Benjamin Netanyahu è pronto a fare un passo indietro. Il giorno dopo aver silurato il suo ministro della Difesa Yoav Gallant, membro del Likud, contrario alla contestata riforma della giustizia scatenando scontri di piazza in tutto il Paese, il primo ministro israeliano, secondo The Times of Israel, aveva aperto a un «congelamento» della riforma del sistema giudiziario. In serata arriva la decisione di posticipare il voto alla prossima sessione della Knesset, dopo la Pasqua ebraica, con l’obiettivo di «far passare la riforma attraverso il dialogo».
Il compromesso tra Netanyahu e Ben Gvir
Dopo aver minacciato di fare cadere l’esecutivo in caso di ritiro della riforma, anche Potenza ebraica, il partito di estrema destra di Itamar Ben Gvir, ministro della Sicurezza nazionale, ha accettato di posticipare il voto. Ma a una condizione: che il governo prenda in esame la creazione di una Guardia nazionale sotto la sua guida. Stando ai media israeliani, Netanyahu si sarebbe impegnato con una lettera.

Il presidente israeliano Herzog chiede a Netanyahu di fermare la riforma della giustizia
Dura la reazione del presidente israeliano Isaac Herzog che, nel tentativo di fermare il progetto di Netanyahu, ha abdicato alla sua tradizionale terzietà. «Mi rivolgo al Presidente del Consiglio, ai membri del governo e ai membri della coalizione», aveva twittato Herzog. «Una profonda preoccupazione circonda l’intera nazione. La sicurezza, l’economia, la società sono minacciate. Gli occhi di tutto il popolo d’Israele sono su di te. Gli occhi di tutto il popolo ebraico sono su di te. Gli occhi di tutto il mondo sono su di te». E, ancora: «Per il bene dell’unità del popolo di Israele, per il bene della responsabilità, vi invito a fermare immediatamente il processo legislativo. Faccio appello ai capi di tutte le fazioni della Knesset, sia della coalizione che dell’opposizione, affinché mettano i cittadini del Paese al di sopra di tutto e agiscano in modo responsabile e coraggioso senza ulteriori indugi. Torna in te ora! Questo non è un momento politico, questo è un momento di leadership e responsabilità». Un monito accorato che rende l’idea dell’allarme che si respira nel Paese dopo gli scontri della notte a cui si aggiunge il malcontento che sta montando nell’esercito.
למען אחדות עם ישראל, למען האחריות המתחייבת אני קורא לכם לעצור את הליך החקיקה לאלתר.
אני פונה לראשי כל סיעות הכנסת, קואליציה ואופוזיציה כאחד, לשים את אזרחי המדינה מעל הכול, ולנהוג באחריות ובאומץ ללא דיחוי נוסף. תתעשתו כעת! זה לא רגע פוליטי, זה רגע למנהיגות ואחריות.
— יצחק הרצוג Isaac Herzog (@Isaac_Herzog) March 27, 2023
L’allarme del capo dell’opposizione Yair Lapid: «Il primo ministro è una minaccia alla sicurezza»
Il leader dell’opposizione Yair Lapid aveva definito il siluramento di Gallant un «nuovo minimo per il governo antisionista che danneggia la sicurezza nazionale e ignora gli avvertimenti di tutti i funzionari della difesa». Aggiungendo senza giri di parole che «Il primo ministro è una minaccia per la sicurezza dello stato di Israele», aveva scritto Lapid su Twitter. Contro Netanyahu si era scagliato anche uno dei suoi avvocati, Boaz Ben Tzur, che avrebbe minacciato di non rappresentarlo più nei processi che lo vedono accusato di corruzione se non fermerà la riforma.

La preoccupazione degli Stati Uniti
Le tensioni in Israele preoccupano anche gli alleati dello Stato ebraico. In primis gli Stati Uniti che hanno chiesto ai leader israeliani di trovare un compromesso il prima possibile. «Come il presidente (Biden) ha recentemente ricordato al primo ministro Netanyahu, i valori democratici sono sempre stati, e devono rimanere, un segno distintivo delle relazioni tra Usa e Israele», ha dichiarato Adrienne Watson, portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca. «Le società democratiche sono rafforzate da controlli ed equilibri e i cambiamenti fondamentali in un sistema democratico dovrebbero essere perseguiti con la più ampia base possibile di sostegno popolare». Mentre domenica 26 marzo Asaf Zamir, console israeliano a New York, ha annunciato che si sarebbe dimesso per protestare contro il licenziamento del ministro della Difesa. «Non posso più continuare a rappresentare questo governo», ha dichiarato «Credo sia mio dovere garantire che Israele rimanga un faro di democrazia e libertà nel mondo».
The past 18 months as Israel’s Consul General in New York were fulfilling and rewarding, but following today’s developments, it is now time for me to join the fight for Israel's future to ensure it remains a beacon of democracy and freedom in the world. Here is the letter I sent: pic.twitter.com/Sfz8y3ALLv
— Asaf Zamir (@AmbAsafZamir) March 26, 2023