Dal piccolo proscenio al grande palcoscenico. I giorni di Europei e mondiali sono anche quelli che possono catapultare un calciatore dalla notorietà in una cittadina, alla ribalta internazionale. Per informazioni basta citofonare a Manuel Locatelli, un passato da promessa del calcio italiano nelle fila Milan, costantemente in bilico tra l’onere di dimostrarsi dall’altezza dei nomi altisonanti del passato e il rischio concreto di finire nell’almanacco dei talenti sprecati. Così era arrivato al Sassuolo, nell’ambito di una “retrocessione” in provincia che a qualcuno suonava già come una bocciatura. E invece proprio dalla tranquillità di un ambiente con poche pressioni è cominciato il paziente rilancio del centrocampista, che ora è sulla bocca di tutti, star indiscussa del trionfo dell’Italia contro la Svizzera, nella seconda giornata di Euro 2020.
Locatelli e Berardi, el dorado a Sassuolo
Un percorso simile a quello di Domenico Berardi, attenzionato ancora bambino dalla Juventus, ma esploso nella provincia modenese, anche lui con la maglia neroverde del Sassuolo. Da anni si preconizza un salto di qualità, un approdo a Torino, sponda bianconera, un trasferimento all’estero in un big europea. Invece è rimasto in Emilia a fare gol e sprizzare lampi di classe. Riproposti all’attuale Europeo, dove sta sgasando sulla fascia, mostrando potenza ed imprevedibilità. Un destino affine per gli eroi azzurri di Euro 2020: il salto dalla provincia alla platea internazionale. Sarà la tranquillità, lontano dalle tossine della metropoli, dai club che richiedono sempre di andare a mille, senza freni. Ma spulciando gli annali di storie simili ce ne sono a bizzeffe.
Fabio Grosso, l’eroe azzurro del Palermo
Forse la più impattante è quella di Fabio Grosso. Era ancora un terzino del Palermo quando il ct Marcello Lippi decise di portarlo in Nazionale, per il Mondiale 2006. Si presentò coi gradi di buon gregario, non certo un titolare inamovibile e anche il suo minutaggio era, all’epoca, un’incognita. Diventò, invece, l’uomo della provvidenza, quello dello storico gol che sbloccò il risultato contro la Germania in semifinale. E, soprattutto, l’autore del sigillo sulla vittoria della Coppa del Mondo, con il calcio di rigore decisivo nella finale contro la Francia. Dal Palermo, dopo gli anni di Perugia, al tetto del mondo. Alto che salto triplo.
Anche Zaccardo, Barone e Barzagli erano al Palermo
C’era con lui anche l’altro terzino dei rosanero, Cristian Zaccardo, che nelle prime gare ha coperto la zona destra della difesa. Per lui, però, il ricordo di quel Mondiale rimane macchiato dall’autorete contro gli Stati Uniti. Anche Simone Barone era in forza ai siciliani. In Germania, seppure non sia mai stato decisivo, entrò nella memoria degli appassionati per il mancato passaggio di Filippo Inzaghi nel contropiede contro la Repubblica Ceca, in cui l’attaccante siglò il 2-0. Sulla fascia destra, liberissimo, era pronto a inserire il suo nome nella storia, appoggiando semplicemente la sfera nella porta vuota. L’istinto da bomber di SuperPippo gli negò la gioia, suggerendo al bomber di dribblare il portiere e andare a segno.
Due presenze nella rassegna tedesca le mise insieme pure Andrea Barzagli, ennesimo difensore di un Palermo capace nella stagione precedente di stupire l’Italia. Andrà al Wolfsburg, vincerà la Bundesliga, poi farà marcia indietro replicando i successi con la maglia bianconera della Juventus.
Paolo Rossi, ad Argentina ’78 dal Vicenza
Grosso, Barone, Barzagli e Zaccardo sono epigono di un altro eroe Mundial, Paolo Rossi. Nel 1978, in Argentina, fu schierato nel reparto avanzato italiano, direttamente prelevato dal Vicenza. Le sue prestazioni hanno spinto gli azzurri fino ai gironi di semifinale e condotto la squadra al quarto posto.
Ma di calciatori di provincia approdati in Nazionale, possono parlare a ragion veduta altri due protagonisti dell’attuale spedizione itinerante: il ct Roberto Mancini e il capo delegazione, Gianluca Vialli. Convocati per Euro ’88, i due formavano la coppia d’attacco della Sampdoria. La loro rassegna durò fino alle semifinali, poi l’Italia perse contro l’Urss. Più di recente, a Euro 2012, Alessandro Diamanti, fantasista girovago del calcio italiano, conquistò la convocazione dopo la buona stagione con la maglia del Bologna e diventò la dolce sorpresa della manifestazione. Prestazioni importanti, sugellate dal penalty decisivo, nella sfida, ai quarti, contro l’Inghilterra.
Fiore e Di Natale, in Azzurro via Udine
Bomber di provincia per antonomasia, Totò Di Natale, ha invece avuto meno fortuna con la maglia dell’Italia. Di lui si ricorda il calcio di rigore sbagliato ai quarti di finale contro la Spagna, a Euro 2008. Un errore parzialmente riscattato dalla rete realizzata, quattro anni, proprio contro la Roja alla gara d’esordio. Un altro nome che lega Udine alla Nazionale è Stefano Fiore, punto fermo Azzurro a Euro 2000, quando il trionfo svanì negli ultimi istanti della finale con la Francia. Il centrocampista, all’epoca stella dei friulani, andò a segno anche contro il Belgio, scendendo in campo, da subentrato o titolare, in tutte le partite. Esempi di abnegazione individuale e lungimiranza societaria, a cui la Nazionale ha attinto a piene mani per diventare grande.