Kassel: l’opera degli indonesiani Taring Padi nascosta per antisemitismo

Antonio Carnevale
27/06/2022

Dopo le accuse di antisemitismo, l'opera People's justice del collettivo indonesiano Taring Padi esposta a Kassel è stata coperta con un telo nero. Una bufera che, visto i precedenti della rassegna, poteva essere evitata.

Kassel: l’opera degli indonesiani Taring Padi nascosta per antisemitismo

Se si vogliono conoscere le nuove tendenze dell’arte internazionale, ci sono solo due appuntamenti dove è possibile vederle tutte insieme: uno è la Biennale di Venezia, l’altro è documenta (rigorosamente con la d minuscola), rassegna che si tiene ogni cinque anni a Kassel, in Germania. Negli ultimi due decenni, la manifestazione in Laguna ha preso sempre più una piega buonista, con opere per lo più improntate al politicamente corretto, tra questioni di genere, diritti civili, inclusività, temi ecologisti. La rassegna di Kassel, invece, ha tenuto fede alla sua impostazione originaria di arte radicale: per le proposte estetiche (sempre più le performance rispetto alle opere fisiche), per le critiche al mercato dell’arte, e per i messaggi politici degli artisti. È su quest’ultimo aspetto che la nuova edizione di documenta, inaugurata lo scorso 18 giugno, ha fatto scoppiare forti polemiche, tra accuse di antisemitismo nei confronti degli organizzatori, atti vandalici contro le opere esposte, e indignate dichiarazioni di esponenti politici inclusa quella del presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier.

Kassel: l'opera degli indonesiani Taring Padi nascosta per antisemitismo
L’opera “People’s Justice” del collettivo Taring Padi a Kassel (Getty Images).

Accuse di antisemitismo per l’opera People’s Justice del collettivo indonesiano Taring Padi

Cuore della polemica è stata l’opera People’s Justice, un grande pannello di 9 metri per 12 dipinto dal collettivo indonesiano Taring Padi che mostra centinaia di figure militari. Nelle intenzioni dei suoi creatori, l’opera dovrebbe rappresentare la violenza di cui è stato vittima il popolo indonesiano durante i 32 anni della dittatura militare di Suharto. Due figure rappresentate in quest’opera, però, sono difficilmente riconducibili al contesto indonesiano. E non sono passate inosservate. Una di queste è raffigurata come un maiale che indossa un elmo con la parola “Mossad” e una stella di David. L’altra mostra un tale con delle zanne e con dei boccoli da ebreo ortodosso che sbucano da un cappello nero con il simbolo delle SS.

Kassel: l'opera degli indonesiani Taring Padi nascosta per antisemitismo
Uno dei dettagli incriminati (da Twitter).

 

Due giorni dopo l’apertura della rassegna, il ministro tedesco della Cultura Claudia Roth ha parlato di «immaginario antisemita». L’ambasciata israeliana in Germania ha rincarato la dose dicendosi «indignata» dal lavoro, e sostenendo «che ricorda la propaganda di Goebbels e dei suoi scagnozzi nei tempi bui della storia tedesca».

Il chiarimento degli artisti non ha placato gli animi

Immediatamente, in un lunghissimo post su Instagram, i membri del collettivo Taring Padi si sono scusati precisando che «tutte le figure raffigurate si riferiscono al contesto politico indonesiano». Hanno affermato che «i generali e i loro soldati sono simbolizzati come maiali, cani e topi per criticare un sistema capitalista sfruttatore e la sua violenza militare». Gli artisti hanno precisato che Taring Padi «è un collettivo progressista impegnato a sostenere e rispettare la diversità»; e che l’opera People’s Justice «non è in alcun modo correlata all’antisemitismo».

https://www.instagram.com/p/CfD6a2RqhGf/

Nonostante le scuse, le reazioni non sono state concilianti, a nessun livello. Sotto il post di Taring Padi si trovano soltanto condanne secche, nessuna giustificazione, tanto che anche gli organizzatori di documenta hanno dovuto scusarsi con un comunicato ufficiale; e persino il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier ha esortato gli organizzatori della rassegna a fare di più per affrontare le accuse di antisemitismo.

Un pasticcio che si poteva evitare: i precedenti a Kassel

Il pasticcio si poteva evitare? Sì. Già lo scorso gennaio, infatti, quando era circolato l’elenco dei partecipanti a documenta, non erano mancate polemiche nei confronti di alcuni artisti simpatizzanti per BDS, il movimento a guida palestinese che si adopera per il boicottaggio di Israele. Quelle proteste avevano avuto molta risonanza sulla stampa tedesca, con tanto di nomi e cognomi. Dunque già da tempo si conosceva il contenuto di tutte le opere che sarebbero state esposte, compresa quella di Taring Padi. Inoltre, a Kassel, il clima s’era fatto incandescente già qualche giorno prima dell’inaugurazione ufficiale, quando gli stand che ospitano opere di artisti palestinesi sono stati trovati vandalizzati con steaker a difesa dello Stato di Israele e con graffiti anti-islamici. Nonostante le richieste provenute da più parti, l’opera People’s Justice non è stata subito rimossa dalla rassegna (probabilmente lo sarà) ma è stata coperta con un enorme drappo nero. «In segno di rispetto e con grande rammarico, copriamo il lavoro che è ritenuto offensivo in questo particolare contesto in Germania», ha annunciato su Instagram il collettivo Taring Padi. «L’opera diventa ora un monumento al dolore per l’impossibilità del dialogo. Ci auguriamo che questo monumento possa essere il punto di partenza per una nuova discussione». La manifestazione di Kassel resterà aperta fino al 25 settembre. Visto il livello di tensione che da mesi cova sottotraccia al di là dei comunicati ufficiali, non si escludono sviluppi.