Juventus, cosa farà Agnelli dopo i passi indietro da Exor e Stellantis

Sebastiano Venier
19/01/2023

L'OBOLO DI SAN PIETRO. L'uscita di Andrea da Exor e Stellantis potrebbe essere il preludio di una separazione definitiva dentro la dinastia con gli Elkann. La quota del ramo che fa capo all'ex presidente bianconero vale circa 1 miliardo. Soldi da investire in altri business, ma non nella Juve: John la vuole togliere dalla Borsa e cercare un nuovo socio o un nuovo padrone.

Juventus, cosa farà Agnelli dopo i passi indietro da Exor e Stellantis

Lo scandalo finanziario che ha colpito la Juventus ha una valenza simbolica che supera il fatto in sé. Si può dire che sia finita un’epoca della storia italiana e con essa quella della famiglia Agnelli, visto che Andrea (figlio di Umberto, fratello minore di Gianni) era rimasto l’ultimo a portare quel nome. «Avendo chiuso una parte così importante della mia vita, la mia volontà è voltare pagina, con una pagina bianca cui dedicare la mia passione. Nelle società quotate dove partecipo come consigliere, Exor e Stellantis, farò un passo indietro in occasione delle assemblee. Una decisione condivisa con John Elkann, Ajay Banga, il 63enne manager indiano che dallo scorso maggio è presidente di Exor, e Carlos Tavares, il numero uno di Stellantis. Era indispensabile farlo, per avere la mente libera».

Non proprio un divorzio consensuale con i rami Elkann e Nasi

L’uscita dai cda delle principali società della famiglia, secondo i suoi avvocati, dovrebbe consentire ad Andrea di mitigare le ripercussioni delle vicende giudiziarie in cui il gruppo è finito con le inchieste della procura sulla gestione societaria del bianconero. Ma si tratta di un divorzio consensuale con i rami Elkann e Nasi come la versione ufficiale tende ad accreditare? Non proprio così. Nei salotti torinesi si dice che alla base dell’uscita di scena di Andrea ci sia il suo non sentirsi sostenuto dalla famiglia. Una sensazione che lo ha spinto a dividere le sue strade da quelle del gruppo, nella consapevolezza che il potere è totalmente nelle mani del cugino John Elkann. Il quale ora domina anche sull’ultima provincia dell’impero, la Juventus, che fino alle clamorose dimissioni del cda della squadra non era sotto il suo diretto controllo.

I cocci familiari degli Agnelli-Elkann e la Juventus in vendita
Andrea Angelli, John Elkann e Alessandro Nasi. (Getty)

L’impero ha la sua stanza dei bottoni nella Giovanni Agnelli BV

Ma che conseguenze avrà l’addio di Andrea nei delicati assetti che sin qui hanno consentito a una famiglia dai molti rami e dalle molte anime di non spaccarsi? L’impero torinese ha la sua stanza dei bottoni nella Giovanni Agnelli BV, la società olandese della quale possono essere azionisti soltanto i discendenti, divisi appunto tra vari rami, del senatore Giovanni Agnelli, nonno di Gianni e Umberto e che a fine Ottocento fu tra i fondatori della Fiat. La Giovanni Agnelli BV, infatti, ha la maggioranza assoluta (52 per cento ma con l’85,5 per cento dei diritti di voto) di Exor, la cassaforte che racchiude le partecipazioni più importanti: dalle automobili di Stellantis, ai giornali di Gedi, dalla Ferrari alla Juventus. In questo schema Elkann, nipote di Giovanni e massimo rappresentante del ramo che fa capo all’Avvocato, è il primo azionista della Giovanni Agnelli BV tramite la società Dicembre (che ha come altro soci i fratelli Lapo e Ginevra). E in questa veste è il primo azionista di tutto il gruppo.

Dopo aver provato a vendere la società John Elkann starebbe pensando al fratello Lapo per sostituire Andrea Angelli alla Juventus
John e Lapo Elkann. (Getty)

Holding destinata a subire ulteriori contraccolpi

Andrea, invece, era assieme alla sorella Anna il secondo socio della Giovanni Agnelli BV che oggi, diventata società di diritto olandese con sede ad Amsterdam, ha cambiato in parte gli equilibri tra gli eredi: la Dicembre ha il 38 per cento; Maria Sole Agnelli il 12,32 per cento; Andrea e Anna Agnelli l’11,85 per cento; Giovanni Nasi l’8,75 per cento e a scendere gli altri rami della famiglia. A consolidarsi è stata la parte che fa capo a Maria Sole Agnelli, con il risultato che la 97enne sorella dell’Avvocato è diventata il secondo azionista della holding. Una struttura retta da equilibri assai delicati. Che potrebbero subire ulteriori contraccolpi se l’ormai ex presidente della Juve, dopo aver abbandonato i cda delle aziende, decidesse anche di uscire dalla società di famiglia per finanziare attività personali.

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Andrea Agnelli (Getty)

La quota in mano agli eredi di Umberto vale circa 920 milioni

Ma quanto varrebbe la sua quota nella holding olandese? Secondo gli analisti la valutazione della Giovanni Agnelli Bv interna e basata sull’ultimo dato ufficiale di novembre 2022 è pari a 7,8 miliardi. La quota del ramo degli eredi di Umberto Agnelli è detenuta nella società semplice A&A partecipata al 50 per cento da Andrea e dalla sorella Anna. Complessivamente il valore, alla luce della stima interna della Bv, risulta di circa a 920 milioni, mentre il pacchetto in mano alla Dicembre di John Elkann ne vale 2,9 miliardi. Tuttavia, secondo gli accordi che regolano la governance della società olandese, il socio che intende liquidare le azioni della Bv non può avere titoli di Exor.

In caso di liquidazione, la cassaforte dovrebbe pagare circa 1 miliardo

Il sistema prevede che sia la stessa Bv a riacquistare i titoli sotto forma di azioni proprie liquidando per cassa l’azionista. Nell’ipotesi estrema in cui il ramo di Andrea volesse essere liquidato per intero, la cassaforte dovrebbe pagare una cifra vicina al miliardo di euro, un esborso rilevante. È altrettanto vero però che nell’ultimo anno il meccanismo di voto multiplo che regola la partecipazione che la Bv detiene in Exor ha portato la quota del 52 per cento a pesare in termini di diritti di voto fino all’86 per cento.

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John Elkann e Andrea Agnelli (Getty Images)

C’è dunque spazio per alleggerire la partecipazione della BV in Exor senza intaccarne il controllo e finanziare un’uscita di peso come quella degli eredi di Umberto. Numeri alla mano, se la società olandese finanziasse la liquidazione di Andrea vendendo quel 6 per cento di Exor che fa capo al ramo del cugino di Elkann, la partecipazione della dinastia in essa detenuta scenderebbe 45,84 per cento, ma esprimerebbe comunque diritti di voto per il 76 per cento.

Investire quei soldi ancora nella Juve? Ipotesi senza fondamento

E che cosa farà Andrea con il miliardo che avrà in cassa? Lo scenario più probabile è che con la graduale cessione possa finanziare altre iniziative personali, che da sempre fanno capo alla sua holding di investimenti, Lamse. Reinvestire nella Juve? L’ipotesi era circolata, ma non ha alcun fondamento reale. Andrea Agnelli e la Juventus hanno definitivamente separato i loro destini. E ora tutto è in mano al nuovo cda voluto da Elkann. Che dovrò cercare di sistemare i conti, togliere la società dalla Borsa per alleggerire la tensione della magistratura e portare avanti una ristrutturazione con l’ingresso di un nuovo socio. O di un nuovo padrone.