Avrebbe potuto girare in Cadillac e organizzare party in piscina in ville di lusso cambiando donne bellissime con la stessa disinvoltura con la quale sceglie gli occhiali da sole da indossare, ma Keanu Reeves non ha mai fatto nulla di tutto questo. Sebbene l’attore – tornato al cinema con Matrix Resurrections a 18 anni dall’ultimo episodio della saga – sia uno degli interpreti più apprezzati di Hollywood, lo stereotipo di divo decisamente non fa per lui.
Keanu Reeves, l’antidivo di Hollywood
Anzi, Reeves si potrebbe definire un autentico anti-divo. Abbandonato dal padre a tre anni Keanu è cresciuto con la madre che era una ballerina nei locali notturni e i vari amanti di lei che entravano e uscivano di casa. Suo unico conforto la sorella Kim alla quale è tuttora legatissimo. È recente la notizia che nel 1999, ai tempi del primo Matrix, Reeves donò il 70 per cento del suo cachet (10 milioni di dollari al primo ciak e altri 35 milioni all’uscita del film in sala) alla ricerca contro la leucemia (alla sorella Kim fu diagnosticata nel 1991) e che negli anni ha sempre fatto beneficenza lontano dai riflettori.
L’umanità di Keanu Reeves
Tra cronaca e leggenda cercando online, ad esempio, si legge che Reeves ha regalato alla troupe di Matrix 75 milioni di dollari perché, come ha dichiarato scherzando: «Mi avete fatto sembrare bello». Questo dopo aver donato a tutti gli stuntman con cui ha collaborato una Harley Davidson.
Quando girava il film The lake house pare abbia intercettato per caso la discussione di due guardarobiere. Una piangeva perché avrebbe perso la casa se non avesse pagato 20 mila dollari. E dicono che Keanu abbia trasferito la somma di denaro necessario sul conto bancario della donna il giorno stesso. Pare inoltre che Keanu sia tra le poche star ad abitare in un modesto appartamento e non in una villa da sogno.

La vita privatissima e la relazione con Alexandra Grant
Lo stesso si può dire della vita privata di Reeves, mai sbandierata. Dopo la perdita della compagna Jennifer Syme nel 2001, fatta eccezione per una liaison con la regista Sofia Coppola, poco o niente è stato concesso al gossip. Almeno fino al 2011 quando l’attore ha conosciuto l’artista losangelina Alexandra Grant che oggi ha 47 anni. Insieme hanno collaborato al libro d’arte Ode to Happiness, poi hanno fondato la casa editrice X Artists Books, specializzata in pubblicazioni artistiche. La loro relazione è stata dichiarata solo nel 2018, quando ormai si frequentavano da diversi anni. Spirituale, filantropa, artista e poco avvezza ai red carpet, anche Grant è lontana anni luce dallo stereotipo della fidanzata del divo.
La riluttanza di Keanu allo sfruttamento del personaggio
Non è, però, solo per la sua generosità che Keanu rappresenta l’antidivo per eccellenza, ma, soprattutto per la naturale riluttanza allo sfruttamento del proprio personaggio. Qualche anno fa era rimbalzata la notizia che per il suo compleanno era entrato in una pasticceria e si era comprato una brioche con una sola candela sopra. L’avrebbe mangiata proprio davanti al bancone offrendo anche un caffè alle persone che si fermavano a parlare con lui. Aveva fame di gente comune ed è andato a cercarla. Proprio come fatto in seguito quando è stato pizzicato a parlare con dei senzatetto di Los Angeles su una panchina in totale tranquillità.

Perché Keanu avrebbe potuto essere un divo
Lanciato da Speed negli Anni 90, Keanu Reeves avrebbe potuto cavalcare il filone dell’action movie e diventare una sorta di nuovo Bruce Willis un po’ più nerd e romantico. Invece lui ha dribblato gli squali di Hollywood pronti a plasmarlo come fosse una bambola di gomma e scelto di tornare sul carrozzone del teatro – sua prima passione – allontanandosi dallo star system all’apice del successo. Era il 1995 e nasceva l’antidivo. In quegli anni, mentre il nome di Reeves faceva tintinnare i conti in banca dei produttori lui se ne stava su un palco di teatro a vestire i panni di Amleto con i Manitoba Theatre Centre, lasciando senza risposta le decine di telefonate provenienti da Hollywood e dintorni.
Come mai il ruolo di Neo è piaciuto a Keanu
Il ruolo di Neo-Thomas Anderson, alla fine del decennio, ha finalmente permesso a Reeves di far quadrare la sua natura di filosofo hipster con il desiderio del pubblico di vederlo di nuovo nei panni del profeta-eroe che salva il mondo sia col cervello sia con i muscoli. Gli sceneggiatori hanno fatto centro e Reeves ha potuto prestare il volto a un blockbuster pop con un programma corposo, un’esperienza intellettualmente appagante. Dopo Matrix l’attore è di nuovo sparito dalle scene e forse non sarebbe neppure tornato a interpretare Neo in Resurrections se la nuova pellicola non avesse affrontato il tema chiave dello sfruttamento del personaggio che Neo vive sulla propria pelle e con il quale si dovrà confrontare.
Una tentazione molto forte che Reeves ha voluto cogliere al volo in perfetta coerenza al quadro di un’esistenza all’insegna di quell’umanità che sarebbe implicita nel lavoro dell’attore e che invece viene sempre più fagocitata dalle logiche del business. Ormai si ragiona solo alla creazione di attori-personaggi sempre più simili l’uno all’altro e malati di un divismo sterile a misura di social network che funzionano a suon di like. In tutto questo rumore, alla fin dei conti forse oggi l’unico modo per essere davvero divi è quello di non esserlo. E Keanu lo ha capito da tempo.