Un totonomi che farebbe impallidire persino la girandola di papabili ministri che circolava prima di costituire l’esecutivo Meloni. Stavolta però non c’è la squadra di governo da fare, ma quella della Juventus da rifare. E non in campo, bensì ai vertici: dopo il terremoto delle dimissioni dell’intero consiglio di amministrazione, con in particolare gli addii rumorosi del presidente Andrea Agnelli, del suo vice Pavel Nedved e dell’amministratore delegato Maurizio Arrivabene, che tuttavia resterà in sella in questo periodo di interregno per garantire la riuscita della fase di transizione. Due nomi nuovi sono già stati scelti da Exor, la holding controllata dalla famiglia Agnelli, ed entrambi sono espressione della volontà di John Elkann: uno è il nuovo presidente Gianluca Ferrero, formazione da commercialista e revisore contabile e quindi utilissimo in ottica difensiva nel processo sui presunti magheggi di bilancio; l’altro è Maurizio Scanavino, che arriva dal gruppo editoriale Gedi (quindi sempre in famiglia) è amico di vecchia data di Elkann nonché suo compagno di scuola e farà il direttore generale. Ma per entrambi si tratta di una nomina dai tratti provvisori, che servirà a riassestare gli equilibri societari dopo il terremoto. Poi, il “vero” nuovo corso da chi potrebbe ripartire? I tifosi sognano le “bandiere”, dallo storico capitano Alessandro Del Piero al fresco ex Giorgio Chiellini, appena andato a svernare in America. C’è un’altra ipotesi che però sta girando e anche in questo caso si tratterebbe di un ritorno. Meno romantico, però altrettanto significativo: quello di Beppe Marotta.

L’operazione Ronaldo da oltre 100 milioni e i conti stravolti
L’attuale amministratore delegato dell’Inter è stato alla Juve dal 2010 al 2018, cioè in concomitanza quasi totale con l’epopea Agnelli, almeno nel suo periodo sportivamente più bello e meno tribolato dal lato finanziario. Poi qualcosa si è rotto, e quel qualcosa ha le sembianze di Cristiano Ronaldo: il campione portoghese comprato nell’estate del 2018 dal Real Madrid per oltre 100 milioni di euro, più un ingaggio da una trentina di milioni l’anno (e che ora, beffardamente, sarebbe pure protagonista di una presunta “carta” incriminata al centro delle indagini). L’operazione, come noto, fu fortemente voluta da Agnelli che vedeva in Cr7 l’ultimo tassello per il salto di qualità europeo in Champions league, mentre Marotta nutriva molte più riserve in ottica di controllo dei costi. Visto come è andata a finire, facile dire ora chi avesse ragione. Ecco perché un eventuale ritorno di Marotta, circostanza in particolare ventilata da Dagospia, sarebbe un ulteriore smacco per Andrea, l’ennesima bacchettata inflitta al cugino da parte di Elkann. Che si è stufato di aprire il portafogli di Exor e ripianare i bilanci, visto che l’ultimo passivo, quello al 30 giugno 2022, ha fatto registrare un rosso di 254 milioni di euro. Meglio allora dotarsi di un dirigente capace che possa vigilare lui sui conti, stringendo i cordoni della borsa prima che sia necessario ricorrere ad altri mezzi, come ipotizza la procura di Torino.

La difesa della Juve: «Contestazioni della procura non fondate»
La Juve, a tal proposito, continua a difendersi dalle accuse. E ha diffuso una nota per dire che «le contestazioni della procura non paiono fondate e non paiono, peraltro, né quanto a presupposti, né quanto a conclusioni, allineate con i rilievi contenuti nella delibera Consob del 19 ottobre 2022; infatti, la procura afferma l’artificialità di plusvalenze e la fittizietà delle rinunce stipendi, mentre Consob contesta un valore considerevolmente minore di plusvalenze, peraltro senza menzione di falso in bilancio, e non contesta l’efficacia giuridica delle rinunce stipendi, né, con specifico riguardo alla cosiddetta “manovra stipendi” 2020/2021, la natura giuridicamente non-vincolante, delle scritture integrative in corso di negoziazione nell’aprile/maggio 2021». Insomma i bianconeri confidano che, «proprio in ragione della ritenuta assenza di qualsivoglia alterazione dei bilanci contestati, le conclusioni delle autorità sportive (che già si sono espresse, con riguardo al tema plusvalenze, in senso favorevole a Juventus) non cambieranno: in assenza di alcuna alterazione contabile, ogni sanzione sportiva risulterebbe del tutto infondata».