È morto a 88 anni lo scrittore giapponese Kenzaburo Oe. La notizia è stata annunciata lunedì dalla sua casa editrice giapponese, Kodansha, anche se che lo scrittore è morto il 3 marzo. Nel 1994 ricevette il Premio Nobel per la Letteratura.
Kenzaburo Oe morto a 88 anni: chi era
Kenzabuto Oe era nato nel 1935 nella piccola città di Uchiko sull’isola di Shikoku, la più piccola delle isole principali del Giappone. Terzo di sette figli, a 18 anni si trasferì a Tokyo per studiare all’università, dove si laureò in letteratura francese. Il suo primo romanzo, L’animale d’allevamento, pubblicato nel 1957, ebbe subito un buon successo sia da parte del pubblico che della critica. Negli anni seguenti pubblicò un’altra trentina di romanzi, oltre a numerosi racconti e saggi.

Importantissimo il suo saggio, pubblicato nel 1965, Note su Hiroshima, in cui Oe raccontò il suo viaggio nella città colpita dalla bomba atomica statunitense il 6 agosto 1945 e i suoi incontri con le persone sopravvissute (le hibakusha, in giapponese). Nel saggio, Oe espresse alcuni dei temi che gli furono più cari per tutta la sua carriera, tra cui il pacifismo e l’opposizione all’uso dell’energia nucleare. Il grande successo gli venne però da Una vicenda personale,pubblicato nel 1964, che racconta il suo rapporto con il figlio Hikari, affetto da una grave lesione cerebrale. Oe è famoso per aver raccontato il Giappone moderno, sfidando il conformismo della società attuale.

Le battaglie contro il nucleare
Lo scrittore è diventato famoso anche come sostenitore della Costituzione pacifista e per le battaglie contro l’energia nucleare. Kenzaburo Oe è stato infatti una delle principali voci liberali in Giappone e, dagli anni ’70, ha guidato il movimento per chiedere l’eliminazione delle centrali nucleari sulla scia del disastro nucleare di Fukushima Daiichi, innescato dal terremoto e dallo tsunami del 2011. In un articolo al New Yorker aveva scritto: «Ripetere l’errore mostrando, attraverso la costruzione di reattori nucleari, la stessa mancanza di rispetto per la vita umana è il peggior tradimento possibile della memoria delle vittime di Hiroshima».