Tra le tante sfaccettature della guerra in Ucraina emerge una profonda distanza di interessi, visioni e decisioni fra gli Stati Uniti e l’Unione europea. Da un lato Washington detta la linea mirando, secondo alcuni osservatori, a un Regime Change a Mosca, dall’altro Bruxelles cerca di muoversi in modo compatto su un terreno complesso, che condiziona soprattutto la sfera della sicurezza. Con regolarità riemerge in versione aggiornata la famosa domanda di Henry Kissinger: qual è il numero di telefono dell’Europa? La risposta è sempre incerta, come dimostra in modo plastico l’asse fra Emmanuel Macron e Olaf Scholz consolidato nei giorni del viaggio americano del presidente del Consiglio Mario Draghi. Nel quadro che si va delineando si potrebbe anche aggiornare la domanda: chi compone il numero per chiamare l’Europa? O, ancora meglio: qual è il motore della politica estera americana? I nomi sono diversi, ma uno in cima alla lista è sicuramente quello di Jake Sullivan, il consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Joe Biden, nonché stella in ascesa dell’establishment di Washington. Dinamico, svelto, intelligente e soprattutto con una lista di contatti che contano e pesano.

Sullivan e la versione democratica dell’America First
È Sullivan il fulcro dell’azione della politica di sicurezza del capo del Commander in Chief Usa. Per questioni di ruolo, di pedigree, ma anche per la sua (in)esperienza che continua a spingere il Paese verso una guerra per procura prolungata. Sullivan è convinto che la politica estera americana debba servire la classe media a stelle e strisce, quella che i detrattori definiscono una versione democratica dell’America First. Una visione che però finisce, per esempio, per dare la colpa a Vladimir Putin dell’inflazione galoppante negli Stati Uniti, che ha portato la Federal Reserve ad alzare i tassi di interesse di mezzo punto percentuale per la prima volta in oltre 20 anni.
La carriera di un rampollo della middle-class laureato a Yale
Jake Sullivan, classe 1976, è cresciuto in una famiglia della middle-class di Minneapolis, quattro tra fratelli e sorelle, dove lo studio è sempre considerato il mezzo per poter far bene nella vita. Nel suo percorso universitario, oltre agli studi in legge a Yale, Sullivan può vantare la prestigiosa borsa di studio Rhodes a Oxford, dove si è laureato in relazioni internazionali. Ma invece della classica carriera nell’establishment di Washington, dopo la laurea in legge Sullivan ha deciso di tornare in Minnesota per lavorare in uno studio legale prima di entrare nello staff della senatrice democratica Amy Klobuchar che poi lo ha presentato a Hillary Clinton, la vera madrina politica di Sullivan.

I Clinton e Blinken tra gli invitati alle sue nozze nel 2015
Per mettere a fuoco il personaggio alcuni osservatori hanno messo in evidenza la lista di invitati al suo matrimonio con Margaret Goodlander, celebrato nel 2015 a Yale, nel campus universitario dove i due si sono conosciuti. Allora il Partito Democratico sembrava inattaccabile e destinato a prolungare la presidenza di Barack Obama con la prima vittoria di una donna alla Casa Bianca. Fra gli invitati c’erano naturalmente Bill e Hillary Clinton che gli aveva promesso di farlo diventare a soli 40 anni il più giovane consigliere per la sicurezza nazionale quando sarebbe stata eletta presidente, Antony J. Blinken, attuale segretario di Stato e fedelissimo dei Clinton, e il giudice della Corte suprema Stephen G. Breyer. Solo che il 2016 “regalò” la vittoria a sorpresa di Donald Trump. «La campagna elettorale del 2016 ha avuto un forte impatto su di me», commentò Sullivan, «ma non tutto per via di Trump. Più che altro, ho capito che per una larga parte del nostro Paese il governo non pensava ai bisogni e interessi di molti cittadini». Da qui il convincimento che le istanze del popolo, o meglio della classe media da cui egli stesso proviene, e dossier come le disuguaglianze, il distacco e la distanza fra i lavoratori e il governo dovessero essere portati su ogni tavolo alla Casa Bianca, anche nella Situation Room.
Cautela e disimpegno: la strategia della colomba dell’Amministrazione Biden
La politica estera americana per la classe media, secondo quella che è la visione di Sullivan, passa per il disimpegno dall’Afghanistan, da attività di contro-terrorismo e dal Medio Oriente, al potenziamento di una partnership di sicurezza con Australia e Gran Bretagna (Aukus). Ed, evidentemente, da una cauta fermezza in Ucraina. Se Blinken e il segretario alla Difesa Lloyd Austin sono i falchi, Sullivan è infatti considerato la colomba dell’amministrazione Biden. Anche se sull’Ucraina sembra non toccare palla. Il suo obiettivo principale resta quello di connettere la politica degli Stati Uniti sulla scena globale alle vite e al benessere dei normali cittadini americani. I primi passi per realizzarla non sono partiti sotto i migliori auspici, con le elezioni di metà mandato che bussano alla porta sono in arrivo i primi responsi da parte di quella stessa classe media cui si rivolge Sullivan.