I genitori della città irlandese di Greystones, come riportato dal The Guardian, si sono uniti per vietare ai propri figli l’uso dello smartphone fino alla scuola secondaria. Le associazioni dei genitori hanno adottato, nelle otto scuole primarie del distretto, un codice no-smartphone su base volontaria. Laura Bourne, uno dei genitori intervistati, ha dichiarato: «Se lo fanno tutti, unitamente e sulla stessa linea, non ti senti come se fossi quello strano. Rende molto più facile dire di no. Più a lungo possiamo preservare la loro innocenza, meglio è».

Irlanda, fronte compatto per il divieto cellulare nella scuola primaria
L’iniziativa, partita il mese scorso dalle scuole e dai genitori della città della contea di Wicklow, è nata dalla preoccupazione che gli smartphone alimentino l’ansia, esponendo i bambini a materiale per adulti: «Il patto volontario» riporta il quotidiano «è quello di negare lo smartphone ai bambini – a casa, a scuola, ovunque – fino all’ingresso nella scuola secondaria». Estendendolo a tutti i bambini delle otto scuole, la speranza è quella di ridurre la pressione dei coetanei, smorzando «eventuali risentimenti».
Le parole della direttrice della scuola di San Patrizio
Rachel Harper, la direttrice della scuola di San Patrizio che ha guidato l’iniziativa, ha puntato l’attenzione sul fatto che «l’infanzia dei bambini si sta accorciando sempre di più». Ecco dunque che, una politica applicata a livello cittadino riduce la possibilità che un bambino abbia un coetaneo con uno smartphone, mentre i genitori potranno presentare il codice come regola scolastica, ha affermato la Harper, in tal modo «ora possono dare la colpa alle scuole». L’iniziativa, che ha attirato l’interesse delle altre associazioni di genitori in Irlanda e all’estero, ha spinto il ministro della Sanità irlandese, Stephen Donnelly, che vive vicino a Greystones, a raccomandarla come politica nazionale: «L’Irlanda può essere, e deve essere, un esempio mondiale nel garantire che i bambini e i giovani non siano presi di mira e non vengano danneggiati dalle loro interazioni con il mondo digitale».