L’annuncio era stato dato in pompa magna il 25 maggio. E ancora ieri, l’8 giugno, in occasione della visita romana di Olaf Scholz con tanto di conferenza stampa finale, Giorgia Meloni ha celebrato l’accordo Ita-Lufthansa come «la testimonianza di quanto gli interessi delle nostre nazioni possano essere convergenti sul piano strategico». Tutto bene quel che finisce bene? Mica tanto. Perché, secondo quanto risulta a Tag43, quell’accordo è sì stato annunciato ma, se non lo hanno fatto nottetempo alla viglia dell’arrivo del cancelliere tedesco, non ancora firmato da parte italiana.

Eppure il 4 giugno, intervenendo al Festival dell’Economia di Torino, anche il nuovo direttore generale del Mef, Riccardo Barbieri Hermitte, ossia colui che materialmente deve siglare la cessione del 41 per cento della compagnia di bandiera nata dalle ceneri di Alitalia, non aveva lasciato dubbi in proposito. «Ci sono ancora le crisi di alcuni settori su cui stiamo intervenendo. Recentemente c’è stata la firma dell’accordo con Lufthansa che riteniamo una buona soluzione per la nostra linea aerea», aveva detto Barbieri.
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Air France non voleva essere esclusa dai giochi
Insomma, un giallo. Forse si dà la cosa per fatta e il ritardo nella firma è figlio della complicata burocrazia ministeriale e di un dossier che si compone di ponderosi incartamenti? Ma evidentemente il governo non vedeva l’ora di dare per chiusa una partita che si trascinava da mesi, scomoda eredità del governo Draghi inopinatamente caduto prima di aver avuto il tempo di chiuderla, anche per le pressioni di un “partito francese” che non si rassegnava all’esclusione dai giochi di Air France.

Possibile danno erariale dopo l’uscita di scena di Msc
Ma forse era meglio mettere nero su bianco le firme prima di cantare vittoria. Anche perché adesso, col rischio di ulteriori ritardi, ci si è messa pure la Corte dei conti a fare le pulci, e giustamente visto che la vicenda si trascina lo spettro di un danno erariale sulla mancata vendita a Msc-Lufthansa. Considerando gli attuali tesissimi rapporti della magistratura contabile con governo sul Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), c’è da scommettere che spulceranno le carte con particolare cura.

La cordata con Aponte aveva offerto 900 milioni di euro
Lufthansa infatti si era già presentata al tavolo del governo in cordata con la Msc dell’armatore Gianluigi Aponte che per rivelare Ita offriva 900 milioni di euro. Ma allora il Mef, nella persona del suo direttore generale Alessandro Rivera, aveva pensato bene di rifiutarla per trattare in esclusiva con il fantomatico fondo Certares dietro cui c’era Air France, senza poi arrivare a concludere nulla. Il risultato è che i tedeschi, a quel punto unica soluzione rimasta sul tavolo dopo lo sdegnato ritiro di Aponte, si sono presi il 41 per cento della compagnia per 325 milioni (ma ritrovandosene 250 in cassa, ultima tranche dei 1.350 milioni concessi come dote alla nuova compagnia).

Giorgetti e Meloni sono stati messi al corrente dello stallo?
Una vicenda tribolata, dove spesso gli interessi particolari della politica hanno prevalso su quelli comuni, cui ora si aggiunge il giallo della firma mancante. Chissà se il ministro Giancarlo Giorgetti e la stessa Meloni, che si sono orgogliosamente intestati l’intesa che dopo quasi 13 miliardi di denaro dei contribuenti bruciati tra vecchia Alitalia e Ita si avvia a uscire dal perimetro dei conti pubblici, ne sono stati messi al corrente. O se tutto è stato fatto a loro insaputa.