L’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa ha assegnato il premio Vaclav Havel per i diritti umani a Vladimir Kara-Murza oppositore politico del presidente russo Vladimir Putin, attualmente detenuto in Russia. Arrestato ad aprile 2022 per aver aspramente criticato le mosse del Cremlino, Kara-Murza dalla scorsa settimana è accusato di altro tradimento e rischia fino a 10 anni di carcere.
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Chi è Vladimir Kara-Murza, nemico giurato di Putin
Nato il 7 settembre 1981 a Mosca, una laurea in storia all’Università di Cambridge e un passato da giornalista, Vladimir Vladimirovich Kara-Murza è stato a lungo il braccio destro di Boris Nemtsov, politico molto critico nei confronti di Putin ucciso con quattro colpi di pistola nel 2015, sul Ponte Bol’šoj Moskvoreckij di Mosca, vicino al Cremlino. Vicepresidente della ong Open Russia fondata dall’ex oligarca Mikhail Khodorkovsky (oggi in esilio a Londra), Kara-Murza è stato in passato il numero 2 del Partito della Libertà Popolare. Vicinissimo al senatore Usa John McCain (al punto da essere uno dei portatori della bara al suo funerale), Kara-Murza è sopravvissuto due volte a tentativi di avvelenamento. La prima volta nel 2015, poco dopo l’assassinio di Nemtsov, la seconda nel 2017, quando fu ricoverato d’urgenza in terapia intensiva a Mosca e finì in coma. Riguardo ai due avvelenamenti da lui subiti non è mai stata aperta un’indagine: ulteriore conferma del fatto che dietro ci fosse l’Fsb, ovvero il servizio di sicurezza russo erede del Kgb sovietico.

Dopo i due avvelenamenti, l’arresto lo scorso aprile
Kara-Murza è stato arrestato fuori dalla sua casa a Mosca l’11 aprile, nello stesso giorno in cui la Cnn pubblicava un’intervista in cui definiva il governo di Putin «un regime di assassini», pronosticando che l’invasione russa dell’Ucraina avrebbe portato alla caduta del presidente russo. Un’imboscata, quella tesa al politico e giornalista, finito in manette per aver «cambiato la traiettoria dei suoi movimenti» nel cortile della sua abitazione, nei cui pressi la polizia era arrivata con il cellulare per il trasporto dei detenuti. Immediato il fermo di 15 giorni. Poi il 22 aprile 2022 Kara-Murza è stato accusato da un tribunale russo di aver diffuso false informazioni sull’esercito russo: alla base del procedimento penale un discorso alla Camera dei rappresentanti dell’Arizona, in cui aveva denunciava l’invasione dell’Ucraina. Finito in manette in base alla legge-bavaglio varata dal Cremlino nei primi giorni del conflitto, rischia almeno dieci anni di prigione: la scorsa settimana è arrivata l’accusa di alto tradimento.

Le parole della moglie, che ha ritirato il riconoscimento
A ritirare il premio è stata la moglie Evgenia, che risiede per ragioni di sicurezza in Virginia, negli Usa, insieme ai tre figli di 10, 13 e 16 anni. «Oggi sono qui davanti a voi perché quasi 20 anni fa ho sposato un uomo di grande integrità. Il governo di Putin considera mio marito e altri come lui come traditori, ma io non potrei essere più fiera di lui», ha dichiarato la donna, visibilmente emozionata. «Vladimir ha alzato la voce contro la guerra russa contro l’Ucraina sin dai primi giorni, ha avuto il coraggio di tornare nel suo paese per continuare la sua battaglia nonostante i rischi e nonostante potesse rimanere in posto sicuro», ha detto il presidente Tiny Kox, sottolienando che Kara-Murza è sopravvissuto a due tentativi di avvelenamento. «Ci vuole un incredibile coraggio nella Russia odierna di opporsi al potere. Lo dimostra dalla sua cella di prigione».
Nel 2021 il premio è andato all’attivista bielorussa Maria Kolesnikova
Gli altri candidati al premio Vaclav Havel per l’edizione 2022 erano la Rainbow Coalition, che lotta per i diritti Lgbtqia+ in Ungheria, e la Ukraine 5 AM Coalition, coalizione di onlus il cui obiettivo è di scoprire, documentare e preservare le prove dei crimini commessi in Ucraina durante la guerra scatenata dalla Russia. L’anno scorso il premio è stato assegnato a Maria Kolesnikova, attivista politica bielorussa incarcerata per aver guidato proteste a favore della democrazia, che si sono tenute nel 2020 nel Paese retto dal 1994 da Alexander Lukashenko.