosse un fortino da radere al suolo.
Kim Jong-un, la salute e la presunta morte
Sul dittatore si è scritto anche tanto sulle sue condizioni di salute. Pare abbia il diabete, soffra di ipertensione e sia un fumatore compulsivo. L’ultima è l’unica cosa verificabile: nel 2016 fu beccato con una sigaretta durante una campagna anti-fumo promossa dal suo stesso governo. E nel 2018, nel corso di un vertice intercoreano, un funzionario del Sud rischiò di creare un incidente diplomatico quando suggerì a Kim di «smettere di fumare». Un consiglio non richiesto e neanche particolarmente apprezzato, tanto che servì l’intervento della moglie Ri Sol-ju per rompere il gelo con una battuta: «Glielo dico da sempre, ma non mi ascolta mai!». Del suo passato si sa poco, ma pare abbia studiato in Svizzera – come gli altri suoi fratelli – sotto falsa identità. In Europa ha imparato ad apprezzare il vino francese (si vanta di aver bevuto anche 10 bottiglie in una sera) e l’Emmenthal, di cui è particolarmente ghiotto. Non il massimo, se pensiamo che nel 2014 sparì per sei settimane – salvo riapparire con un bastone da passeggio – e nel 2015 il governo sudcoreano sottolineò come avesse preso 40 chili nei suoi primi 5 anni di governo. Tutte circostanze che contribuiscono a rendere la sua figura particolarmente sfuggevole, e anche per questo bersaglio facile di fake news. A un certo punto, nel 2020, aumentarono con insistenza le voci secondo le quali fosse morto: a parte la sua assenza dal pubblico per più di due settimane, Kim non partecipò nemmeno all’annuale Giorno del Sole, festa in cui si celebra la nascita di suo nonno Kim Il-sung, fondatore e Presidente eterno della nazione. Erano anche circolate delle immagini (false) della sua salma, poi il suo ritorno in pubblico ha messo a tacere qualsiasi gossip. Più di recente, Kim si è tornati a parlare della salute di Kim perché apparso molto dimagrito in pubblico.
Che succede se Kim muore?
Verità o bufale, pare però che il regime si stia preparando per coprire il vuoto di potere lasciato dalla sua morte: il sito sudcoreano Nk News, infatti, riporta come di recente sia stato modificato lo statuto del Partito dei lavori, con due articoli particolarmente interessanti: il primo è il 26, con cui si crea ad hoc la posizione di «primo segretario», fino ad ora la semplice descrizione del lavoro di Kim. La cui carica, invece, è stata cambiata in «Segretario Generale», e la nuova figura invece dovrebbe fargli da vice. «Si tratta di un fatto inusuale», scrive la testata, «nessun altro partito comunista al potere ha mai definito formalmente una posizione di un secondo al comando, ossia di un vero e proprio leader supremo in attesa».
New rules for North Korea's ruling party hint at preparation in the event of Kim Jong Un's death or incapacitation.
"It is as though North Korea suddenly introduced a close equivalent to the position of vice president," writes @andreilankovhttps://t.co/vdKGKX0mJs
— NK NEWS (@nknewsorg) June 16, 2021
Il secondo articolo di rilievo è invece il 28, con cui vengono descritte le funzioni del Comitato permanente del Politburo, il più alto organo di governo del Paese composto da cinque persone: da ora, su decisione del segretario generale, uno qualsiasi dei membri potrà presiederne una riunione. «I due articoli creano una cosa mai vista: una struttura chiaramente definita che permette a Kim di delegare il proprio potere», senza quindi intervenire in prima persona negli affari dello Stato. Per Nk News, queste mosse significano che il Partito ha preso le dovute contromisure in caso di morte, o prolungata assenza, del leader: «La decisione probabilmente indica che la salute di Kim non è buona».
