Se non si è al “si salvi chi può”, manca davvero poco. Italia viva infatti non ha mai spiccato il volo e continua ad arrancare. Resta nebuloso il futuro, compreso il dialogo con il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti. «Dovevamo essere noi a inglobare il partito di Toti, ma se continua così accadrà il contrario», sospira un renziano. Forse si tratta di un eccesso di pessimismo, ma l’iperbole aiuta a comprendere l’aria che tira dalle parti di Iv. Di sicuro i sondaggi alimentano le preoccupazioni tra i fedelissimi di Matteo Renzi. E alcuni iniziano a scendere dalla sua nave. La sindaca di San Lazzaro, Isabella Conti, è un primo esempio: ha già annunciato l’addio al partito. La sfidante di Matteo Lepore (poi diventato sindaco) alle primarie di Bologna era considerata un’esponente rampante del renzismo, addirittura per qualcuno avrebbe potuto rappresentare il futuro del progetto renziano. E invece ha salutato la compagnia. Lo spostamento a destra, con il sostegno a Genova al sindaco uscente Marco Bucci, non è stato digerito. «Se si sta nel centrosinistra e si lavora per far crescere i riformisti è un conto», ha detto nell’intervista a La Repubblica, in cui Conti ha ufficializzato la decisione. «Se invece si parla di un polo di centro che può intercettare un po’ di qua e un po’ di là, o addirittura di sostenere il centrodestra in alcuni contesti, allora vuol dire non avere un’identità valoriale», ha aggiunto.
Isabella #Conti?
Chi sta in #ItaliaViva lo fa perché siamo la casa dei riformisti coraggiosi. Idee e voglia di innovare. pic.twitter.com/BtoFioamu8— Renziani (@Renziani1) April 21, 2022
Non solo Isabella Conti: chi potrebbe salutare Italia Viva
E potrebbe non essere la sola. In Parlamento molti sono al momento in attesa, troppe ancora le incognite. Tuttavia, in passato, le posizioni di Conti erano state espresse pubblicamente dal deputato Camillo D’Alessandro, che in queste ore ha preferito stare in silenzio. Con lui altri starebbero meditando, perché i malumori covano. «In questo momento nessuno pensa davvero di spostarsi. Ci sono ancora troppe incognite, su tutte la legge elettorale con cui si andrà al voto e quindi il sistema di alleanze», dice a Tag43 un parlamentare molto vicino a Renzi. Addirittura la mossa della sindaca di San Lazzaro non è stata vista come un tradimento. Anzi, quasi si tende a giustificarla. Il ragionamento è grosso modo questo: «Se Italia viva sul suo territorio non è riuscita a radicarsi, è logico che preferisca altre soluzioni». Altrimenti il futuro politico di Conti, ad appena 40 anni, rischierebbe di essere già compromesso. La strategia ondivaga sulle alleanze ha fornito il pretesto giusto per lasciare Italia viva. Anche perché il caso di Genova non è più isolato: è la replica di quanto avvenuto in Sicilia e di quanto sta accadendo a Catanzaro. Ma situazioni simili potrebbero moltiplicarsi. Il motivo? «Meglio andare con chi ha dei progetti convincenti, senza pregiudizi politici», è la tesi che viene predicata ai vertici del partito. Un modello che è l’implicita ammissione della strategia dei “due forni”. In base alle convenienze territoriali, si sceglie con chi stare.

Da Boschi a Giachetti, chi non lascerà il partito di Matteo Renzi
Certo, tra tante incognite, ci sono delle certezze: alcuni parlamentari non lascerebbero mai il senatore toscano. Oltre alla capogruppo alla Camera, Maria Elena Boschi, i vari Luciano Nobili, Michele Anzaldi, Roberto Giachetti, Davide Faraone, su tutti, resteranno asserragliati al fianco del leader. Gli altri, chissà. Lo sguardo al prossimo giro elettorale non è tranquillizzante: con il taglio dei parlamentari, se Iv dovesse arrivare al 3 per cento, guadagnando almeno un punto rispetto ai sondaggi (che la danno al 2), otterrebbe, tra Camera e Senato, una decina di seggi. Oggi i parlamentari renziani sono 44 (29 a Montecitorio e 15 a Palazzo Madama). Quelli che non hanno praticamente chance sono una trentina. Così qualcuno potrebbe essere attirato dalle sirene calendiane di Azione. Prima, però, bisogna capire con quale schema si giocherà, quindi si torna al tema della legge elettorale.

Il commento di Toti all’appoggio di Italia Viva a Bucci come sindaco di Genova
In questo scenario intricato, poi, l’alleato designato, Toti, cerca di farsi spazio e di entrare “in società” almeno alla pari con Renzi. Senza soccombere. «Se è una tappa di avvicinamento, ben venga e benvenuti», ha detto il presidente della Regione Liguria commentando con una punzecchiatura la scelta di sostenere Bucci a Genova. Insomma, sono più i renziani che vanno verso di lui, sembra dire. Una concorrenza tra piccoli partiti che non agevola un patto solido per l’evoluzione del progetto centrista. Così viene scattata una fotografia impietosa. C’è da una parte Emanuel Macron che con la sua République En Marche ambisce a ottenere il bis all’Eliseo. E dall’altra c’è Renzi, che sognava di emularlo, ma deve fare i conti con un partito al limite del default politico. E per ritemprarsi se la prende con il suo avversario preferito: Giuseppe Conte.