La recente stretta del Kazakistan sull’immigrazione avrà ricadute pesanti sui cittadini russi che, per sfuggire alla mobilitazione di Putin, hanno scelto di trasferirsi nel Paese dell’Asia centrale. Dal 31 dicembre il governo ha infatti inasprito le regole per ottenere i permessi di soggiorno. I cittadini dell’Unione economica eurasiatica (di cui fanno parte Bielorussia, Kazakistan, Russia, Armenia e Kirghizistan) potevano entrare in Kazakistan senza visto né passaporto, e dopo 90 giorni rinnovare il permesso semplicemente attraversando i confini e rientrandovi subito dopo: il cosiddetto visaran. Dal 27 gennaio 2023, come scrive Meduza, non sarà più così: avranno bisogno di un permesso di soggiorno temporaneo.
Dall’annuncio della mobilitazione parziale, 406 mila i russi si sono trasferiti in Kazakistan
Un problema per le decine di migliaia di russi che avevano scelto il Paese per sfuggire alla mobilitazione parziale. Si stima che dallo scorso settembre, mese dell’annuncio di Putin, circa 406 mila russi si siano trasferiti. Da allora alla fine del 2022, 36 mila hanno ottenuto un permesso di soggiorno, più di 3,5 mila hanno richiesto la residenza permanente e quasi un migliaio la cittadinanza. Per i restanti, rimanere in Kazakistan legalmente non era un problema: passati 90 giorni dall’ingresso era sufficiente uscire e rientrare. Secondo il servizio di frontiera dell’FSB, nel terzo trimestre del 2022, oltre 1,3 milioni di russi hanno attraversato il confine con il Kazakistan, il doppio rispetto al trimestre precedente.

I viaggi in bus verso il Kirghizistan e l’Uzbekistan
Dal 27 gennaio però le cose cambieranno: chi arriva senza permesso temporaneo, non potrà più azzerare il periodo di soggiorno semplicemente recandosi all’estero. Per questo molti russi fuggiti dal reclutamento stanno cercando di fare l’ultimo visaran entro fine mese in modo da guadagnare altri 90 giorni. Le mete più gettonate sono il Kirghizistan e l’Uzbekistan. Cina e Turkmenistan sono invece da scartare perché per entrare è necessario un visto. Solitamente si viaggia in autobus, il mezzo più economico. Un biglietto di sola andata da Almaty a Bishkek, Capitale del Kirghizistan (234 km circa, 6 ore di viaggio) costa in media 2.500 tenge (370 rubli, meno di 5 euro). Il biglietto più costoso da Almaty a Tashkent, Capitale dell’Uzbekistan (quasi 800 km, più o meno 16 ore di viaggio), arriva a 9 mila tenge (1.350 rubli, 18 euro).
Un business per i conducenti privati
L’alternativa più veloce (evitando l’aereo) è l’auto. Molti russi trovano compagni di viaggio sulle chat di Telegram. Un conducente privato per per accompagnare i clienti alla città di confine più vicina e fare ritorno chiede dai 690 a 1,7 mila rubli circa (dai 10 ai 23 euro). Aiutare i cittadini russi nel visaran è diventato per molti kazaki e russi immigrati un lavoro part-time. Vladislav, per esempio, un moscovita che dallo scorso settembre vive ad Almaty, guadagna soldi extra facendo l’autista. E a Meduza conferma che dopo l’annuncio della stretta sui visaran ormai ha richieste ogni giorno, mentre prima si limitava a fare la spola da Almaty a Korday-Ak Zhol, la prima città di frontiera del Kirghizistan, una o due volte la settimana.
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