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Lo stretto indispensabile

Lo storia di Joost Bakker, il designer ambientalista che vuole trasformare i quartieri in fattorie sostenibili. L’ultimo progetto? Future Food System, una casa ristorante in cui tutto è autoprodotto.

1 Luglio 2021 15:59 Redazione
Future Food System è la casa ristorante creata da Joost Bakker dove non si butta niente. L'ultima idea del designer ambientalista

Simbolo di uno stile di vita a impatto zero, il designer e ambientalista Joost Bakker lavora per una sola missione: trasformare interi quartieri in fattorie urbane sostenibili, dove l’inquinamento non sia più un problema con cui fare i conti quotidianamente. Questa visione è ben tradotta nella sua ultima idea: Future Food System, una casa-ristorante al centro di Melbourne, in Australia, in cui gli sprechi, ovviamente, non sono contemplati.

Nato in una famiglia di coltivatori di tulipani, Bakker ha sempre anteposto a tutto l’amore per la natura. Giusto per rendere l’idea del personaggio, nel corso della sua carriera ha realizzato sculture a partire dalla spazzatura. Ancora, ha aperto una cucina mobile dove la zuppa si preparava con le ossa scartate dai ristoranti di lusso.

Joost Bakker, come realizzare un mondo senza rifiuti

Il sogno di un mondo basato sull’eliminazione dei rifiuti e su un sistema di metropoli e fattorie urbane autosufficienti potrebbe sembrare irrealizzabile ma, per Bakker, non è altro che la proiezione di un futuro non troppo lontano. «Credo fermamente che gli uomini debbano adottare un approccio che minimizzi gli sprechi, come il resto del pianeta. Siamo l’unica specie a non averlo ancora fatto», ha spiegato Bakker in un’intervista alla Bbc. «Non è vero che è impossibile. Ricordo che, nel 2008, un giornalista mi disse che sarebbe stato complicato ma, tredici anni dopo, parecchie cose sono cambiate. Ci sono tante soluzioni da poter adottare, dall’utilizzo della spazzatura per realizzare involucri e packaging a biodigestori domestici in grado di trasformare gli scarti in fertilizzante di qualità».

L’ultima idea di Joost Bakker, Future Food System

In questo solco si cala, come accennato, Future Food System, locale in cui ci si può prenotare per un pranzo, una cena o un semplice tour. I suoi gestori cucinano, mangiano e servono materie prime fatte in casa. Anche l’energia che adoperano, in termini di luce, gas ed elettricità, è totalmente autoprodotta. «Entro il 2030 l’idea di urban food, prodotto e trattato direttamente dal consumatore, diventerà mainstream. Io ho soltanto anticipato i tempi», ha dichiarato sicuro. All’interno della casa il mantra è utilizzare esclusivamente materie e materiali riciclabili. Il locale è, infatti, provvisto di un grosso biodigestore e buttandovi tutto l’organico prodotto se ne ricavano fertilizzante e gas.

 

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Nel menù grilli e cavallette, al muro una parete di funghi

Ma non è tutto. Oltre ai grilli e alle cavallette adoperate in gran quantità nei manicaretti proposti ai visitatori, vi è anche un’ampia parete di funghi coltivati con l’umidità della doccia. Il pavimento, invece, è realizzato con mattoni e bottiglie di vino riciclate. «Nel corso delle visite organizzate, il nostro obiettivo è diffondere il convincimento che ci si può procurare in modo autonomo il necessario per vivere», ha sottolineato Bakker. Ad affiancarlo due top chef, Matt Stone e Jo Barrett, che vivono e lavorano nella casa di Future Food System. Ai clienti offrono il miele delle loro arnie. Per gli avventori preparano torte e pane con la farina ricavata dalle mandorle di terra (tiger nuts), con cui riescono a produrre anche gelato e il latte.

 

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Se i traguardi da tagliare restano ancora molti, l’obiettivo finale di Bakker è uno solo: decentralizzare il sistema di produzione del cibo. «L’ideale sarebbe non affidarsi più alle produzioni industriali e ingegnarsi per coltivare quel che serve in totale autonomia. Così si potrebbe recuperare tutta la terra che abbiamo perso e ridurre al minimo la produzione di pattume. Se il terreno è in salute, il cibo è buono e la gente sta bene».

 

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