A 9 giorni dalla decisione di penalizzare la Juventus togliendole 15 punti nell’attuale classifica relativa alla stagione 2022/2023, arrivano le motivazioni della sentenza. La Corte d’appello della Figc ha pubblicato le 37 pagine in cui sono spiegate le ragioni della sentenza, arrivata nell’ambito dell’inchiesta sulle plusvalenze. Nel documento si legge che a pesare sulla penalizzazione sono state sia la «gravità» dell’illecito sia la «natura ripetuta e prolungata della violazione». Per la Corte non ci sono dubbi sulla volontarietà dell’illecito. Ora si attende la risposta della Juventus, che quasi sicuramente presenterà ricorso al Collegio di garanzia dello sport del Coni.

Le motivazioni: «Intercettazioni inequivoche»
Testualmente, il passaggio chiave del documento recita: «La Juve ha commesso un illecito disciplinare sportivo, tenuto conto della gravità e della natura ripetuta e prolungata della violazione». Poi il passaggio sulla volontarietà, che fa riferimenti a intercettazioni e parole pronunciate dagli ex dirigenti bianconeri. Si legge che l’illecito è stato commesso dalla Juventus «vista la documentazione proveniente dai dirigenti», che avrebbero «valenza confessoria e dai relativi manoscritti, le intercettazioni inequivoche e le ulteriori evidenze relative a interventi di nascondimento di documentazione o addirittura manipolatori delle fatture». Per gli altri club coinvolti, invece, si legge che «non sussistono evidenze dimostrative specifiche per le altre società».

La Juventus presenterà ricorso
Adesso si attende la mossa della società bianconera. La Juventus presenterà ricorso al Collegio di garanzia dello sport del Coni, presieduto da Gabriella Palmieri Sandulli. Si pronuncerà sulla legittimità del procedimento, andando a vagliare eventuali violazioni o interpretazioni del Codice di giustizia sportiva. Secondo quanto riportato da Gazzetta dello Sport, la difesa bianconera si concentrerà su due punti: una violazione del tempo massimo di 30 giorni entro cui bisogna presentare il ricorso da cui è nata la riapertura del processo e una sbagliata interpretazione dell’articolo 4, che per i legali non è stato contestato al club ma ai dirigenti. Intanto l’altra istruttoria procede e la procura federale aveva chiesto una proroga delle indagini di 40 giorni.