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Finalmente Juneteenth

Il 19 giugno, giorno in cui negli Stati Uniti si celebra la fine della schiavitù, è diventato ufficialmente una festa federale. L’accelerata nell’ultimo anno, dopo le proteste innescate dall’omicidio di George Floyd: il sì del Congresso è arrivato a larga maggioranza, nonostante i voti contrari di 14 repubblicani.

18 Giugno 2021 13:0821 Giugno 2021 10:01 Redazione

Juneteenth, la ricorrenza che ogni anno celebra la fine della schiavitù negli Stati Uniti, è diventata una festa federale. Dopo aver incassato il «sì» al Congresso, con 415 voti favorevoli e 14 contrari (tutti repubblicani), il Presidente Joe Biden ha quindi firmato una legge per rendere la decisione ufficiale con effetto immediato: già il 19 giugno 2021, quindi, la festa avrà il carattere dell’ufficialità.

La ricorrenza si chiama così perché cade proprio il 19 giugno, data da cui prende il nome: Juneteenth infatti si ottiene dalla contrazione di June (giugno) e nineteenth (diciannove). In quel giorno, nel 1865, l’esercito dell’Unione arrivò a Galveston, in Texas, e annunciò la fine della guerra, della schiavitù e la liberazione di tutti gli uomini e le donne in catene.

Today I signed the Juneteenth National Independence Day Act into law. pic.twitter.com/Yt2zeRTzs0

— President Biden (@POTUS) June 17, 2021

Juneteenth, le parole di Biden

«Le grandi nazioni non ignorano i loro momenti più dolorosi», ha detto Biden, che ha anche ufficializzato il nome della festa in Juneteenth Independence Day: «Le grandi nazioni non scappano. Dobbiamo scendere a patti con gli errori che abbiamo commesso. Proprio ricordando quei momenti inizieremo a guarire e a diventare più forti. Sono presidente da qualche mese, ma penso che questo rimarrà uno dei più grandi onori della mia presidenza».

«Siamo qui, in una casa costruita da schiavi» ha detto la vicepresidente Kamala Harris, «E ci troviamo a pochi passi da dove il presidente Lincoln ha firmato il Proclama di emancipazione. Siamo arrivati lontano, e c’è ancora tanta strada da fare, ma oggi è un giorno di festa».

Juneteenth, l’ultima festa federale

La particolarità del Juneteenth è che non cade nell’anniversario del Proclama, del 1863, ma in quello della sua effettiva entrata in vigore in Texas, l’ultimo stato ribelle, nel 1865. Per due anni, lì, anni la legge non trovò applicazione, fino a quando i soldati non entrarono a Galveston e il Generale maggiore Gordon Granger lo lesse alla popolazione. Fu proprio il Texas, nel 1980, il primo a rendere Juneteenth un giorno di festa, a livello statale.

Era da quasi 40 anni che negli Stati Uniti non veniva proclamata una festa federale. L’ultima nel 1983, quando si decise di introdurre il Martin Luther King Day nel terzo lunedì di gennaio (in una data vicina al giorno di nascita dell’attivista, il 15) e, a firmare la legge – dopo anni di battaglie – fu il Presidente Ronald Reagan.

La comunità afroamericana non ha mai smesso di celebrare Juneteenth negli ultimi 150 anni, ma l’accelerata decisiva per renderlo a tutti gli effetti una festa federale è stata data dalle proteste nate nel 2020 dopo l’omicidio di George Floyd, e dal largo consenso che il movimento Black Lives Matter ha riscosso in tutto il Paese.

Juneteenth prima di oggi 

Prima della firma di Biden, però, il Juneteenth era già riconosciuto come giorno di festa da 47 stati – compreso il District of Columbia, lo “stato” della capitale Washington – su 50. Solamente Hawaii, Nord Dakota e Sud Dakota non lo riconoscevano formalmente.

Nel corso degli anni è stata usanza, per i Presidenti degli Stati Uniti, il pronunciare un messaggio alla nazione per celebrare la giornata, con gli auguri alla popolazione afroamericana.

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