Lo scorso novembre le truppe ucraine individuarono a Kherson, nel sud del Paese, diverse stanze di tortura. Oggi un team internazionale di avvocati ha scoperto che furono progettate e finanziate direttamente da Mosca. Scoperte dopo la ritirata russa dalla città, rimasta sotto il controllo degli invasori da marzo a novembre 2022, sarebbero simbolo di un piano calcolato per terrorizzare la popolazione e distruggere l’identità nazionale. Al loro interno sono finiti giornalisti, insegnanti e dipendenti pubblici, che hanno subito vessazioni fisiche e psicologiche. E circa 400 di loro sono svaniti nel nulla.

Cosa avveniva all’interno delle stanze di tortura a Kherson
L’indagine è opera del Mobile Justice, team internazionale di avvocati finanziato da Regno Unito, Unione europea e Stati Uniti. Dalla sua istituzione nel maggio scorso è al lavoro sul territorio ucraino per perseguire i presunti crimini di guerra russi dall’inizio dell’invasione. In un recente report il team ha dichiarato che le circa 20 stanze di tortura a Kherson sarebbero state realizzate con i fondi diretti di Mosca. «Sono parte di un piano di lunga data per soggiogare la popolazione, eliminare la resistenza e distruggere l’identità nazionale», ha detto il britannico Wayne Jordash, fra gli autori dello studio. Gran parte delle camere sorgevano all’interno di ex uffici pubblici o in strutture di detenzione. La gestione dei centri era in mano ai servizi segreti dell’Fsb, che avrebbero fatto affidamento anche su collaboratori locali. Nessuno è però riuscito a vedere in volto i soldati, in quanto indossavano costantemente uniformi nere e passamontagna.

Fondamentali per la ricostruzione del Mobile Justice sono state le testimonianze di mille superstiti ucraini. Fra i prigionieri delle stanze di tortura c’erano vari attivisti di Kyiv, oltre a giornalisti, dipendenti pubblici e persino insegnanti. I soldati di Mosca infatti arrestavano chiunque trovassero in giro, con l’accusa di possedere materiale pro-Ucraina sul proprio smartphone. Quanto alle torture, hanno descritto vessazioni sia fisiche sia psicologiche. Uomini e donne avrebbero subito percosse, violente scosse elettriche e persino waterboarding, una tecnica di tortura che simula l’annegamento. Durante la prigionia, dovevano inoltre imparare a recitare a memoria slogan, canzoni e poesie inneggianti al Cremlino e a Mosca. Molti prigionieri sono riusciti a salvarsi, ma circa 400 di loro sono svaniti nel nulla. Si pensa possano essere stati deportati in Russia o uccisi.
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