Il regime di Teheran contro atleti, sportivi e registi: «Alimentano le rivolte»

Fabrizio Grasso
30/09/2022

Calciatori e registi premi Oscar come Asghar Farhadi sostengono le proteste scoppiate dopo l'uccisione di Mahsa Amini. Il regime di Teheran minaccia: «Agiremo contro chi alimenta le fiamme della rivolta».

Il regime di Teheran contro atleti, sportivi e registi: «Alimentano le rivolte»

Non si placano le proteste in Iran. La popolazione è ancora in piazza per manifestare contro il governo dopo la morte di Mahsa Amini, uccisa dopo essere stata arrestata dalla polizia morale per aver indossato male il velo islamico. Tanti i messaggi di sostegno arrivati da registi, attori, musicisti e sportivi. La stessa nazionale di calcio iraniana è scesa in campo a Vienna contro il Senegal con indosso una tuta nera. Oggi però è arrivata la risposta di Teheran. «Agiremo contro le celebrità che alimentano le fiamme della rivolta», ha dichiarato il governatore della provincia Mohsen Mansouri. Sotto i riflettori anche i reporter, con l’accusa di aver portato la notizia all’attenzione del mondo intero.

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«In tempi difficili, chi è famoso grazie allo Stato ha deciso di schierarsi contro il nemico». È l’accusa del capo della magistratura iraniana Gholamhossein Mohseni Ejei, che non ha risparmiato parole dure nei confronti di coloro che supportano le donne nelle proteste. Sulla stessa linea anche le dichiarazioni del presidente Ebrahim Raisi che, pur confermando il «forte dolore» per la morte di Amini, ha ricordato importanza della sicurezza nazionale. «Rappresenta la linea rossa della Repubblica islamica dell’Iran, a nessuno è permesso infrangere la legge e seminare il caos», ha avvertito. Intanto però le manifestazioni non accennano a placarsi. Da due settimane, le donne del Paese sono scese in piazza al grido di «Vita e Libertà», bruciando il velo e tagliandosi i capelli in segno di dissenso.

Governo dell'Iran contro celebrità e reporter che sostengono le proteste dopo la morte di Mahsa Amini: «Alimentano le fiamme della rivolta».
Le donne iraniane bruciano il velo durante le proteste di piazza (Twitter)

Immediata la risposta delle forze di sicurezza che, come sottolinea Amnesty International, non hanno risparmiato «violenza spietata». Iran Human Rights ha riportato ieri che almeno 83 persone, compresi alcuni bambini, hanno perso la vita negli scontri con le forze dell’ordine. Il tutto, come denuncia ancora Amnesty, «con la copertura del blocco di Internet e dei dispositivi mobili». Agli arresti sono finiti anche 28 giornalisti, con l’accusa di aver diffuso la notizia dell’uccisione di Amini portandola all’attenzione del mondo. È il caso, ad esempio, di Niloufar Hamedi, reporter del quotidiano riformista Shargh, che ha visitato l’ospedale dove Amini era ricoverata in coma. Stesso discorso per la giornalista Elahe Mohammadi che aveva seguito il funerale della ragazza.

Le parole dei registi Asghar Farhadi e Bahman Ghobadi

Diverse personalità dello spettacolo in Iran hanno espresso il loro dissenso, tra queste il regista premio Oscar Asghar Farhadi. «Rispetto la lotta di tutte le donne per la libertà e il diritto di scegliere il proprio destino, nonostante la brutalità cui sono soggette», ha dichiarato in un video. «Sono orgoglioso e spero che raggiungano i loro obiettivi. Vorrei che tutti gli intellettuali e gli attivisti del mondo fossero solidali con loro». Al suo appello si è aggiunto anche quello del collega Bahman Ghobadi, vincitore a Cannes del Certain Regard per I gatti persiani nel 2007. Il cineasta ha inviato all’Academy degli Oscar, di cui è membro, una lettera invitando tutti a diffondere la notizia della morte di Amini. «In Iran abbiamo bisogno del vostro supporto più che mai», ha scritto il regista.

Governo dell'Iran contro celebrità e reporter che sostengono le proteste dopo la morte di Mahsa Amini: «Alimentano le fiamme della rivolta».
Il regista iraniano Asghar Farhadi a Cannes lo scorso maggio (Getty)