Dal 2 giugno ci sarà un’aggiunta da fare al suo biglietto da visita, che già di titoli trabocca. Perché, in occasione della Festa della Repubblica, evento solitamente accompagnato da una infornata di nomine al merito, John Elkann verrà nominato Cavaliere del lavoro. Il nome dell’erede di casa Agnelli è quello di maggior spicco nella lista lista di coloro che verranno proclamati benemeriti. E immaginiamo quanto il presidente di Stellantis tenga a un riconoscimento che affonda le radici nella tradizione italica.

I criteri per meritare il Cavalierato
Cavalieri del lavoro naturalmente non ci si propone, ma si viene prima segnalati e poi eventualmente insigniti. Spetta al Mise, infatti, compilare ogni anno una lista di nomi di personaggi che si ritengano meritevoli della medaglia. Il Quirinale dopo averla vagliata ne sceglie 25. Molti i criteri per poter ambire al riconoscimento. Ne riportiamo alcuni prendendoli dal sito della Federazione che li raggruppa. Aver tenuto una specchiata condotta civile e sociale. Aver operato in via continuativa e per almeno 20 anni con autonoma responsabilità nel settore per il quale l’onorificenza è proposta. Aver adempiuto agli obblighi tributari nonché a quelli previdenziali e assistenziali a favore dei lavoratori. Non aver svolto attività economiche e commerciali lesive dell’economia nazionale, né in Italia né all’estero.

Mattarella parla perché Tavares intenda
Curiosamente, Elkann viene fatto cavaliere nell’anno in cui Fiat, nel frattempo diventata Fca dopo l’acquisizione della Chrysler, con la fusione con Psa-Peugeot è passata sotto il controllo dei francesi. Sembrerebbe una nomina dunque un po’ tardiva, ma forse nell’intento di Sergio Mattarella che ha scelto di insignire Elkann, è invece preventiva, nonché sottilmente allusiva. Un cavaliere del lavoro della Repubblica italiana si impegna a tutelare e a far prosperare il lavoro italiano. Quindi la nomina al capo di Exor è fatta perché nuora Carlos Tavares intenda. Se mai l’ad di Stellantis avesse intenzione di tagliare posti di lavoro in Italia (cosa per altro già ventilata in alcune dichiarazioni che sollevavano il sopracciglio sull’eccessivo costo del lavoro e la non eccelsa produttività delle fabbriche italiane) c’è un cavaliere senza macchia pronto a opporsi.