Kim e i suoi amici
Complici anche i suoi rapporti altalenanti con l’Occidente, tra minacce di attacchi nucleari e repentine aperture, non sono tanti gli amici che Kim si è fatto in questi anni di governo. Due, però, sono degni di nota: il primo lo conosciamo bene, ed è l’ex senatore di Forza Italia Antonio Razzi. «Sono arrivato in Corea del Nord e mi è sembrato di trovare la Svizzera, non c’era una carta a terra. Le strade sono belle e pulite, è il Paese più sicuro che conosca», raccontò estasiato. Negli anni, Razzi ha visitato spesso Pyongyang ed è stato, di fatto, il ponte tra l’Italia e quel pezzo di Oriente: «Kim è un moderato, che sta provando a portare la democrazia nel Paese». Nel 2014, in uno dei suoi tanti viaggi al Nord, Razzi disse che si sarebbe impegnato, parlando col suo amico Kim, per promuovere la pace e l’unificazione delle due Coree: «Mi hanno detto che potrei pure vincere il Nobel. Qualcuno ha ironizzato sulla mia iniziativa, ma forse ci voleva proprio Antonio Razzi per promuovere un progetto che, nelle mie intenzioni dovrebbe portare, perché no, a un riavvicinamento tra i due Paesi e a una riunificazione, a oltre 60 anni dalla divisione post bellica».
L’altro amico è una leggenda dello sport, americano e non solo: l’ex cestista dei Chicago Bulls Dennis Rodman, compagno di Michael Jordan nella squadra che vinse tre titoli consecutivi tra il 1996 e il 1998. Un po’ di contesto: nei suoi anni passati in Svizzera, pare che Kim si fosse appassionato tantissimo al basket Nba e ai Bulls di Jordan, tanto da disegnare ritratti del suo idolo da appendere in camera. L’amicizia tra i due nasce per caso, a Pyongyang, durante una tournée asiatica in cui Rodman era al seguito degli Harlem Globetrotters. «Dopo una partita che non giocai pensavo mi volessero arrestare, invece degli agenti mi portarono sulle tribune. Lì ho incontrato Kim Jong-un, ma non sapevo chi fosse. Mi chiese ‘ti piace il mio Paese?’ E gli risposi di sì. Poi lui mi disse ‘Abbiamo chiesto a Michael Jordan, ma lui non è venuto e allora lo abbiamo chiesto a te’», raccontò Rodman, che poi aggiunse: «Siamo andati a cena e ci siamo ubriacati, a un certo punto Kim ha iniziato a cantare e non avevo idea di cosa dicesse. Poi sono arrivate 18 ragazze». «Ho visto i missili e i militari nordcoreani», continua “The Worm”, «ma non abbiamo mai parlato di politica con Kim, sono andato lì solo per portare lo sport. Ci siamo sentiti spesso e mi hanno trattato sempre come uno di famiglia». L’ex atleta è stato anche invitato, nel 2018, a partecipare al vertice tra Kim e Trump tenutosi a Pyongyang.
Kim e un Paese affamato
Tra leggende e amicizie strane, c’è poi la dura realtà di un Paese affamato, letteralmente: Kim ha infatti ammesso come la Corea del Nord stia affrontando una durissima crisi di risorse alimentari. Nel rivolgersi al Comitato, il leader ha detto che la situazione sta diventando «tesa», per le forti alluvioni che hanno colpito la nazione – impedendo al settore agricolo di raggiungere gli obiettivi – ma anche per il blocco delle importazioni causato dalla pandemia. Tra le altre cause, secondo Kim, ci sarebbero anche le sanzioni internazionali. «Ora è essenziale che lo Stato e il partito si concentrino sull’agricoltura», ha concluso il dittatore. La situazione è effettivamente molto grave, se si pensa che un casco di banane è arrivato a costare ben 45 dollari. La dichiarazione di Kim però segue altre due ammissioni fatte già in questo 2021: a gennaio annunciò il piano quinquennale presentato nel 2016 era «fallito sotto quasi tutti gli aspetti», mentre ad aprile chiese al suo popolo di prepararsi a una «ardua marcia», tirando in ballo una pesantissima carestia che, tra il 1994 e il 1998, causò la morte di più di mezzo milione di persone. La Corea del Nord, negli ultimi 20 anni, ha aumentato la percentuale di persone affette da malnutrizione, passando dal 32 al 48 per cento. Nello stesso periodo, in tutto il mondo, la quota è scesa dal 14 al 9 per cento. In un mare di fake news, emerge anche una dura verità.