Beautiful world, where are you, ultimo libro della trentenne scrittrice Sally Rooney, non sarà letto in Israele. Un vero e proprio boicottaggio quello che sta prendendo vita nel Paese, dopo le dichiarazioni dell’autrice di qualche settimana fa. Le due principali catene nazionali di librerie, Steimatzki e Tzomet Sfarim, hanno così deciso di rimuovere tutte le copie dell’ultima opera dell’autrice irlandese, tanto dagli scaffali quanto dai rispettivi siti internet. L’azione ricalca l’appello lanciato dagli israeliani sui social nelle ultime settimane per il boicottaggio della Rooney. Attualmente il romanzo non è ancora stato pubblicato in Italia, ma vanta buone vendite nel Regno Unito, in Spagna, Germania e Svezia.
Sally Rooney: l’accusa di apartheid a Israele
L’irlandese Rooney, 30 anni, solo un paio di settimane fa aveva accusato Israele di attuare «un regime di apartheid» verso i Palestinesi. Parole che hanno fatto seguito a una precisa richiesta, anzi un divieto, che la scrittrice ha posto alla casa editrice israeliana Modan: quello di non tradurre in ebraico Beautiful world, where are you. La stessa Modan, che in passato ha tradotto e pubblicato due opere della Rooney, Parlarne tra amici e Persone normali, si è mostrata contraria a una simile scelta. «Il boicottaggio culturale è da condannare», affermano dalla casa editrice, ma intanto lo scontro è più che servito. La lotta di Sally Rooney si fa, così, ancora più accesa. La scrittrice irlandese da tempo ha appoggiato la causa della Palestina, aderendo anche al BDS, Boycott, Divestment, Sanctions, movimento nato per dare sostegno ai palestinesi e mettere pressione su Israele.
Sally Rooney come Alice Walker
Non è la prima volta che succede. Il rifiuto di Sally Rooney di tradurre il proprio libro in ebraico ricalca quello di Alice Walker. Il premio Pulitzer per la narrativa rifiutò nel 2012 le offerte provenienti da Israele per il suo Il colore viola. All’epoca dei fatti, Alice Walker dichiarò con riferimento al conflitto tra Israele e Palestina: «Sono cresciuta sotto l’apartheid americano e questo è decisamente peggio».