Stefano Bonaccini e Pierfrancesco Majorino sembrano avere poco in comune oltre alla tessera Pd. Il governatore emiliano-romagnolo candidato alla segreteria del Nazareno piace all’area dei dem che in qualche modo fa riferimento a Matteo Renzi. L’europarlamentare, con il suo profilo, sembra invece in grado di riesumare l’alleanza con il M5s nella corsa alla Regione Lombardia. Eppure, non si fa politica senza «la manipolazione, consapevole e intelligente, delle opinioni» e senza «la fabbrica del consenso», parafrasando Edward Bernays, nipote di Freud e padre putativo di tutti gli spin doctor. Quindi sia Bonaccini sia Majorino si sono affidati per le loro corse elettorali alla Jump Comunicazione, agenzia di relazioni con i media nata nell’ottobre 2016 a Firenze, ma ormai ben inserita nei palazzi e nelle stanze dei bottoni.

Agnoletti e la fama di turbo-renziano
Il legame tra Jump e il Pd non può che essere strettissimo, visto che il fondatore della società, il 49enne fiorentino Marco Agnoletti, è stato portavoce di Renzi e di Dario Nardella al Comune di Firenze, ma ha lavorato per un decennio anche con il Partito democratico in Toscana e in oltre 20 anni ha seguito le campagne elettorali di alcuni tra gli esponenti di spicco del Nazareno: da Vannino Chiti a Simona Bonafè, da Leonardo Domenici a Eugenio Giani, fino al giovane Brando Benifei. “Agno”, come lo chiamano gli amici, è discreto e professionale, non nasconde il suo tifo juventino ed è pure attento alle iniziative filantropiche, come nel caso della campagna “Regala un libro” per sostenere le piccole librerie e le case editrici indipendenti piagate dalla pandemia. Quando Renzi arrivò a Chigi e Filippo Sensi, il celebre Nomfup, divenne suo portavoce, Agnoletti si mise diligentemente in scia, «eppure ha sempre avuto la fama di turbo-renziano, molto più dello stesso Sensi che invece preferiva mantenere un low profile», riflette una fonte qualificata con Tag43.
Nel 2021 la Jump ha fatturato 668 mila euro e utili per 123 mila
Di sicuro, però, Agnoletti con la Jump ci ha saputo fare in questi anni, forte della sua abilità da spin doctor e delle sue ramificate relazioni. L’agenzia, due dipendenti e svariate consulenze di professionisti della comunicazione, vanta un fatturato 2021 pari a 668 mila euro e utili per 132 mila euro. Agnoletti ha l’80 per cento delle quote, mentre Elisa Di Lupo, sua amica d’antica data e addetta stampa a Palazzo Vecchio, detiene il restante 20 per cento. I ricavi 2022, peraltro, potrebbero avvicinarsi al milione di euro. Tra i clienti, i più noti sono Feltrinelli, pasta De Cecco, Enel, Sea-aeroporti Milano, il Milan, i costruttori di Confindustria, Daruma, Sanofi, Roche, Msc, Uber, Fondazione Luigi Einaudi e persino il marchio di cravatte più amato dalle istituzioni italiane, Talarico.

Le relazioni bipartisan con la Rai e i rapporti con Beppe Caschetto
Non manca poi una star tv come Fabio Fazio, grazie al rapporto che Jump vanta con l’agente Beppe Caschetto, uno dei “demiurghi esterni” che fanno il bello e il cattivo tempo nei palinsesti Rai. È risaputo, peraltro, che l’agenzia di Agnoletti coltiva ottime relazioni all’ombra del cavallo di Viale Mazzini, «sia a destra con Giampaolo Rossi sia a sinistra, a partire da Mario Orfeo. Ma bisogna dare loro atto di aver mantenuto sempre atteggiamenti discreti e professionali», racconta una fonte Rai.
Una bicicletta per Bonaccini
Certo, se letto in ottica comunicazione, appare ancor più naturale l’asse Bonaccini-Nardella in vista delle primarie Pd. I due hanno pure lavorato al progetto di portare una tappa del Tour de France sull’appennino tosco-emiliano e non a caso hanno avviato assieme la campagna congressuale sotto il simbolo di una bicicletta, metafora concepita da Agnoletti per dare il senso della lunga scalata che attende Bonaccini nel Nazareno del dopo-Letta. Lo stesso presidente di Regione ha annunciato un «tour in cento tappe» parlando del lungo giro d’Italia che dovrebbe dargli definitivamente la maglia rosa nella corsa dem.
Socialcom e i ganci nelle altre aree politiche
Sul sito della Jump Comunicazione, tuttavia, la pagina del team è da aggiornare. Infatti, compaiono per esempio ancora i nomi di Simone Santucci – che però da un anno circa ha lasciato per andare a lavorare con Piero Fassino – ed Emanuele Raco che adesso è impegnato nella comunicazione del ministero dell’Ambiente con il forzista Gilberto Pichetto Fratin. Manca invece la new entry Elisabetta Graziani, ex cronista de La Stampa e LaPresse e poi stimata comunicatrice del dem Vincenzo Amendola sia da ministro agli Affari europei nel governo Conte 2 sia da sottosegretario con le stesse deleghe in era Draghi. Tra le bio riportate c’è quella di Cecilia Cristaudo, un cv molto centrato su Mediaset e un incarico da segretario particolare di Mara Carfagna quando quest’ultima era ministro per le Pari opportunità nel governo Berlusconi 4. Dal 2020 Cristaudo collabora con Socialcom, l’agenzia di analisi e comunicazione web che fa capo a Luca Ferlaino, figlio di Corrado, patron del Napoli di Maradona; una società che contribuisce a garantire a Jump i giusti ganci anche in aree politiche diverse dal Pd e dal centrosinistra. Non per nulla Jump e Socialcom sono soci paritari in un altro brand delle relazioni pubbliche e istituzionali, Kleos, che ha sede agli stessi indirizzi di Jump sia a Firenze che a Roma. Noti sono pure gli eventi promossi in comune dalle tre agenzie, come i recenti “aperitivi digitali” con ospiti del calibro di Giuseppe Moles, ex sottosegretario forzista con delega all’Editoria, la direttrice del Tg1 Monica Maggioni e il già citato Giampaolo Rossi.

Ferlaino jr. nasce nel marketing legato al Napoli calcio e come organizzatore di eventi digital nel mondo dello sport, ma poi, intorno al 2004, rimane folgorato sulla via di Gianroberto Casaleggio e della sinergia con Antonio Di Pietro e l’Italia dei valori, scoprendo la passione per la politica e per la democrazia digitale. Socialcom ha lavorato con il Pd di Enrico Letta, ma le amicizie di Ferlaino sono del tutto trasversali. Alle cronache mondane è noto, ad esempio, l’evento Socialcom 2021 in cui, un anno fa, Ferlaino e Agnoletti accolsero nella splendida cornice del Circolo della Caccia, a Palazzo Borghese, tanti bei nomi di area Pd, ma anche della destra che si apprestava a prendere in mano il Paese: dal futuro presidente del Senato Ignazio La Russa ai “fratelli d’Italia” Andrea Delmastro (oggi sottosegretario alla Giustizia) e Giovanni Donzelli, da Italo Bocchino alla senatrice forzista Gabriella Giammanco, solo per citarne alcuni. D’altronde, si sa, la politica e la comunicazione di potere sono fatti di alti e bassi. E dopo ogni… jump, ogni salto, si tratta sempre di atterrare bene.