Sparatorie, inseguimenti a rotta di collo e relazioni con donne bellissime. La vita di James Bond non è certo per deboli di cuore e il nuovo film No Time To Die, in sala da oggi, 30 settembre, ne è la conferma. È però questa la vera vita di una spia? Quanto c’è di vero nei film di 007 e quanto invece è frutto della fantasia cinematografica? Per rispondere a queste domande, la Bbc ha deciso di interpellare gli omologhi reali britannici. L’MI6, più propriamente noto come Secret Intelligence Service (SIS), ha sede a Londra, proprio nell’edificio di Vauxhall Cross che Bond e compagni fanno saltare in aria in Skyfall.
Quali sono le differenze tra le vere spie e James Bond
«Credo che la differenza più grande fra noi e i film Bond sia la collaborazione», ha dichiarato all’emittente britannico Sam (il nome è fittizio). «Usciamo da soli in rari casi, il lavoro di squadra è fondamentale». Sam è un funzionario dell’MI6 da lungo tempo impegnato nella lotta al terrorismo, ma non tutti i suoi colleghi sono stanziati direttamente sul campo. Come ha infatti rivelato alla Bbc, il Secret Intelligence Service vanta una rete variegata e ricca di opportunità e ruoli. «Alcuni si occupano della gestione e del reclutamento degli agenti, altri focalizzano la loro attenzione sulla comunicazione», ha continuato l’uomo. «Nella nostra organizzazione, il lavoro è strutturato in modo molto diverso rispetto alle aziende o alle associazioni che operano alla luce del sole. È probabile che anche il soggetto più convinto potrebbe ricredersi una volta visto il funzionamento della macchina».
James Bond, l’agente Q esiste davvero
In mezzo a tante differenze, c’è un punto in comune. Anche il vero MI6 ha il suo agente Q (nei recenti film interpretato da Ben Whishaw), difficilmente in possesso però di macchine con i mitra al posto dei fari e orologi salvavita. A confermarlo è Emma, alta funzionaria e responsabile tecnica: «C’è effettivamente un laboratorio nel nostro quartier generale, anche se un po’ diverso da quello dei film», ha scherzato la donna. «Inoltre, non indossiamo camici bianchi e non abbiamo tutti l’aspetto da sfigato».
Proprio le armi da fuoco portano all’attenzione un altro tema: gli agenti dell’MI6 girano armati? «Non posso negarlo, ma nemmeno confermare» è la risposta di Sam. Maggiori dettagli però giungono dalle parole di un altro ufficiale dei servizi segreti, rimasto anonimo. «Un tizio che si fa strada sparando fra la gente non entrerebbe nemmeno dalla nostra porta». Il comportamento di Bond, soprattutto nei recenti film con Daniel Craig, non è mai stato conforme alle richieste dei superiori e nella realtà dunque si troverebbe già a casa senza paga. «Lavorare con noi significa mettere a repentaglio la propria vita», ha proseguito un altro ufficiale, dal nome in codice Tom. Il suo compito è coordinare l’azione di molti agenti sul campo, infiltrati presso le maggiori organizzazioni criminali e terroristiche del pianeta nel tentativo di carpire informazioni riservate. «Per questo non possiamo assolutamente rivelarne l’identità, altrimenti avremmo le loro vite sulla coscienza».
L’evoluzione dello spionaggio al tempo del digitale
Il mondo dello spionaggio è cambiato molto rispetto a quello proposto dal Bond di Sean Connery. Internet, social network, reti digitali di portata mondiale hanno avuto ripercussioni forti anche sulle tecniche usate per ottenere le informazioni dalle fonti. Tuttavia, l’intelligenza umana e le capacità di persuasione sono ancora basilari. «Stiamo lavorando per sfruttare la tecnologia a nostro vantaggio», ha continuato Emma. «Tutto però parte dalle persone e dalle relazioni che le stesse sono in grado di instaurare». Ne è convinto anche l’ex vertice dell’MI6, a capo del dipartimento per sei anni fino al 2020. «Ci sarà sempre posto per l’intelligenza umana oltre all’IA», ha detto il corrispettivo reale di M, capo di Bond col volto di Ralph Fiennes, che ha lanciato anche un allarme. «Il mondo si sta armando più velocemente rispetto alle nostre capacità di risposta».