Iran, il caso dei diplomatici stranieri accusati di spionaggio

Fabrizio Grasso
07/07/2022

La Guardia rivoluzionaria dell’Iran ha annunciato l’arresto di alcuni funzionari stranieri, tra cui il vice ambasciatore del Regno Unito, per spionaggio. Londra nega e parla di rientro in patria volontario (o è stata un'espulsione?). Spunta un video con le "prove". E' un segnale del giro di vite di Teheran?

Iran, il caso dei diplomatici stranieri accusati di spionaggio

Arrestati in Iran diversi diplomatici stranieri per spionaggio. È quanto hanno riferito l’agenzia di stampa iraniana Fars e la tv di stato. Fra di loro ci sarebbe anche Giles Whitaker, vice capo missione dell’ambasciata britannica a Teheran. Le autorità del Paese hanno pubblicato alcuni video in cui lo si vedrebbe, assieme ad altri individui, raccogliere campioni di terra in aree interdette. Immediata la smentita del ministero degli Esteri inglese, che ha bollato la notizia come falsa. Il diplomatico avrebbe infatti lasciato il paese da diversi mesi per la conclusione del suo incarico.

La Guardia rivoluzionaria dell’Iran ha arrestato alcuni diplomatici stranieri, tra cui il vice ambasciatore del Regno Unito, per spionaggio.
Giles Whitaker nel video pubblicato dalla tv di stato dell’Iran (Twitter)

L’accusa dell’Iran nei confronti dei diplomatici stranieri

Come riporta Fars, il servizio di intelligence della Guardia Rivoluzionaria in Iran ha identificato e arrestato alcuni diplomatici di ambasciate straniere. Fra questi ci sarebbe il vice ambasciatore britannico a Teheran Giles Whitaker, reo di aver raccolto campioni di terreno in un’area interdetta. A sostegno dell’accusa, l’agenzia di stampa e la tv di Stato hanno mostrato un filmato – secondo Ap News di dubbia autenticità – che mostra il diplomatico nel deserto sud occidentale di Shahdad mentre raccoglie qualcosa dal suolo. «Nonostante la presenza di cartelli che vietavano l’ingresso, è andato oltre», si sente dire all’autore del servizio. «Le nostre agenzie di intelligence confermano che queste persone, fingendosi turisti, cercano siti militari e missilistici per identificare attrezzature e munizioni».

Immediata la risposta del ministero degli Esteri britannico. «Le notizie dell’arresto di un nostro diplomatico in Iran sono completamente false», ha sentenziato il portavoce di Londra. Non solo, Whitaker sarebbe rientrato dall’Iran già nel dicembre 2021, come conferma anche il suo profilo sul sito governativo. Secondo la Fars, però, Whitaker sarebbe stato espulso dal Paese nonostante avesse provato a scusarsi. Oltre al britannico, i media iraniani hanno identificato Maciej Walczak, scienziato polacco della Copernicus University di Torun, città natale di Niccolò Copernico. Anch’egli sarebbe agli arresti con l’accusa di essersi appropriato di suolo, acqua e sale da un’area proibita in cui si stava svolgendo un test militare. La Guardia Rivoluzionaria avrebbe colto sul fatto anche il marito dell’addetto culturale austriaco in Iran durante un attività di spionaggio nel sud-est.

I precedenti nei confronti dei cittadini stranieri e i rapporti tesi con gli Usa

Non mancano i precedenti. Come sottolinea Ap, già in passato l’Iran aveva arrestato cittadini stranieri o con legami con l’Occidente accusandoli di spionaggio. Gli Stati Uniti sarebbero al lavoro per il rilascio di quattro americani attualmente detenuti nel Paese. «Li stanno usando come pedine», ha dichiarato Robert Malley, inviato speciale statunitense per l’Iran. «Stiamo cercando la via più veloce per consentire un loro rientro in patria rapido e senza conseguenze». Teheran ha però sempre negato l’utilizzo di detenuti per promuovere i suoi obiettivi politici. Intanto i colloqui sul nucleare sono in stallo da mesi, tanto che il recente incontro a Doha della scorsa settimana si è risolto con un nulla di fatto. Gli americani hanno persino accusato l’Iran di aver avanzato richieste totalmente slegate con la questione solo per un tornaconto personale. «Un’occasione sprecata», ha sentenziato Malley.

Nel frattempo, l’Iran ha annunciato un cambio al vertice della Guardia Rivoluzionaria. Al posto dell’ex numero uno Hossein Taib, capo dell’intelligence per molti anni, è giunto il generale Mohamad Kazemi, ex capo del Dipartimento di Sicurezza generale. Una mossa a sorpresa che ha però fatto seguito alla morte di alcuni ufficiali della Guardia nelle ultime settimane.