Kazantip, il festival che rese la Crimea l’Ibiza del mar Nero
Nato dall'idea di un surfista, il festival per 20 anni rese la costa della Crimea una sorta di Ibiza sul mar Nero. Il sipario calò con l'occupazione russa della penisola. La storia del rave più famoso dell'Est, a cui accorrevano dj e appassionati di tutta Europa.
In un passato neanche tanto remoto, vicino alle zone dove oggi tuonano i cannoni, si è creata una comunità alternativa di giovani e si è affermato uno dei festival musicali più popolari d’Europa. Questa storia comincia in Crimea, per la precisione a Kazantip, un promontorio sulla punta nord-orientale della penisola che si affaccia sul Mare di Azov e che deve il suo nome a un’espressione di origine turca che significa «il fondo del calderone». Qui, nel 1992 un surfista locale, Nikita Marshunok, organizzò una competizione internazionale di windsurf con 78 concorrenti e circa 600 spettatori. Per intrattenere il pubblico vennero installate delle casse e venne suonata a tutto volume musica dance. La gente iniziò a ballare. L’anno dopo il tutto fu ripetuto. La musica, in breve, divenne il piatto forte dell’evento. Quella che era nata come una chiassosa festa da spiaggia si stava trasformando in qualcosa di diverso. Anche la location cambiò. L’evento si trasferì in un palcoscenico del tutto particolare, in piena sintonia con l’estetica post-sovietica, che all’epoca attraeva avventurosi turisti occidentali sedotti da quel misto di esotismo socialista e decadenza apocalittica.
Il festival di Kazantip, un rave nella centrale atomica abbandonata
Lo scenario divenne una centrale atomica abbandonata. In realtà l’impianto, non lontano dal promontorio di Kazantip, non aveva mai prodotto neppure un kilowatt. La costruzione era iniziata nel 1976 ed era proceduta a rilento. Dopo il disastro di Chernobyl il cantiere venne ispezionato e venne ritenuto insicuro anche per la conformazione geologica del terreno. Rimase uno scheletro di archeologia industriale brutalista, tanto inquietante da essere irresistibile per dei giovani in cerca di emozioni fuori dagli schemi. Nel 1997 quella che doveva essere la fucina di una fissione nucleare era già diventata il cuore della Notte del Reattore, l’evento clou di un rave estivo con più di 5mila partecipanti. Kazantip mantenne la fama di raduno clandestino, ma in realtà era ormai diventato un festival internazionale di culto.

Il trasferimento in spiaggia e la nascita della Repubblica di Kazantip
L’edizione del 1999, svoltasi ad agosto, durò due settimane e richiamò 12mila giovani. L’happening iniziò ad avere problemi di spazi e decise di trasferirsi. Nel 2000 trovò casa più a sud, nei pressi di Sudak, località che si affaccia sul Mar Nero. Un po’ per marketing, un po’ per dare l’idea di qualcosa che manteneva lo spirito ribelle e underground, gli organizzatori lanciarono l’idea di essere uno stato indipendente: la “Repubblica di Kazantip” o la “Repubblica di Z”. Ironia del destino, la stessa lettera che oggi identifica l’invasione russa in Ucraina. Allora era inimmaginabile e la Z solo il logo e il simbolo di un colorito party all’insegna della musica, dove comandavano libertà e trasgressione. Non si entrava con un biglietto, ma con un visto chiamato viZa. Si leggeva su una guida dell’epoca: «Anche se non riconosciuta come una nazione ufficiale, Kazantip ha il suo governo, la sua costituzione, le sue leggi e la sua religione. Prima di acquistare la viZa, i ravers devono leggere la costituzione e accettare regole quali devi essere chi scegli di essere” e “vivere la vita senza mutande”. Aspettati di vedere le ragazze ucraine più sexy con quasi niente addosso (o niente del tutto, gli abiti sono opzionali), le molestie sessuali sono un crimine a Kazantip, ma il sesso libero consensuale è incoraggiato».
In totale vi accorrevano 300 dj da tutto il mondo, per quasi un mese di eventi 24 ore su 24. Sesso, musica e, inevitabilmente, alcol e droghe. Tanti. Kazantip all’inizio degli anni 2000 si presentava come un’utopia musicale e politica ed era il principale rave dell’est Europa. Nel 2001 per ragioni di capienza trovò una collocazione più o meno definitiva a Popovka, questa volta nella parte occidentale della Crimea. Dopo aver tagliato il traguardo dei vent’anni e aver ospitato il gotha della musica elettronica (Armin Van Buuren, Tiësto, Skrillex, David Guetta,…), la politica, quella vera, prese il sopravvento.

L’occupazione russa della Crimea e la fine del festival di Kazantip
Nel 2014 l’Ucraina si ribellò al governo filo-russo di Viktor Janukovyč, Putin decise di occupare la Crimea. Il festival che celebrava la club-culture e la promiscuità venne visto subito come qualcosa di pericoloso. Gli organizzatori capirono che non era più aria per parlare di repubbliche indipendenti. Kazantip trovò asilo provvisorio ancora sul Mar Nero, ma questa volta in Georgia, a Anaklia. La manifestazione però fu accompagnata da una fortissima opposizione da parte della chiesa ortodossa. Ne derivò che per la prima volta il rave si rivelò un flop: su 50mila presenze attese, si superano a mala pena i 10mila partecipanti effettivi. Si tentò per l’anno successivo di reinventare il festival e gli organizzatori cercarono un luogo ancora più esotico. Si annunciò, persino, un’edizione da tenersi in inverno in Cambogia. Ma anche qui le autorità del posto si opposero e la repubblica di Kazantip si trovò senza un suo territorio e ormai senza più pubblico. La stagione dell’utopia musicale nata sulle macerie dell’impero sovietico tramontò definitivamente. Nikita Marshunok il surfista da cui era nato tutto che sperava di fare della Crimea la nuova Ibiza, lo scorso febbraio ha scritto sconsolato sul suo profilo Facebook: «Quando arriva l’oscurità, a volte è meglio semplicemente andare a letto. Non devi combatterla. Il tempo e il sole lo faranno per te».
