L’hanno nominato all’unanimità, ma dietro l’arrivo a Iren (il gruppo che riunisce le aziende municipalizzate di Reggio Emilia, Torino e Genova) di Gianni Vittorio Armani, che sostituisce Massimiliano Bianco come amministratore delegato, ci sono acque agitate.
Delrio grande regista dell’operazione Iren
Il vostro Occhio di Lince è andato a curiosare, e ha visto che a convincere il sindaco di Genova, Marco Bucci – indipendente a capo di una giunta di centrodestra – e quello di Reggio Emilia, Luca Vecchi (Pd), a far propria la candidatura di Armani è stato l’ex ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio, che non a caso è di Reggio ed è stato il grande elettore di Vecchi, e che a suo tempo volle Armani al vertice dell’Anas.

Una strana combinazione politica, che ha trovato strada libera dopo l’uscita dai giochi di Luigi Ferraris, indicato dal governo come nuovo amministratore delegato di Ferrovie, al posto di Gianfranco Battisti, arrivato lì in quota 5 stelle. E dopo che è stato assicurato al socio Reggio Emilia la scelta del presidente. Una decisione cui si è opposta fino all’ultimo la sindaca di Torino, Chiara Appendino che però, dopo aver sponsorizzato Ferraris, non ha trovato un nome forte da contrapporre.

Torino nominerà un direttore generale
Così alla fine la prima cittadina ha ceduto, ma solo in cambio dell’impegno degli altri due soci forti di Iren di nominare un direttore generale con ampie e importanti deleghe. Una sorta di co-amministratore delegato, la cui indicazione spetterà farlo proprio all’amministrazione comunale torinese, che ha già in mano una terna di ipotesi. Una soluzione che lascia perplessi: non è mai una buona idea dividere le deleghe operative, i conflitti sono inevitabili. Nella gestione precedente, infatti, Bianco era ad e direttore generale. Il manager, dopo aver guidato Iren dal 2014 con buoni risultati, rimarrà in azienda come dirigente fino al prossimo novembre. Naturalmente la cosa viene venduta come un modo per “assicurare un graduale passaggio di consegne”, ma in realtà è il prezzo (950 mila euro di buonuscita più i sei mesi di stipendio che corre) che è stato pagato perché la sua sia un’uscita senza polemiche. Quanto ad Armani, le indiscrezioni raccolte dal vostro Occhio dicono che sia arrivato a Torino dopo aver concordato con Renato Mazzoncini, ad di a2a – suo amico tanto da avergli trovato casa nella multiutility di Milano e Brescia quando è stato fatto fuori da Anas – l’ipotesi di un merger tra le due municipalizzate.

Sullo sfondo la fusione tra Iren e a2a
Ma a Torino l’idea non suscita certo entusiasmi. Tanto che alcuni comuni della provincia hanno raccolto una decina di milioni per rafforzare il pacchetto piemontese, che ora conta il 13,8% di Torino, il 2% della città metropolitana e il 4% delle fondazioni locali. Inoltre, le elezioni comunali cambieranno sindaco e amministrazione a Torino, con tutto quel che ne consegue circa la posizione da tenere in Iren. Per Armani, noto per il carattere spigoloso, la partita che sta per iniziare sarà tutt’altro che facile.