Il governo vuole accelerare la vendita di Ita
In un incontro riservato, il presidente di Ita e Francesco Giavazzi, super consulente di Draghi, hanno concordato nell'accelerare i tempi di vendita della compagnia. Nella corsa resta favorita la cordata Msc-Lufthansa.
Ita, si corre di gran carriera per completare la vendita della compagnia nata dalle ceneri di Alitalia, e che il governo non vede l’oro di privatizzare. La scorsa settimana c’è stato a questo proposito un incontro tra il presidente esecutivo Alfredo Altavilla e Francesco Giavazzi, super consulente economico di Mario Draghi che segue da Palazzo Chigi questa e altre partite aperte. Giavazzi ha rinnovato ad Altavilla l’invito ad andare rapidamente avanti e chiudere, nonostante i continui inciampi che si frappongono come le dimissioni simultanee di sei consiglieri d’amministrazione di Ita. «Bastano i tre che ci sono», avrebbe chiosato il professore bocconiano, «per completare la cessione». Confermando che la soluzione preferita è quella della cordata italo-tedesca Msc-Lufthansa, cui successivamente si sono affiancate le manifestazioni di interesse di Air France, con Klm e l’americana Delta (che pur gode nei palazzi della politica, specie in zona Pd ma non solo, di una cospicua lobby) e di alcuni fondi.

Il governo preme per la vendita rapida di Ita
D’altro canto, proprio mentre i due erano a colloquio, è arrivata una dichiarazione del ceo di Lufthansa, Carsten Sporn, a ribadire che l’eventuale ingresso della compagnia tedesca in Ita avverrà solo con Msc perché «siamo partner leali», riconoscendo al contempo ad Altavilla di aver «fatto un gran lavoro nel creare questa versione di Ita». La perentoria presa di posizione di Lufthansa è suonata come un avvertimento a chi pensava di portare al tavolo dei negoziati la cordata concorrente. Voci di corridoio raccontano anche che i francesi, oltre alla forte azione di disturbo nei confronti dei tedeschi, abbiamo contattato senza successo la Msc dell’armatore Gianluigi Aponte per proporsi come partner.

La ricapitalizzazione da 400 milioni e le dimissioni nel cda
Certo gli ultimi giorni in Ita non sono stati proprio una passeggiata. Si sono dimessi sei consiglieri su nove, con motivazioni diverse e variegate, eccependo in parte sulla velocità che secondo alcuni di loro andrebbe a scapito dell’ortodossia delle procedure. Ma per il governo la lentezza si traduce in una perdita di denaro per i contribuenti, come dimostrato dal fatto che il Mef ha dovuto versare i 400 milioni della seconda tranche della capitalizzazione di Ita, quella che Msc si era impegnata a versare se l’intesa fosse stata trovata in tempi rapidi, considerando il fatto che la manifestazione di interesse di MSC-Lufthansa è arrivata a gennaio. Aponte non è nuovo a queste operazioni di salvataggio. Negli anni ha rilevato e fatto crescere molti brand italiani: Gnv, Snav e Messina nel comparto traghetti, ma anche Cisalpina e Bluvacanze nel turismo. Con un modello che prevede la valorizzazione delle strutture interne, alleanze con le imprese locali e con il territorio. E che sarà quello adottato se Ita entrerà nel perimetro del gruppo.

La strategia di Aponte per integrare Ita nel suo gruppo
Msc, che impiega oltre 100 mila dipendenti ed è primo armatore al mondo per numero di container, è praticamente pronto. Sul piatto sono pronti 1,2-1,5 miliardi (sarebbe la prima volta che lo Stato italiano riceve soldi dalla sua compagnia di bandiera), comprendendo anche il ramo handling e la manutenzione, a cui Ita sta lavorando. Una operazione di sistema, nel solco di quella realizzata solo una settimana fa con il sostegno al Gruppo Moby di Vicenzo Onorato e dei suoi 6 mila dipendenti. Dopo avere superato la danese Maersk nel cargo e consolidato la posizione di terzo brand crocieristico (subito dopo Carnival e Royal Caribbean), ora l’obiettivo è inserire la compagnia di bandiera in questa tela, in un progetto più vasto per integrare la flotta di 650 navi, con gli aerei e i 62 terminal portuali gestiti. Sarebbe la prima volta in assoluto per un player di questo tipo che, va ricordato, vanta un fatturato di 60 miliardi, 15 mila dipendenti solo in Italia, trasporta 26 milioni di container e ha 4.900 vagoni ferroviari. Il Tesoro e Palazzo Chigi a questo punto premono affinché la privatizzazione di Ita vada in porto prima possibile. Dello stesso parere ovviamente Altavilla. «Concordo totalmente con il ministro dell’Economia, Daniele Franco», ha spiegato al Corriere della sera, «che il processo di privatizzazione non è semplicemente un’asta al miglior offerente, piuttosto la ricerca di una partnership strategica che sia conforme a questi criteri: la dimensione industriale, quindi si mira ad una compagnia solida e redditizia; le prospettive di crescita, moltiplicando gli accessi ai mercati strategici; infine, le rotte di lungo raggio che sono le più profittevoli. Tutto questo garantendo non solo la tutela dell’occupazione attuale, ma anche il suo sviluppo».